L’ex coniuge che va a convivere perde il mantenimento?

Ilena D’Errico

26 Maggio 2024 - 23:54

La nuova convivenza fa perdere il diritto al mantenimento da parte dell’ex coniuge, ma non sempre. Ecco cosa c’è da sapere.

L’ex coniuge che va a convivere perde il mantenimento?

È conoscenza comune, anche per intuizione, che l’ex coniuge che si risposa perde l’assegno di mantenimento (o meglio quello divorzile). La legge, infatti, considera che passando a nuove nozze si instauri un nuovo progetto di vita del tutto incompatibile con i presupposti del mantenimento e presuppone, di norma, una diversa stabilità economica e familiare. La convivenza, per certi versi equiparabile al matrimonio, può quindi determinare altrettanti effetti rispetto all’assegno di mantenimento o divorzile, ma il meccanismo non è sempre automatico.

Contrariamente a quanto si pensi, infatti, l’obbligo di versare il mantenimento all’ex coniuge potrebbe sussistere anche quando quest’ultimo va a convivere con un’altra persona. Un boccone amaro da digerire, che è stato ricordato di recente dalla Corte di Cassazione, che è tornata sulla distinzione tra la componente assistenziale e quella perequativa dell’assegno.

Il persistere del diritto all’assegno divorzile, infatti, potrebbe derivare dalla natura della convivenza o da quella dell’assegno. In entrambi i casi, l’obbligato è costretto per legge a versare una certa somma di denaro (di norma ridotta) in favore dell’ex moglie o dell’ex marito che ha una nuova relazione. La situazione può però rivelarsi molto drammatica di quel che appare, poiché i giudici hanno previsto anche una soluzione per evitare il prosieguo di questo rapporto che, pur essendo solo di natura economica, può creare notevoli disagi.

La convivenza determina la perdita dell’assegno di mantenimento?

Come anticipato, per capire quali sono gli obblighi di mantenimento in caso di nuova convivenza dell’ex coniuge bisogna valutare sia la convivenza in sé che la natura dell’assegno divorzile. La convivenza, infatti, determina la decadenza del mantenimento soltanto quando equiparabile al matrimonio. Deve essere quindi stabile, presupporre interessi e obiettivi comuni, un legame affettivo e assistenziale come la solidarietà familiare e comprendere anche la gestione condivisa della casa.

Insomma, per quanto difficile da accettare, non basta che il nuovo partner dell’ex coniuge si fermi qualche volta a dormire o venga ospitato in via temporanea. Il rapporto della coppia deve invece costituire la cosiddetta convivenza more uxorio, rappresentata da coabitazione, affettività e reciproca assistenza materiale e morale. Tutti elementi che è l’obbligato, cioè chi versa il mantenimento, a dover provare in giudizio per essere dispensato dall’obbligo. Questo tipo di convivenza fa infatti perdere il diritto a ricevere l’assegno di mantenimento o divorzile, almeno per quanto riguarda la componente assistenziale.

La Cassazione ha da tempo affermato che l’assegno di divorzio non ha soltanto funzione di assistenza materiale verso l’ex coniuge impossibilitato, ma anche perequativa, volta cioè a compensare l’altro dei sacrifici fatti e delle opportunità perse durante il matrimonio e per la decisione comune di dedicarsi alla gestione della casa e alla famiglia. Non sempre l’assegno contempla anche questa parte, quindi se è limitato alla parte assistenziale la nuova convivenza stabile comporta la perdita dell’intero beneficio (che si ricorda deve comunque essere stabilita dal giudice, con eventuale rimborso).

Assegno di mantenimento all’ex che convive

Ci si trova a dover corrispondere l’assegno di mantenimento o divorzile all’ex coniuge quando ha instaurato una convivenza che non risponde ai suddetti requisiti, non essendo stabile, e dunque non contrastante con il principio di auto-responsabilità. Secondo quest’ultimo, infatti, se l’ex coniuge “si rifà una vita” accetta di essere del tutto e per tutto indipendente dall’altro, anche per quanto riguarda il mantenimento.

Al di là di ciò, capita (come ha dovuto ricordare la Cassazione) di dover continuare a pagare il mantenimento in favore di un ex coniuge che convive stabilmente ed è di fatto come sposato. Secondo il principio emanato dalla Corte, peraltro, nemmeno il matrimonio comporterebbe una perdita del diritto a ricevere una ristorazione per i sacrifici professionali ed economici fatti durante il matrimonio.

Come premesso, si fa riferimento alle occasioni lavorative, professionali e formative che l’ex coniuge ha perso per dedicarsi alla famiglia in comune accordo con l’altro, non essendo più (per l’età o per la salute ad esempio) di recuperare il tempo perso. Cosa succede quindi? Bisogna comunque rivolgersi al giudice per ottenere una riduzione dell’assegno (che viene comunque privato della componente assistenziale) e ottenere una valutazione di questo contributo, al fine di liquidarlo in un intervallo di tempo circoscritto, anche una tantum se ve ne sono le condizioni. Sarà così possibile evitare il proseguimento di rapporti tra le parti.

Anche in questo caso, è indispensabile rivolgersi al giudice per ottenere una revisione del beneficio e non agire di propria iniziativa. Avendo l’ex coniuge perso il diritto alla componente assistenziale, tuttavia, ci sono meno probabilità che l’inadempimento costituisca reato di violazione degli obblighi di assistenza.

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