Finlandia, Nato e il caso delle Isole Salomone: la Russia non può fare quello che gli Usa fanno

Alessandro Cipolla

4 Aprile 2023 - 16:17

La Russia è furiosa per l’entrata della Finlandia nella Nato, ma in pochi ricordano quella che è stata un anno fa la reazione degli Stati Uniti nei confronti delle Isole Salomone.

Finlandia, Nato e il caso delle Isole Salomone: la Russia non può fare quello che gli Usa fanno

La Russia da oltre un anno è nel torto più assoluto e Vladimir Putin - da ben prima che la Cpi emettesse un mandato d’arresto nei suoi confronti - può essere ritenuto in qualche modo responsabile di svariati crimini di guerra.

Detto questo si può provare a leggere la notizia del giorno, ovvero l’ufficialità dell’ingresso della Finlandia nella Nato, da una prospettiva diversa andando a ripescare quella che è stata un anno fa la reazione degli Stati Uniti nei confronti delle Isole Salomone, piccolo Stato formato da un centinaio di isole situate nel cuore del vasto Oceano Pacifico.

Dopo che la Russia ha invaso l’Ucraina, Svezia e Finlandia preoccupate di poter fare la stessa fine di Kiev hanno deciso di fare richiesta di ingresso nella Nato; grazie a un iter accelerato, Helsinki è riuscita già oggi a fare il suo approdo nell’Alleanza atlantica.

L’ingresso della Finlandia nella Nato rappresenta una nuova escalation, ponendo una minaccia alla sicurezza della Russia - ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov come riportato dall’agenzia Taas - Mosca seguirà con attenzione i movimenti di armi e infrastrutture militari sul territorio finlandese e annuncerà la sua risposta a tempo debito”.

Altra benzina sul fuoco della guerra in corso da oltre tredici mesi, con l’inizio della “operazione speciale” voluta da Putin che secondo molti esperti è dovuto proprio all’allargamento a Est della Nato in barba agli accordi stipulati ai tempi di Michail Gorbaciov.

Gli Usa possono, la Russia non può

Da giorni tutti gli occhi sono puntati sulla Finlandia. Prima ci sono state le elezioni parlamentari con la sconfitta di Sanna Marin e la vittoria dei conservatori che dovrebbero fare un governo con la destra - per l’Italia è una pessima notizia visto che hanno incentrato la loro campagna elettorale sul rigore in Europa contro i Paesi del Sud che sperperano i soldi comunitari - e poi l’entrata a far parte della Nato.

La Finlandia condivide con la Russia 1.300 chilometri di confine e, come prima conseguenza dell’ingresso nella Nato, ci sarà l’avvio della costruzione di un muro alto più di tre metri nella parte meridionale del confine che avrà una lunghezza di oltre 200 chilometri. Costo totale stimato in poco meno di 400 milioni di euro.

In pratica sarebbe come se la Russia piazzasse installazioni, missili e truppe in Messico, con gli Stati Uniti che di certo non la prenderebbero molto bene: oltre all’esempio storico della crisi dei missili di Cuba negli anni ‘60, c’è il fatto ben più recente delle Isole Salomone.

A fine aprile dello scorso anno - nel pieno della guerra in Ucraina - le Isole Salomone hanno firmato un accordo di sicurezza con la Cina, con l’intesa che potrebbe portare a una maggiore presenza militare di Pechino nel Pacifico senza però che sia prevista la costruzione di una vera e propria base. Apriti cielo.

Stati Uniti e Australia si sono mostrati molto irritati dalla vicenda, con le parole pronunciate da Daniel Kritenbrink, l’incaricato Usa per gli affari dell’Asia orientale e del Pacifico, che sono state molto emblematiche a riguardo: “Rispettiamo la sovranità delle Isole Salomone, ma volevamo anche far loro sapere che se venissero presi provvedimenti per stabilire una presenza militare cinese permanente de facto, allora avremmo significative preoccupazioni e risponderemo a queste preoccupazioni”.

Una sorta di minaccia verso le Isole Salomone che distano quasi 12.000 chilometri dagli Usa e oltre 3.000 chilometri dall’Australia; se questa è stata la risposta, appare facile immaginare come potrebbe reagire Washington a parti invertite in una vicenda simile a quella Finlandia-Nato.

Questo vuol dire che la Russia ha fatto bene a invadere l’Ucraina? Assolutamente no visto che fare una guerra è sbagliato a prescindere, solo che i fatti sono molto più complessi rispetto a quelli che vengono raccontati e che la retorica occidentale, in piena vena di propaganda al pari di quella di Mosca, sta assumendo dei contorni stucchevoli mentre sul campo di battaglia e nelle città ucraine si sta continuando a morire.

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