Cedola e/o movimenti dei prezzi sono la fonte principale da cui trarre profitto sui titoli di Stato in base al proprio profilo di rischio. Vediamo come
Dopo anni di tribolazioni, da mesi le quotazioni dei bond stanno ritornando a salire, sia pure con intensità differente da caso a caso. Nell’ultimo mesetto, per esempio, non sono sfuggiti alcuni rally anche di notevole intensità e che hanno fatto la gioia di chi li ha saputi cavalcare.
Vediamone giusto qualcuno, ecco 3 titoli di Stato che in 1 mese hanno fatto guadagnare quasi il 10% tra cedola e plusvalenza.
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Prezzi e rendimenti dei titoli di Stato sul mercato secondario
In verità non si tratta di dinamiche avulse dal contesto dei mercati (specie riguardo ai tassi ufficiali di riferimento), mentre è vero l’esatto contrario. Per comprenderlo vediamo brevemente come funzionano i bond.
Quelli a rendimento variabile hanno la cedola e/o il valore di rimborso finale che dipende dall’andamento di un certo parametro esterno noto a priori. In questi casi l’indicizzazione dell’obbligazione può essere di natura finanziaria, valutaria o, più spesso, di natura reale come nel caso dei BTP Italia. Questi bond adattano di continuo il rendimento alle dinamiche dei mercati, per cui i relativi prezzi sono decisamente meno variabili rispetto a quelli a cedola fissa.
Per quest’ultimi è il mercato ad adeguarne costantemente i rendimenti per allinearli alle condizioni vigenti. Per cui vendono i titoli dalle basse cedole emessi prima del rialzo dei tassi, comprimendone il valore di mercato, mentre salgono (meglio: si adeguano) i rendimenti. E viceversa nelle fasi inverse.
3 titoli di Stato che in 1 mese hanno fatto guadagnare quasi il 10% tra cedola e plusvalenza
Le oscillazioni al rialzo e al ribasso dei corsi obbligazionari sono più evidenti per i titoli lunghi, con maggiore duration rispetto a quelli di breve e media durata. Vediamo come si sono mosse alcune obbligazioni emesse di recente dal Tesoro.
Il BTP con codice ISIN IT0005607970 ha data godimento 1° agosto 2024 e data scadenza 1° febbraio del 2035. Il bond è a tasso fisso con cedola annua lorda del 3,85%, l’1,925% periodale. Il titolo di recente ha segnato un minimo a 100,40 giovedì 7 novembre e un massimo a 106,15 lunedì 9 dicembre. Al momento prezza sui 105,5, per un rendimento effettivo lordo a scadenza del 3,21%. In pratica, nel giro di un mese si è apprezzato (considerando i due estremi low-high) del 5,72%, a cui si aggiungerebbe il rateo di periodo dello 0,33%.
In teoria niente male, se non fosse che riuscire a comprare un titolo esattamente ai suoi minimi e rivenderlo ai suoi massimi capita, forse, una volta nella vita.
I BTP che hanno regalato ricche plusvalenze di recente
Ancora meglio è andata per chi ha saputo sfruttare i rally recentemente offerti da certi titoli lunghi.
Il BTP Green Fx 4,05% (ISIN ITIT0005596470) con scadenza 30/10/2037 ha regalato soddisfazioni sia all’investitore della prima ora sia a chi è arrivato dopo.
Il bond ha debuttato in primavera sul MOT in area 101, poi a inizio estate ha segnato un doppio minimo sui 97,7 mentre al momento prezza 107,3 per un rendimento lordo del 3,35%. Lunedì 9, invece, ha segnato un massimo di periodo a 108, per cui in 5 mesi (da luglio a dicembre) si è apprezzato all’incirca del 10%.
Se infine si aggiunge anche il rateo quasi semestrale ne esce fuori un potenziale 10% netto tra cedola e capital gain. Fino a quando non si vende il titolo, infatti, si tratta solo di guadagni sulla carta e niente più.
Il BTP a 30 anni con cedola al 4,30%
Chiudiamo infine con il trentennale emesso a metà settembre e avente codice ISIN IT0005611741, cedola annua al 4,30% e scadenza ottobre 2054. Il titolo stamane passa di mano a 107,10 circa, mentre venerdì 6 dicembre ha segnato un massimo di periodo a 109,13. Giovedì 7 novembre il minimo (al momento assoluto e di periodo) è stato di 97,73.
Pertanto per chi non fosse riuscito a comprarlo in emissione ma sulla debolezza del mese scorso il bilancio, almeno ad oggi, può dirsi lusinghiero. Parimenti non avrebbe tanto da lamentarsi neanche il sottoscrittore della prima ora.
Ovviamente questi movimenti valgono anche al contrario quando lo scenario di fondo dei mercati s’inverte. Per comprendere cosa vuol dire nei fatti basta chiederlo a chi ha sottoscritto bond lunghi a inizio decennio quando le cedole erano basse. Oggi è molto probabile che quei titoli siano ancora in portafoglio e segnino delle potenziali minusvalenze in conto capitale. In alcuni casi il (potenziale) segno meno è anche a doppia cifra.
Morale, maneggiare titoli lunghi richiede molta, molta propensione al rischio e soprattutto tanta consapevolezza in merito al bond con cui si ha a che fare.
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