Dai privilegiati dalle Regioni ai furbetti del vaccino contro il Covid: cosa rischia chi salta la fila per ottenere la dose prima del proprio turno? Scatta la caccia agli “imbroglioni”.
Esistono due modi per ottenere il vaccino prima degli altri e saltare la fila: il primo è quello legato ai “furbetti” che tentano di ricevere la propria dose grazie ad amici o parenti che operano nelle aziende sanitarie, il secondo avviene per scelta delle Regioni.
Mentre i “furbetti” sono oggetto di indagine da parte di procure e carabinieri del Nas, i soggetti che hanno ottenuto il vaccino con precedenza per effetto di ordinanze o decisioni regionali non rischiano di incorrere in un reato.
Cosa rischia chi salta la fila per ottenere il vaccino Covid con precedenza e chi è coinvolto nelle indagini delle procure, dei Nas e dell’Antimafia.
Vaccino Covid, cosa rischia chi salta la fila
Tra le Regioni che hanno registrato il maggior numero di furbetti “salta fila” che hanno approfittato delle occasioni per ricevere il vaccino prima degli altri spiccano Sicilia, Campania, Calabria e Valle d’Aosta.
Su 11.850.555 dosi destinate ai soggetti fragili, agli anziani over 80, al personale sanitario, al personale scolastico e alle Forze dell’Ordine, le anomalie registrate sono state 2.236.752.
A rientrare nelle indagini del Nas, però, sono solo i veri e propri “furbetti” che hanno sfruttato conoscenze per ottenere il vaccino in anticipo. In questi casi, infatti, il rischio è quello di incorrere in un reato.
Si tratta di circa mille persone (secondo i dati del Sole 24 Ore), ma il numero è in continuo aggiornamento: sono circa 640 al Nord, circa 280 al Sud e circa 60 nel Centro. Va sottolineato il caso della città di Palermo, che da sola sfiora i 150 casi.
Il ruolo delle regioni
Un’altra situazione è invece il caso in cui le persone vengono chiamate a vaccinarsi con precedenza per effetto di decisioni prese a livello regionale. In questi casi, non si tratta di un reato, ma di scelte sicuramente discutibili.
C’è chi ha prediletto gli avvocati (Toscana), chi i giornalisti (Campania), chi i volontari del terzo settore (Lombardia). Un caso a parte è poi la Puglia, dove sono stati vaccinati con precedenza preti, sacerdoti e operatori della Caritas.
Un esempio, riportato dal Corriere della Sera, è il caso di Biella, dove sono stati notificati 23 avvisi di garanzia per dirigenti, avvocati, commercialisti e vertici che hanno ricevuto la propria dose a gennaio insieme ai sanitari. Ma anche ad Oristano, 15 operatori avrebbero vaccinato chi non era in fila.
In totale si tratta di 695.235 somministrazioni effettuate a soggetti che non rientrano tra le categorie prioritarie inserite nel piano vaccini nazionale. In Sicilia, Campania, Calabria - come fa notare il presidente della Commissione antimafia, Nicola Morra - gli operatori subiscono l’aggressione di mafia, camorra e ’ndrangheta.
In Campania, per esempio, le somministrazioni sono state quasi un milione, mentre le dosi destinate ai fuori lista sono state 297.193. In Sicilia sono state somministrate meno dosi agli anziani (213.164) rispetto ai salta fila (301.329). Stesso discorso anche in Valle d’Aosta: 87.804 dosi agli anziani e 88.867 ai fuori lista.
Per tale motivo, Morra intende chiedere gli elenchi dei vaccinati, affinché nei casi anomali possa intervenire l’Antimafia.
Mario Draghi contro chi salta la fila per il vaccino
Nel corso della conferenza stampa di giovedì 8 aprile, il premier Mario Draghi si è soffermato sulla questione dei “furbetti” del vaccino e di coloro che saltano la fila grazie a scelte regionali.
“Saltare la fila è un atto pieno di responsabilità”, ha tuonato Draghi. “Con che coscienza la gente salta la lista sapendo che lascia esposto a rischio concreto di morte persone over 75 o persone fragili?”.
Il Presidente del Consiglio ha poi fatto sapere che il piano riaperture del governo, il cui calendario non è stato definito ma che è atteso tra aprile e maggio, dipenderà dalla campagna vaccinale: le regioni con meno contagi e che avranno immunizzato più soggetti vulnerabili e over 75-80 potranno riaprire prima le attività ancora chiuse e rilanciare l’economia.
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