La fecondazione assistita è legale in Italia, ma soltanto a determinate condizioni. Ecco chi può accedervi e con quali limitazioni.
La fecondazione assistita è legale in Italia, ma soltanto ad alcune condizioni. Il trattamento di fecondazione assistita (tecnicamente “procreazione medicalmente assistita” da cui l’acronimo Pma) non è da confondere con la maternità surrogata e non riguarda necessariamente le coppie omosessuali. Di fatto, molti dei dubbi che riguardano questo trattamento medico sono infondati, perché la normativa attuale di certo non spicca per inclusione.
Può essere una magra consolazione sapere che la legge sulla fecondazione artificiale era un tempo ancora più restrittiva e soltanto gli interventi della Corte costituzionale sono riusciti ad ammorbidire la disciplina, che comunque è aperta soltanto ad alcune coppie. Oltretutto, i requisiti di accesso alla Pma sono diversi da quelli previsti per adottare un bambino, il che complica ulteriormente la comprensione.
Esistono poi dei casi in cui non si può considerare legale la fecondazione assistita, perché come già detto è ammessa soltanto in alcuni casi determinati. Inoltre, non tutti i procedimenti di procreazione medicalmente assistita sono ammessi in Italia, ma soltanto alcune specifiche pratiche. Ecco cosa prevede la legge italiana.
Cos’è la fecondazione assistita e quando è legale in Italia
Nella fecondazione medicalmente assistita si comprendono tutti quei trattamenti medici che hanno lo scopo di provocare la procreazione umana, attraverso il trattamento di ovociti, spermatozoi ed embrioni. Il ministero della Salute aggiorna le linee guida ogni 3 anni per tenerle al passo con il progresso scientifico, senza poter però modificare gli aspetti legislativi.
Attualmente sono ammesse alcune tecniche di primo livello, cioè meno invasive, come l’inseminazione, l’induzione dell’ovulazione multipla e la crioconservazione dei gameti maschili (di cui è vietato l’uso dopo la morte dell’uomo). Ci sono poi tecniche di secondo e terzo livello, via via più invasive, possibili laddove il livello di assistenza necessario alla procreazione è ancora maggiore.
Molte tecniche un tempo vietate, tenendo conto che la legge sulla Pma risale al 2004, sono nel tempo state ammesse. In particolare, si fa riferimento alle seguenti condizioni (permesse dal 2014):
- produzione di più di 3 embrioni;
- impianto di tutti gli embrioni prodotti in contemporanea;
- diagnosi genetica di pre-impianto anche alle coppie fertili;
- fecondazione eterologa (gli ovuli della donatrice vengono fecondati dal seme del partner o di un donatore e la gravidanza viene portata in corso dalla donna che ricorre al trattamento per la procreazione, di fatto al contrario della maternità surrogata).
Divieti alla procreazione assistita in Italia
Abbiamo già citato due divieti che riguardano la fecondazione assistita in Italia, in particolare riguardo al cosiddetto utero in affitto e della fecondazione post-mortem del padre. La legge chiede infatti che entrambi i genitori siano viventi, oltre che maggiorenni, ma non è tutto.
Come prima cosa, bisogna sapere che la procreazione medicalmente assistita è legale in Italia soltanto per le coppie, dunque non possono farvi affidamento le donne single. Di fatto, questo trattamento medico è concesso soltanto per permettere il concepimento ai futuri genitori che sono nelle condizioni fisiche e biologiche di procreare, ma che non riescono in autonomia per problemi di salute.
Di conseguenza, la procreazione assistita è vietata anche per le coppie omosessuali e per coloro che hanno superato l’età biologica fertile. Non è richiesto che la coppia etero sia sposata, né che la relazione prosegua da un certo periodo di tempo e nemmeno le condizioni economiche influiscono. Non a livello di requisiti legali, perlomeno, visto che il trattamento in Italia è piuttosto costoso (si arriva tranquillamente a 20.000 euro) e possono essere rimborsate soltanto le spese sostenute per i trattamenti farmacologici praticati per l’induzione della crescita follicolare e i relativi monitoraggi ecografici, e delle prestazioni medico chirurgiche della Pma (prelievo degli ovociti e transfer degli embrioni). Tale rimborso ammonta all’incirca sui 2.000 euro.
Prima del 2014 la fecondazione assistita era ammessa soltanto per le coppie in cui almeno uno dei due avesse una diagnosi medica di infertilità, mentre ad oggi vi possono accedere anche le coppie che non possono procreare naturalmente per patologie genetiche. La crioconservazione dei gameti maschili, infatti, è permessa soltanto quando l’uomo deve sottoporsi a trattamenti medici invasivi, come la chemioterapia, che ne comprometterebbero la fertilità.
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