Esenzione Imu per separazione e divorzio, quando spetta e novità

Patrizia Del Pidio

12 Dicembre 2024 - 07:58

Il coniuge divorziato che non risiede nell’immobile assegnato all’altro, deve pagare l’Imu sull’ex casa coniugale perché non vi ha più la residenza?

Esenzione Imu per separazione e divorzio, quando spetta e novità

In caso di separazione e divorzio l’Imu e le sue esenzioni seguono regole diverse. L’ex coniuge separato o divorziato che non ha più la residenza nella casa coniugale assegnata all’altro, deve pagare l’Imu? In quali casi l’esenzione spetta a chi non ha più la residenza nella casa di cui è, interamente o parzialmente, proprietario?

In linea di massima l’esenzione dell’Imu spetta solo sull’abitazione principale, quella in cui il proprietario e il suo nucleo familiare hanno la residenza. Ci sono, però, casi in cui le situazioni sono talmente particolari per le quali non è così semplice capire che regole applicare e una delle casistiche è proprio quella relativa ai separati e ai divorziati per i quali è intervenuta una sentenze della Corte di Cassazione a chiarire le cose.

Quella dei separati e divorziati non assegnatari della casa è, in ambito imposta sulla casa, una fattispecie particolare in cui il proprietario, anche senza residenza, può essere esentato dal pagamento dell’Imu. Il principio è ribadito in un’importante sentenza della Corte di Cassazione del 2023 con la quale si forniscono elementi essenziali al riguardo.

Il caso di specie riguarda un contribuente che ha ricevuto un avviso di accertamento Imu su un immobile di sua proprietà assegnato in sede di separazione alla ex moglie per viverci insieme ai figli. Il contribuente ha proposto ricorso, rigettato in primo grado, è stato accolto in secondo grado. Il Comune propone ulteriore ricorso in Cassazione avverso alla sentenza di secondo grado.

Esenzione Imu coniugi separati

La normativa Imu prevede l’esenzione dal pagamento dell’Imu per gli immobili utilizzati come abitazione principale, è considerato tale l’immobile in cui risiede e ha il domicilio la famiglia del contribuente. Sulla prima casa ci sono poche eccezioni, infatti, solo nel caso in cui l’immobile è accatastato come «di lusso» è dovuta l’Imu.

La Corte di Cassazione, con la sentenza 2747 del 2023, ha respinto il ricorso del Comune riconoscendo il diritto all’esenzione Imu a un contribuente separato che non ha più residenza nell’immobile di proprietà. Secondo il Comune, proprio in mancanza della residenza, l’imposta era dovuta, la Cassazione la pensa in modo diverso. Le motivazioni che i Supremi giudici hanno addotto sono da ricercarsi proprio nel fatto che l’immobile in questione costituisce casa di abitazione assegnata in sede di separazione all’altro coniuge per viverci con i figli.

Ribadisce infatti la Corte

il contribuente aveva dimostrato che l’abitazione in oggetto costituiva la «casa familiare» attraverso l’allegazione del decreto presidenziale con il quale era stata disposta la sua assegnazione, in sede di separazione, alla moglie perché vi vivesse unitamente ai figli, con ciò evidentemente presumendo che fino ad allora fosse stata impressa quella destinazione all’immobile.

Sentenza Cassazione 2747/2023
Esenzione Imu divorzio

Fino a prima della separazione, quindi, l’immobile era destinato a casa di abitazione per il nucleo familiare e, quindi, anche per il contribuente stesso. Da sottolineare, poi, che l’immobile in questione non è più abitazione principale per il coniuge non assegnatario non per suo volere, ma per una pronuncia di legge.

La Corte di Cassazione nella pronuncia si riallaccia anche alla recente pronuncia della Corte Costituzionale del 2022, la 209, con la quale ha dichiarato illegittima la doppia imposizione per i coniugi con residenze diverse in quanto discriminatoria.
Si sottolinea la lettura penalizzante, in materia di Imu, che si è sempre fatta del nucleo familiare fondato su unione civile o matrimonio rispetto a quello fondato su convivenza.

