Se il gatto entra in casa dei vicini si viene a creare una situazione molto fastidiosa: magari rompe degli oggetti o c’è un familiare allergico. Si può procedere contro i proprietari.
I gatti hanno spesso l’abitudine di scappare di casa e perlustrare l’ambiente circostante. Si tratta di un comportamento del tutto normale per la natura di questi animali, ma può essere davvero fastidioso, ad esempio se i gatti si introducono in casa dei vicini.
Per quanto questo possa risultare difficile da attuare, i proprietari degli animali domestici devono provvedere alla loro educazione, in quanto rispondono legalmente della loro condotta. La responsabilità del comportamento del gatto che entra in casa o nel giardino altrui è quindi completamente a carico del padrone.
Il benessere altrui, in particolar modo nella proprietà privata, deve essere necessariamente tutelato. Allo stesso tempo, è impossibile ricondurre una responsabilità legale in capo all’animale stesso, ovviamente. Per queste ragioni, se il gatto del vicino entra in casa si può procedere contro il proprietario per via legale.
Il gatto del vicino entra in casa: richiedere il risarcimento danni
In linea generale, la situazione che si viene a creare quando il gatto si introduce nella proprietà di qualcuno può riguardare sia l’ambito civile che quello penale. Per inserire precisamente la fattispecie, bisogna considerare tutte le particolarità del caso. È molto importante a questo proposito capire se ci sono stati eventuali danni provocati dall’animale e soprattutto la frequenza della condotta.
Tutti i danni che il gatto può provocare nella sua incursione sono in automatico di responsabilità del proprietario, il quale dovrebbe invece fare tutto ciò che è nelle sue possibilità per controllarlo al meglio. Oltre agli oggetti che si possono rompere, e questa è la più frequente delle situazioni, si deve necessariamente tenere conto anche delle esigenze specifiche dei vicini disturbati.
È rilevante capire se ci sono soggetti allergici al pelo del gatto, se quest’ultimo lascia spesso peli o addirittura escrementi, se le persone coinvolte hanno particolare paura, ad esempio. Questi aspetti sono fondamentali per costituire un eventuale risarcimento, a carico dei proprietari naturalmente, che risani i danni provocati dall’animale.
Richiedere un risarcimento danni è la prima azione disponibile per i vicini che vengono disturbati, ed è possibile avanzare la richiesta anche qualora la condotta rientrasse nel campo penale. Per dare il via alla procedura è indispensabile rivolgersi a un avvocato, il quale potrà presentare la richiesta al Tribunale civile di competenza.
Durante la causa civile, poi, saranno accertati in via definitiva i danni effettivi provocati dal gatto e dunque il risarcimento spettante ai vicini che sono stati disturbati. Oltre alla riparazione dei disagi subiti, il vicino può anche presentare querela di parte in determinati casi.
Il gatto disturba i vicini: quando è reato
La responsabilità penale a carico dei proprietari entra in gioco quando la condotta del felino è ripetuta, nello specifico il padrone potrebbe rispondere del reato di stalking. A prima vista questa definizione potrebbe lasciare qualche perplessità in merito, perciò è utile conoscere più nel dettaglio cosa prevede questo reato. Facilitando la comprensione, infatti, è più semplice e immediato conoscere quando si applica questa evenienza e cosa fare in merito.
L’articolo 612-bis del Codice penale definisce il reato di stalking come un comportamento ripetuto con minacce o molestie, che provoca un ragionevole stato d’ansia e di paura per sè o per un familiare, tale da modificare le abitudini quotidiane normali.
Secondo la pronuncia della Cassazione, questa circostanza può essere applicata anche al comportamento animale, fermo restando che come già detto ne rispondono completamente i proprietari. Per quanto possa risultare complicato per i padroni, infatti, questi sono tenuti ad applicare tutte le precauzioni per evitare che gli animali arrechino fastidio agli altri.
Dopo aver sporto querela presso le Forze dell’ordine entro 6 mesi dal fatto, sarà necessario attendere che si svolgano gli accertamenti così da permettere poi lo svolgimento del processo penale. La pena per questo reato prevede la reclusione da 1 anno a 6 anni e 6 mesi, ed è del tutto indipendente da un eventuale risarcimento.
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