Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi parla del boom del prezzo di gas e luce come un’emergenza nazionale: per evitare pesanti razionamenti il governo sta per varare un nuovo decreto.
“Un’emergenza nazionale”. Senza se e senza ma il presidente di Confindustria Carlo Bonomi descrive così il caro-energia, trainato dall’ultimo boom del prezzo del gas, che rischia di portare a un autunno davvero di fuoco. La stima di Confcommercio, infatti, è che con i prezzi delle bollette destinati almeno a raddoppiare (come confermato da Arera) ad ottobre, sono a rischio chiusura 120mila aziende in Italia e quindi possono saltare i corrispettivi 370mila posti di lavoro.
Bonomi chiede a tutta la politica, in un’intervista a Il Corriere della Sera, di fare “uno sforzo immediato per varare nuove misure”, perché quello in atto è “un terremoto economico: non sarebbe comprensibile se il governo non reagisse: aspettare il prossimo ci farebbe perdere due mesi e non possiamo permettercelo”.
Lo spettro, evocato stamattina anche dal leader della Lega Matteo Salvini, è quello del razionamento dei consumi, a partire dalle imprese. Subito dopo, secondo il piano predisposto dal governo, verrebbero case, scuole e negozi, prevedendo anche il coprifuoco. Insomma, misure crescenti fino a una sorta di “lockdown energetico”. Per questo il presidente del Consiglio Mario Draghi, come annunciato dal leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, sta predisponendo assieme ai ministri competenti un decreto urgente a favore di famiglie e imprese.
Gas, prezzo alle stelle: rischio morosità e fame
Il prezzo del gas naturale in Europa è più che decuplicato in un anno. Siamo passati dai 27 euro al megawattora sui mercati di un anno fa agli oltre 300 euro di questi giorni. In questa situazione diverse multiutility fornitrici di metano (come come A2a e Hera) hanno bloccato i nuovi contratti. Non solo: Arera prevede un’aumento delle morosità per le famiglie di classe medio-basse e per le piccole attività commerciali, con lo spettro del distacco delle utenze.
E ancora: il boom degli energetici può spingere ancora in alto l’inflazione, a partire dal prezzo dei beni alimentari. Il rischio, secondo Coldiretti, è avere in autunno 2,6 milioni di persone in Italia a rischio fame, costrette a chiedere aiuto per mangiare.
Perché il prezzo del gas è decuplicato
La crescita dei prezzi era già iniziata a gennaio 2021, dopo la ripresa dalle prime ondate di Covid-19, poi c’è stato il vero e proprio boom. Il motivo principale è la guerra in Ucraina: le tensioni con la Russia sulle forniture del gas, con Mosca che le usa come strumento di pressione per convincere l’Ue a togliere le sanzioni economiche, sono crescenti.
I timori del mercato sono soprattutto su un possibile stop totale alle forniture di gas. Il colosso Gazprom ha già ridotto i flussi e dal 31 agosto al 2 settembre chiuderà del tutto il gasdotto Nord Stream 1 con la scusa della manutenzione. Non è chiaro se poi lo riaprirà o no.
Le possibili misure del nuovo decreto
Tante le misure che possono essere messe in campo dall’esecutivo. In campo ci sono la proroga della cassa integrazione “scontata” per i settori industriali più colpiti, il rafforzamento dei crediti d’imposta e degli altri sostegni alle imprese, soprattutto le energivore e infine il potenziamento degli aiuti per le famiglie. In tal senso potrebbe essere esteso il bonus sociale per aiutare i nuclei meno abbienti e forse azzerata temporaneamente l’Iva sul gas (già ridotta al 5%). Ma bisogna trovare i soldi per finanziare questi sostegni, che costerebbero alcuni miliardi, da trovare con difficoltà nelle pieghe del Bilancio statale.
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Draghi non vorrebbe infatti ricorrere a uno scostamento (come mai fatto dal suo insediamento), ma il pressing dei partiti è forte: a Lega, Fratelli d’Italia e Movimento 5 Stelle ora si è aggiunto anche il terzo polo di Carlo Calenda, mentre il Partito Democratico punta sul raddoppio dei crediti d’imposta alle aziende e chiede subito tetto nazionale al prezzo del gas e prezzi dell’energia elettrica amministrati per 12 mesi.
Nel frattempo continua la battaglia in Europa sul price cap, su cui però per adesso non ci sono novità. In ogni caso si dovrebbe tenere a breve una riunione straordinaria dei ministri dell’Energia dei 27 Paesi Ue, in cui l’Italia punta ad ottenere almeno il totale scorporo del prezzo dell’energia elettrica da quello del gas.
Lo spettro del lockdown energetico
In ogni caso si continua a limare il piano di risparmio energetico e di taglio dei consumi, che sarebbero crescenti in proporzione alla possibile carenza di flussi da Mosca, come spiegato dallo stesso Draghi al meeting di Rimini. La strategia europea prevede per l’Italia un taglio, per ora volontario (ma che può diventare obbligatorio), del 7% dei consumi da qui a fine marzo 2023.
Dopo i primi interventi già realizzati in alcune città italiane, in caso di acclarata emergenza si parla di un possibile spegnimento delle luci e dei monumenti la sera, così come di coprifuoco, cioè chiusura anticipata, dei negozi e degli uffici, con il piano che potrebbe estendersi infine anche alle case e alle scuole. Nel primo caso sarebbe difficile imporre qualcosa: verrebbe solo raccomandato di ridurre di due gradi il riscaldamento e diminuire il più possibile gli altri consumi energetici, ad esempio usando meno gli elettrodomestici e gli scaldabagni.
Per gli istituti scolastici invece, ci sarebbe innanzitutto lo spegnimento di luci e termosifoni in classe quando non strettamente necessari. Potrebbero quindi essere imposte temperature più basse di uno o due gradi rispetto agli anni passati. Ma ad essere coinvolte maggiormente sarebbero le imprese meno energivore, a cui lo Stato richiederebbe i sacrifici più ingenti.
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