Il futuro dell’economia russa si trova nelle mani di Vladimir Putin che si trova a dover decidere tra stagflazione e iperinflazione. Ecco quali sono i rischi.
L’economia russa è in crisi. Dopo oltre due anni di conflitto in Ucraina e le pesanti sanzioni da parte dell’Occidente, l’economia russa si trova di fronte a una crisi complessa e potenzialmente devastante.
L’inflazione è fuori controllo, con beni di consumo come il burro che hanno registrato aumenti del +30-40%, rendendoli inaccessibili a gran parte della popolazione. Alcuni settori, come quello dei centri commerciali è a rischio fallimento. Questa situazione economica instabile è aggravata da una produzione stagnante, un mercato del lavoro al collasso e una spesa militare che continua a drenare risorse dal tessuto economico civile.
A decidere del futuro del Paese sarà ancora una volta Vladimir Putin. Il leader incontrastato del Cremlino, si trova ora davanti a una decisione cruciale che potrebbe ridefinire non solo l’economia del Paese, ma anche il suo destino politico.
Da un lato, deve affrontare le richieste degli oligarchi del complesso militare-industriale, che spingono per un abbassamento dei tassi d’interesse per salvaguardare i loro profitti e mantenere alte le forniture militari. Dall’altro, la governatrice della Banca Centrale, Elvira Nabiullina, insiste sulla necessità di mantenere alti i tassi per contenere un’inflazione che rischia di diventare iperinflazione.
La Russia si trova, quindi a un bivio drammatico, con conseguenze significative sia a breve che a lungo termine. Ecco quale importante decisione dovrà pendere Putin e quali sono i rischi per il Paese.
Economia Russia: l’importante decisione di Putin tra stagflazione e iperinflazione
La crisi economica russa è alimentata da due fattori principali: le sanzioni occidentali e l’impatto della guerra in Ucraina. Le decisioni economiche sono polarizzate tra due opzioni:
- proseguire con l’austerità monetaria di Nabiullina, che mira a frenare l’inflazione ma che rischia di soffocare l’economia e che porterebbe alla stagflazione
- allentare i vincoli finanziari, come richiesto dagli oligarchi, ma che condurrebbe all’iperinflazione.
Entrambe le scelte comportano una serie di rischi. Nabiullina ha adottato tassi d’interesse elevatissimi, fino al 21%, per arginare la spirale inflazionistica. Questa politica, tuttavia, ha rallentato l’economia, già provata da una carenza di manodopera dovuta alla mobilitazione militare e alla fuga di lavoratori qualificati. Gli oligarchi, al contrario, sostengono che tali politiche mettono a rischio il settore produttivo, in particolare quello militare, cruciale per sostenere la guerra in Ucraina. La pressione su Putin affinché destituisca Nabiullina e riporti la Banca Centrale sotto il controllo diretto del governo è sempre più forte.
La scelta di Putin non riguarda solo politiche economiche, ma anche la stabilità del suo regime. Soddisfare gli oligarchi significherebbe potenzialmente aggravare l’inflazione, con un impatto devastante sul potere d’acquisto dei cittadini e sul tessuto sociale del Paese. Tuttavia, sostenere Nabiullina rischierebbe di alienare una parte significativa dell’élite economica e militare, mettendo a rischio la sua posizione e la capacità di continuare la guerra e di mantenere il controllo interno del Paese.
Quali sono i rischi per l’economia russa in base alla scelta di Putin
Qualunque sia la decisione di Putin, i rischi per l’economia russa sono considerevoli. Se Putin decidesse di sostenere Nabiullina, continuando con una politica monetaria restrittiva, il costo della vita potrebbe stabilizzarsi, ma a un prezzo altissimo. Il rallentamento economico aumenterebbe, portando alla stagflazione, con imprese militari e civili incapaci di investire o crescere. La carenza di lavoratori, unita a una domanda interna in calo, potrebbe spingere il Paese verso una stagnazione prolungata, alimentando tensioni sociali e disordini.
Al contrario, se Putin cedesse alle richieste degli oligarchi e abbassasse i tassi d’interesse, l’inflazione potrebbe esplodere. Questo scenario, spesso definito iperinflazione, minaccia di distruggere la fiducia nella moneta e nell’economia. I prezzi già alti diventerebbero insostenibili per milioni di cittadini, alimentando un malcontento diffuso. Le importazioni, già costose a causa del crollo del rublo, diverrebbero proibitive, aggravando ulteriormente la crisi.
A complicare ulteriormente la situazione, la dipendenza della Russia dalle esportazioni di petrolio e gas non è più un’ancora di salvezza sicura. Sebbene le vendite a Cina, India e altri paesi continuino, i ricavi sono insufficienti a coprire i costi della guerra e delle spese militari. Questo lascia Putin in una posizione di estrema vulnerabilità: qualsiasi errore potrebbe accelerare il collasso economico e, potenzialmente, anche politico.
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