Ospite di Money.it, il professore ed economista Carlo Cottarelli si è soffermato su diverse tematiche macroeconomiche mondiali, europee e nazionali.
“L’Unione Europea ha bloccato la procedura di infrazione contro l’Italia, perché il Governo ha risposto adeguatamente alle richieste della Commissione”. Inizia così l’intervista rilasciata a Money.it dal professore ed economista Carlo Cottarelli. Ospite presso gli uffici di Milano, il Direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica di Milano, si è soffermato su diverse tematiche macroeconomiche mondiali, europee e nazionali.
Procedura d’infrazione evitata, spread Btp-Bund ai minimi da maggio 2018 e tasso di disoccupazione sotto il 10%: crede che questo Governo stia trovando la giusta quadra?
«Senza dubbio sono buone notizie e riflettono che al di là di quelli che sono i proclami, il Governo ha voluto trovare un accordo con l’Unione Europea e ha sistemato i conti per quest’anno. Tra l’altro questo è successo due volte in sei mesi. Già a fine dicembre sono state adottate misure per andare incontro all’UE. Per quest’anno la procedura d’infrazione è stata evitata, il problema grosso rimane per il prossimo anno».
La decisione di sospendere la procedura d’infrazione è frutto solamente del ritocco del deficit a quota 2,04% o è stata anche condizionata dalle recenti nomine europee?
“Esclusivamente dalle modifiche rilevanti apportate dal Governo. Oltre a mantenere il deficit al 2,04%, l’Italia si è impegnata anche a mantenere il deficit strutturale in linea con le regole europee. Questo però rimane un impegno generale che non quadra, perché il Governo dice che l’IVA non sarà aumentata e che si farà la flat tax che secondo il ministro dell’Interno Salvini costerà 15 miliardi di euro".
Secondo lei, questo modello di tassazione è sostenibile o no per i conti italiani?
«Quello immaginata da Salvini costa tanti soldi. Diversa è la flat tax intesa in senso originale, ossia una tassa al 15-20% per tutti, a parte uno scaglione iniziale. Flat tax di questo genere esistono in una decina di Paesi, soprattutto dell’Europa dell’est, che in media hanno un rapporto tra spesa pubblica e Pil intorno al 33-34%. Noi invece siamo intorno al 48%. Io credo che sia necessario ridurre la tassazione, ma bisogna anche trovare dei risparmi sul lato della spesa. Fare una flat tax del 13-15% mi sembra davvero difficile in Italia, a meno che non venga tagliata la spesa pubblica in maniera drastica di circa il 10% rispetto al Pil».
In autunno Mario Draghi lascerà la Presidenza della BCE. Come giudica il suo operato e quali pensa che siano le sfide più importanti che dovrà affrontare Christine Lagarde?
«Mario Draghi ha salvato l’euro, quindi il suo mandato è stato assolutamente positivo. Credo che Christine Lagarde continuare più o meno lo stesso tipo di politiche, di sostegno all’obiettivo di raggiungimento dell’inflazione: se si sarà al di sotto del 2% si dovranno attuare politiche espansive, se si sarà sopra andranno alzati i tassi di interesse».
A livello globale negli ultimi mesi si è assistito a un generale rallentamento macroeconomico, nonostante il sostegno offerto dalle banche centrali, come BCE E FED. Quali sono i rischi maggiori per l’Italia?
«Se il mondo rallenta, l’Europa rallenta e va in recessione e lo stesso succede in Italia. I rischi sono notevoli perché credo che il nostro Paese ha ancora delle notevoli fragilità, come il debito pubblico elevato e una crescita bassa da circa 20 anni. Se l’umore dei mercati finanziari cambia, noi siamo tra i primi obiettivi della speculazione e di una crisi di fiducia. Dobbiamo quindi sperare che l’economia mondiale, e ovviamente la nostra, continui a crescere, perché siamo deboli».
In questo semestre l’attenzione si è concentrata sulla guerra commerciale o tecnologica tra USA e Cina. Dopo il G20 di Osaka sembrerebbe che le due potenze stiano sciogliendo queste tensioni. Quali sarebbero i rischi per l’economia mondiale se si tornasse nuovamente a un punto di stallo?
«I rischi sono quelli di una minore crescita e tassi di interesse più alti. Infatti parte di questa riduzione dei tassi di interesse e negli spread che abbiamo visto a inizio giugno è dovuta a una serie di motivi, tra cui appunto questa distensione tra Stati Uniti e Cina sui dazi».
E proprio in questo scenario macroeconomico, l’accordo commerciale Roma-Pechino che sta ridefinendo la via della Seta, rappresenta un’opportunità o un rischio?
«Il mercato cinese è molto importante e molto grande. Io penso che sia meglio negoziare con la Cina da europei piuttosto che farlo individualmente Paese per Paese. E dicendo questo non mi riferisco solo all’Italia, ma anche agli altri Paesi. Se stiamo uniti avremo maggiore potere contrattuale».
Settimana scorsa l’Italia si è aggiudicata con Milano e Cortina le Olimpiadi 2026. Da premier avrebbe appoggiato la candidatura?
«Credo che il Governo abbia fatto bene a sostenere questa candidatura. È pur vero però che grandi eventi di questo genere devono essere gestiti molto bene. In alcuni Paesi, per esempio in Grecia, queste operazioni si sono rivelate un vero e proprio disastro economico. Bisogna stare quindi molto attenti, anche perché in Italia c’è un pericolo costante che è la corruzione. Le Olimpiadi quindi rappresentano un rischio e un’opportunità al tempo stesso».
L’attuale Governo si è focalizzato fin da subito su quota 100 e reddito di cittadinanza. Se dovesse tirare le somme, come giudica finora queste nuove norme?
"Stanno costando meno del previsto, circa un terzo rispetto a quanto era stato prospettato. Questa è senza dubbio una buona notizia, perché si risparmiano un po’ di soldi. Sono aumenti di spesa che secondo me non erano giustificati, soprattutto quota 100. Se è vero che è una norma che piace a chi deve andare in pensione, dall’altro lato però crea problemi di finanza pubblica: l’unica componente che è andata aumentando è la spesa degli enti previdenziali, che già in precedenza non era rosea. Secondo i principali istituti internazionali, questa voce sarebbe cresciuta a prescindere a causa delle pressioni demografiche: essendoci meno giovani e più anziani, quota 100 aumenta il numero di pensionati e sbilancia ulteriormente i conti dello Stato.
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