Alcune regole per fare la scelta migliore. La prima? Evitare quelli che investono in fondi immobiliari.
La previdenza integrativa (o complementare) non è da evitare. Considerata la situazione in cui versa l’Inps, trovare strade supplementari per assicurarsi una degna vecchiaia è ormai diventato un obbligo per tutti i lavoratori che hanno massimo 50-55 anni. Ma, per poter vivere dignitosamente l’età non lavorativa, occorre essere attenti nella scelta dei fondi pensione. Perché potrebbero riservarvi qualche spiacevole sorpresa.
Ma partiamo dal fondo. I fondi immobiliari, che negli ultimi vent’anni hanno accumulato notevoli perdite, oggi compaiono poco tra le offerte delle banche (ho detto “poco” ma non sono scomparsi!), mentre li ritroviamo in quantità industriale nei fondi pensione e anche nelle casse previdenziali dei lavoratori autonomi: Enasarco, Enpam, Enpap, Inarcassa, eccetera. Pertanto milioni di italiani sono obbligati, solo perché iscritti a una di queste casse, a tenersi sul groppone investimenti senza averli scelti e magari senza sapere quanta spazzatura stanno comprando con il proprio sudore. A tal proposito vi invito a chiedere sempre quanta parte del capitale di un fondo pensione è investito in fondi immobiliari. Se supera il 3%, non sottoscrivete nulla.
I fondi immobiliari entrano in scena alla fine degli Anni 90. Si tratta di un prodotto finanziario di investimento che dovrebbe permettere, a chi possiede qualche risparmio da far fruttare, di acquistare quote di un patrimonio immobiliare. Ma per capirne la portata speculativa è meglio spiegare di che cosa si tratta. Il concetto che vi sta dietro è: se non posso comprarmi una villa al mare, almeno me ne compro un pezzo. Tuttavia, si tratta di un tipo d’investimento molto restrittivo, definito chiuso perché prevede il rimborso della quota investita solo al raggiungimento di una certa scadenza, che di solito è minimo di dieci anni. Prima di allora, quindi, non potrete riavere indietro i vostri soldi. Soprattutto, è un prodotto poco chiaro che non è mai oggetto di alcuna attenzione da parte degli organi di controllo per la violazione della legge sulla trasparenza bancaria. C’è però un’eccezione: è possibile acquistare o vendere quote sul mercato purché vi sia una negoziazione, cioè se quel fondo viene quotato in Borsa. [...]
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