Perché fintanto che non si costituisce un “nucleo familiare”, secondo la norma (ormai ritenuta illegittima) si poteva fruire della doppia esenzione per ogni possessore di immobile della coppia. Cosa che, però, non era consentita ai coniugi o agli uniti civilmente.

La Corte Costituzionale nella sentenza 209 del 2022 precisa che

nel nostro ordinamento costituzionale non possono trovare cittadinanza misure fiscali strutturate in modo da penalizzare coloro che, così formalizzando il proprio rapporto, decidono di unirsi in matrimonio o di costituire una unione civile

La doppia esenzione per i coniugi

Dopo la pronuncia della Corte Costituzionale anche i coniugi con diversa residenza hanno diritto alla doppia esenzione e ognuno di essi potrà considerare come prima casa l’immobile in cui ha la residenza. Cosa che prima della pronuncia era precluso a chi sceglieva la via del matrimonio o dell’unione civile mentre era concesso ai conviventi di fatto.

In un contesto come quello di oggi, che è caratterizzato da grande mobilità nel settore lavorativo (che richiede quindi anche di doversi spostare per poter trovare un’occupazione), può capitare sempre più spesso che coniugi vivano separati durante la settimana per questioni legate al lavoro, per stare insieme solo nel fine settimana.

Tale esigenza sicuramente non fa venire meno la comunione spirituale e materiale del loro rapporto, ma risponde a esigenze abitative diverse. Per eliminare la discriminazione, in stesse condizioni, tra conviventi e coniugati/uniti civilmente, la Corte Costituzionale ha ristabilito la doppia esenzione anche per chi è sposato e ha residenza diversa. La regola si applica anche se le abitazioni sono nello stesso Comune.

Proprio alla luce della nuova situazione prevista, quindi, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Comune.

La Corte di Cassazione nella sua sentenza ha ribadito che in caso di separazione o divorzio il soggetto passivo dell’Imu è il coniuge al quale viene assegnata la casa coniugale mediante un provvedimento giurisdizionale. Non si tratta però di una novità, infatti trova applicazione l’articolo 4 comma 12-quinquies, del decreto legge 2 marzo 2012, n. 16.
Il Comune quindi nel caso in oggetto ha errato nell’applicazione di una norma esistente.

Imu separati e divorziati, la normativa già c’era

Come precisato dalla stessa Corte di Cassazione, anche prima della sentenza della Corte Costituzionale citata dalla Corte di Cassazione, la questione degli ex coniugi era legiferata in modo che chi è chiamato ad allontanarsi da casa dopo la sentenza di separazione o divorzio, non sia soggetto al pagamento dell’Imu sull’immobile. Anche se non vi ha più la residenza nello stesso immobile.

Al pagamento dell’Imu, eventualmente, è chiamato solo il coniuge che mantiene il diritto di abitazione sull’immobile (ovviamente se si tratta di un immobile di lusso, in tutti gli altri casi, invece, l’Imu non è dovuta).

E la norma che prevede questa esenzione va ricercata nell’articolo 4, comma 12 quinquies del decreto legge 16 del 2012 nel quale si stabilisce che la sentenza di separazione o divorzio che assegna la casa coniugale a uno dei due coniugi fa sorgere, per quest’ultimo, un diritto di abitazione sull’immobile.

Imu, non sempre è il proprietario a pagare

Proprio il diritto di abitazione a far venir meno l’obbligo di versamento dell’Imu da parte del coniuge che ha lasciato l’abitazione (anche se proprietario) trasferendolo al 100% a quello con diritto di abitazione.

Il coniuge non assegnatario dell’immobile, infatti, perde il diritto di godimento sullo stesso contro la sua volontà (dipendendo l’assegnazione dall’autorità giudiziaria) e deve trasferire la propria residenza in altra abitazione che diverrà, a sua volta, abitazione principale.

Va ricordato, in questo frangente, che il diritto al pagamento dell’Imu non ricade sempre sul proprietario perché l’imposta grava su:

  • proprietari;
  • titolare del diritto di abitazione, superficie, uso e usufrutto (quindi nel caso dell’ex coniuge il pagamento spetta a chi ha diritto di abitazione, indipendentemente da chi sia il proprietario);
  • concessionario, in caso di aree demaniali.

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# IMU

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