Il nome dei figli non può essere scelto del tutto liberamente, ma la legge prevede delle limitazioni volte a tutelare i bambini. Ecco le regole per lo stesso nome del genitore.
In tutti i paesi ci sono delle limitazioni ai nomi che i genitori possono mettere ai nascituri, pertanto anche l’ordinamento italiano prevede delle restrizioni in questo senso. Le norme sono volte ad evitare disagi per il bambino e a evitare complicazioni dal punto di vista del riconoscimento. In linea generale, sono vietati i nomi imbarazzanti (anche in associazione con il cognome) e i nomi non concordi con il genere biologico.
È poi fondamentale considerare il nome dei genitori e quello di fratelli e sorelle, perché la legge predispone limitazioni volte ad evitare i casi di omonimia all’interno della stessa famiglia.
Figlio con lo stesso nome del genitore
La legge italiana vieta di dare al bambino lo stesso nome del padre vivente, così come vieta di dare il nome del fratello vivente (o della sorella se si tratta di una bambina). Il divieto vale soltanto quando i familiari sono in vita, perché altrimenti non si porrebbe nessun problema riguardo all’omonimia.
La motivazione dell’impedimento di omonimia è essenziale per interpretare questo divieto correttamente, in particolare per il ruolo essenziale ricoperto dal cognome del bambino. Per il bambino che prende il cognome materno il divieto riguarda il nome della madre, che non può esser dato al bambino maschio perché discordante con il genere e alla bambina con cognome materno per via dell’omonimia.
Anche per quanto riguarda il nome di fratelli e sorelle in vita, dunque, bisogna verificare il cognome. La possibilità di dare due cognomi è irrilevante in tal senso, perché bisogna far riferimento al primo cognome del bambino. Se si tratta di quello paterno, il bambino non può avere lo stesso nome del padre e del fratello con lo stesso cognome, purché siano in vita.
Se si tratta di una bambina con primo cognome materno non può esser dato il nome della madre o della sorella con uguale cognome ancora in vita.
Come dare al figlio lo stesso nome del genitore
In Italia, per dare a un figlio lo stesso nome del genitore è necessario che:
- Abbia come primo cognome quello dell’altro genitore;
- il genitore che ha dato il primo cognome non sia più in vita;
- sia affiancato da almeno un altro nome.
Il secondo nome è evidentemente la soluzione più semplice per dare al figlio lo stesso nome del genitore che l’ha riconosciuto senza violare la legge e creare difficoltà di riconoscimento e omonimia. A tal fine, è necessario che il nome non sia distaccato da virgola (perché altrimenti non risulterebbe nei documenti e negli atti) e che sia un nome valido e accettato secondo le norme.
Il secondo nome non deve comunque creare associazioni imbarazzanti, richiamanti personaggi fittizi o esser motivo di pregiudizio per la vita del bambino.
È importante sottolineare che in Italia non è concesso aggirare l’ostacolo apponendo l’aggettivo Junior o semplicemente Jr, diversamente da quanto avviene in diversi paesi esteri.
Cosa si rischia se il nome non corrisponde alla legge
I genitori vengono informati dall’ufficiale di stato civile delle eventuali difformità del nome scelto per il bambino in base alle leggi in vigore e invitati ad apportare delle modifiche. Se i genitori non intendono cambiare il nome o aggiungerne un secondo per evitare l’omonimia, l’ufficiale è comunque tenuto a registrare l’atto di nascita e a notificarlo al procuratore della Repubblica.
Quest’ultimo, riscontrata la difformità, promuove un giudizio di rettificazione del nome, al termine del quale viene appunto cambiato il nome difforme alle leggi, anche contrariamente alla volontà dei genitori.
È quindi fondamentale scegliere tutto con accuratezza e, quando necessario, aggiungere un secondo nome per riuscire a dare ai figli lo stesso nome del genitore, del fratello o della sorella viventi.
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