Fed e l’inflazione USA che scotta di più. Ma Trump a Powell: tagli tassi vadano a braccetto con dazi

Laura Naka Antonelli

12 Febbraio 2025 - 16:03

Occhio alle parole di Powell e di Trump. Reso noto l’indice CPI, tra i parametri più importanti per monitorare il trend dell’inflazione.

Fed e l’inflazione USA che scotta di più. Ma Trump a Powell: tagli tassi vadano a braccetto con dazi

Reso noto negli Stati Uniti l’indice PCI, ovvero l’indice dei prezzi al consumo, tra i parametri più importanti per monitorare il trend dell’inflazione. L’indicatore è salito a gennaio dello 0,5% su base mensile, più del rialzo pari a +0,3% atteso dal consensus degli analisti.

Su base annua il CPI ha messo a segno un rialzo del 3%, superiore al +2,9% stimato, in lieve accelerazione rispetto al +2,9% precedente.

Inflazione USA, componente core balzata del 3,3% su base annua, più delle stime

Più preoccupante la componente core, ovvero quella che esclude l’impatto dei prezzi dei beni energetici ed elementari, che è balzata del 3,3%, contro il +3,1% previsto.

Il dato è arrivato all’indomani della prima ’puntata’ dell’audizione del presidente della Fed Jerome Powell al Congresso degli Stati Uniti.

Dalle dichiarazioni del timoniere della Banca centrale americana non sono emerse grandi novità, in relazione alla direzione della politica monetaria USA.

Non c’è alcuna necessità di affrettarci ad apportare aggiustamenti alla politica” monetaria, ha ribadito Powell, rimarcando quanto detto in precedenza, ovvero che la Federal Reserve, che ha lasciato i tassi sui fed funds USA fermi al range compreso tra il 4,25% e il 4,5% nella sua prima riunione del 2025, non ha fretta di sforbiciare i tassi di interesse USA.

Da Trump nuova chiamata alla Fed per tassi di interesse più bassi

Si è fatto risentire tuttavia proprio nelle ultime ore il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Trump è tornato a chiedere (forse è il caso di dire a intimare) a Powell di tagliare i tassi, spiegando che le sforbiciate dei tassi dovrebbero andare a braccetto con i dazi che la sua amministrazione sta imponendo sulle importazioni di diversi prodotti esteri da parte degli USA.

Così il presidente americano in un post pubblicato su Truth Social:

“Interest Rates should be lowered, something which would go hand in hand with upcoming Tariffs!!! Lets Rock and Roll, America!!!”

Trump è tornato così a mettere sotto pressione la Fed, minandone l’indipendenza dopo che, a seguito dell’inaugurazione della sua presidenza, aveva già ammonito Powell, chiedendogli di tagliare i tassi sui fed funds “immediatamente”. Piuttosto confuso è risultato tuttavia il suo messaggio visto che, qualche giorno dopo, nel commentare la decisione della Banca centrale USA di lasciare i tassi invariati, Trump aveva detto la scelta era stata giusta.

Nei giorni successivi, a cercare di chiarire la posizione della Casa Bianca era stato il neo segretario al Tesoro americano Scott Bessent, che aveva sottolineato come l’intenzione di Trump non fosse tanto quella di indurre Powell a tagliare i tassi, quanto quella di attivare misure per far scendere i rendimenti dei titoli di Stato. Rendimenti dei Treasury USA che stanno esercitando una pressione rialzista sui tassi sui mutui, come ha spiegato lo stesso presidente della Fed ieri, in audizione al Congresso nella giornata di ieri.

Inflazione USA, le indicazioni arrivate con la pubblicazione del CPI core

Oggi, la nuova tranvata arrivata dal fronte macroeconomico degli Stati Uniti, con la pubblicazione dei numeri relativi al CPI.

Oltre a essersi confermato più alto delle attese su base annua, il CPI core si è rivelato più forte delle previsioni anche su base mensile, salendo a gennaio dello 0,4%, rispetto al +0,3% atteso.

Occhio tuttavia al trend dei salari reali che, su base settimanale, sono scesi in modo più significativo, segnando un calo dello 0,3% rispetto al -0,1% di dicembre.

Allo stesso tempo, i prezzi dei servizi core esclusa la componente dei costi delle abitazioni sono avanzati dello 0,5%. Sempre dello 0,5% sono saliti inoltre i prezzi dei servizi escludendo i prezzi dei beni energetici. Cpsì ha commentato il dato relativo al CPI USA Dan Siluk, Head of Global Short Duration & Liquidity and Portfolio Manager di Janus Henderson:

“La linea di fondo è chiara. La Fed non dovrebbe tagliare. Indipendentemente dal modo in cui la Fed sceglie di analizzare i dati - Headline, Core, Supercore - tutti sono risultati superiori alle aspettative. Anche i dati annualizzati a 3 e 6 mesi sono in aumento. Sebbene i dati dell’IPC di inizio anno siano noti per la stagionalità e le distorsioni, il mercato del lavoro è chiaramente stabile e le condizioni economiche non giustificano condizioni più favorevoli. Tutti i segnali suggeriscono che il tasso di interesse neutrale dovrebbe essere più alto”.

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