Europa, brutte notizie sulla ripresa economica

Violetta Silvestri

23/09/2024

Gli aggiornamenti economici sull’Eurozona hanno confermato il contesto di crisi e stagnazione: perché l’Europa non mostra segnali di crescita? I nuovi dati in focus.

Europa, brutte notizie sulla ripresa economica

L’Eurozona fa un passo indietro nell’auspicato percorso di crescita e si avvicina alla stagnazione, stando agli ultimi dati macroeconomici pubblicati.

L’attività economica della regione ha infatti subito una brusca e inaspettata contrazione questo mese, secondo la lettura dei PMI preliminari di settembre. Il settore dei servizi ha registrato un rallentamento e la flessione nel manifatturiero si è accelerata, aumentando i timori che la ripresa dell’Eurozona abbia esaurito il suo slancio.

Gran parte della debolezza della zona euro è dovuta alla Germania, i cui produttori stanno affrontando un mix di fattori avversi quali domanda globale in calo, crescente concorrenza dalla Cina e problemi strutturali nazionali. Tuttavia, è tutta la regione a mostrare un ritmo lento nell’aumento dell’attività economica.

La ripresa economica non c’è in Europa, lo dicono i dati

L’indice PMI composito preliminare dell’HCOB per la zona euro, compilato da S&P Global, è sceso a 48,9 questo mese dal 51,0 di agosto, posizionandosi per la prima volta da febbraio al di sotto della soglia dei 50 che separa la crescita dalla contrazione.

Cyrus de la Rubia, economista capo della Hamburg Commercial Bank ha commentato: La zona euro si sta dirigendo verso la stagnazione. Considerando il rapido calo dei nuovi ordini e del portafoglio ordini, non serve molta immaginazione per prevedere un ulteriore indebolimento dell’economia.”

Anche l’indice PMI dei servizi è sceso da 52,9 a 50,5, al di sotto di tutte le aspettative del sondaggio Reuters che aveva previsto un calo a 52,1. Brutte notizie sono arrivate inoltre dal PMI che copre il settore manifatturiero - sotto i 50 per oltre due anni e che era previsto a 45,6 - sceso a 44,8 da 45,8. Un indice di produzione è diminuito a 44,5 da 45,8.

L’attività più debole ha avuto un impatto anche sul mercato del lavoro, dove i produttori hanno ridotto il personale al ritmo più rapido in più di quattro anni. L’occupazione nel settore dei servizi ha continuato a crescere, ma al ritmo più lento da agosto 2023.

“Ci aspettiamo che i dati ufficiali sull’occupazione nella zona euro, rimasti finora stabili, peggiorino nei prossimi mesi, anche se le tendenze demografiche dovrebbero garantire maggiore stabilità rispetto alle precedenti recessioni”, ha affermato de la Rubia.

In questo contesto, l’ottimismo aziendale è scemato, il che suggerisce che i responsabili degli acquisti non prevedono un’imminente inversione di tendenza.

La Germania trascina l’Europa nella crisi

L’attività economica tedesca ha registrato a settembre la contrazione più rapida degli ultimi sette mesi.

L’indice HCOB composite Purchasing Managers’ Index, compilato da S&P Global, è sceso a 47,2 da 48,4 in agosto, al di sotto del 48,2 previsto in un sondaggio Reuters. Qualsiasi lettura inferiore 50 indica una contrazione.

L’indagine suggerisce che l’economia tedesca, che si è contratta dello 0,1% nel secondo trimestre, ha esteso la sua flessione nel terzo trimestre. Una recessione è normalmente definita come due trimestri consecutivi di contrazione.

Il settore manifatturiero è rimasto intrappolato in una fase di recessione, con l’indice crollato a 40,3 da 42,4 di agosto, cogliendo di sorpresa gli analisti che si aspettavano un calo solo lieve a 42,3.

“La crisi del settore manifatturiero si è nuovamente aggravata, facendo svanire ogni speranza di una rapida ripresa”, ha affermato de la Rubia. Queste cifre preoccupanti probabilmente intensificheranno il dibattito in corso in Germania sul rischio di deindustrializzazione e su cosa dovrebbe fare il governo al riguardo secondo l’esperto.

Lo slancio della ripresa ha rallentato anche in Francia, dove un rimbalzo legato alle Olimpiadi è rapidamente scomparso e l’attività nel settore dei servizi è diminuita. L’indicatore complessivo dell’attività ha segnalato un’altra contrazione dopo la crescita di agosto.

Oltre alle due principali economie dell’area euro, la produzione ha continuato ad aumentare, ma al ritmo più lento da gennaio, ha affermato S&P Global. L’inflazione nella regione nel suo complesso si è attenuata, con un indebolimento delle pressioni sui prezzi sia di input che di output.

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