Il giorno della resa dei conti tra Mediobanca e Caltagirone, con tanto di shock UniCredit. In ballo il futuro della roccaforte dei BTP e dei risparmi degli italiani.
Il D-Day della resa dei conti tra gli azionisti che appoggiano la gestione corrente di Generali - come Mediobanca, socio di maggioranza con una quota del 13,1% - e chi auspica un cambiamento da anni - come gli altri due azionisti Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio - è finalmente arrivato.
Oggi, giovedì 24 aprile 2025, è il grande giorno in cui si decide il futuro della governance del Leone di Trieste, con l’assemblea degli azionisti chiamata a esprimersi sul rinnovo del CDA del gruppo per i prossimi tre anni. E oltre ai rumor shock che riguardano UniCredit è arrivata anche la grande notizia della ulteriore scalata della banca guidata da Andrea Orcel nel capitale del Leone di Trieste.
Generali, nuovo blitz UniCredit, sale fino al 6,7% del Leone, Benetton scende. Il nuovo azionariato
Si è appreso infatti che la partecipazione detenuta dal gruppo UniCredit in Generali è salita al 6,7%, dal 5,3% precedente; allo stesso tempo, è emerso però anche che UniCredit ha depositato un numero delle azioni pari al 6,5% del capitale ai fini del voto che esprimerà oggi in assemblea. L’altro azionista rilevante di Generali, il Gruppo Benetton ha invece ridotto la quota nel Leone, portandola dal 4,80% al 4,33%. A dare notizia delle variazioni delle partecipazioni detenute dagli azionisti è stato il presidente di Generali Andrea Sironi, che ha letto nel corso dell’assemblea l’elenco aggiornato relativo all’azionariato del gruppo, indicando le partecipazioni superiori al 3%.
Dalla lettura del libro dei soci, è emerso che le quote degli altri grandi azionisti di Generali sono rimaste invariate: Mediobanca è in possesso di una quota del 13,04%; Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, ha in mano il 9,93%, mentre il Gruppo Caltagirone è proprietario di una quota pari al 6,82%.
L’attenzione sul titolo del Leone, che ha tra l’altro aggiornato più volte i massimi dal 2007 nelle ultime sedute, è massima.
Ma a essere ancora più alta, molto probabilmente, è l’attenzione che all’evento stanno rivolgendo l’intero mondo della finanza italiana e lo stesso governo Meloni, che fin da subito è saltato sulla sedia, guardando con malcelato sospetto alle trattative imbastite da Trieste con i francesi di Natixis, facenti capo alla banca francese Groupe des Banques Populaires et des Caisses d’Epargne (BPCE).
A dispetto delle continue rassicurazioni arrivate dal Leone, che ha pubblicato sul proprio sito istituzionale perfino una lista delle fake news che continuano a girare sulla natura dell’intesa siglata con Natixis, martellanti sono stati gli alert in stile ’attenti ai risparmi degli italiani e ai BTP’ che sono stati lanciati da diversi esponenti del governo Meloni. In evidenza, nelle ultime settimane, le dichiarazioni del leader della Lega, vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, che ha continuato a sbandierare il suo motto, in sostanza, di Italy First. Prima di lui, un nuovo SOS sul pericolo che i risparmi degli italiani venissero strappati alla Patria era stato lanciato da un altro esponente dell’esecutivo.
UniCredit pro Caltagirone nella battaglia VS Mediobanca e i vertici di Generali
I rumor diffusi da Bloomberg, lasciano presagire una giornata ad altissima tensione: l’agenzia di stampa ha riportato la grande indiscrezione shock che rischia di mettere a rischio l’esito, considerato di per sé già non scontato, della vittoria della lista dei candidati al CDA di Generali presentata da Mediobanca, ovvero la decisione a sorpresa di UniCredit di dare il suo appoggio non a Piazzetta Cuccia, ma alla lista presentata da Francesco Gaetano Caltagirone: quella che si presenta alla stregua di paladina degli interessi del made in Italy e che vede il persistere dello status quo come fumo negli occhi per il futuro di Generali.
In ballo, nella giornata di oggi, c’è la roccaforte dei risparmi degli italiani e dei BTP: così appare infatti Assicurazioni Generali agli occhi dell’esecutivo italiano, terrorizzato a quanto pare dal pericolo che quell’accordo che il Leone ha osato stringere con i francesi di Natixis per creare un gigante del risparmio gestito, con la regia dell’AD anche lui francese Philippe Donnet, finisca per concretizzare il worst case scenario: quello dei risparmi degli italiani che finiscano, non sia mai, per travalicare i confini dell’Italia e magari espatriare nella tanto temuta Francia.
E’ questa paura la ratio del grande scontro che andrà in scena oggi a Trieste, tenendo con il fiato sospeso Piazza Affari: quello tra Mediobanca, azionista di maggioranza di Generali con una quota del 13,1%, che ha presentato una propria lista di candidati per il rinnovo della CDA, che conferma e blinda la gestione attuale di Philippe Donnet - e dunque anche quell’accordo siglato con Natixis - e la lista che è stata invece presentata dall’imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone che, proprio di recente, in un’intervista rilasciata al quotidiano Il Sole 24 Ore, è tornato ad agitare la minaccia made in France. Eppure, va ribadito, una rassicurazione sull’impegno di Generali a continuare a fare shopping di debito pubblico è arrivata proprio in queste ultime settimane, con l’annuncio relativo alla possibilità che il colosso faccia anche più shopping di BTP.
Generali-Natixis, Caltagirone: quel “progetto sciagurato”, perché non partner italiani?
Niente da fare. E’ stato lo stesso Caltagirone a parlare del caso Natixis, nel corso di una intervista rilasciata al quotidiano di Confindustria, con cui ha chiarito che la sua lista, di minoranza, “non suggerisce nomi per il governo della società”.
Detto questo, la lista “è sufficientemente lunga per chiedere agli azionisti di bloccare lo sciagurato progetto Natixis ”.
L’imprenditore romano, con quelle parole, ha dichiarato ufficialmente battaglia ai francesi di Natixis, spiegando anche le ragioni del suo grande no (che sarebbe spalleggiato per ovvi motivi, in primis per la strategia di debito alla Patria che la presidente del Consiglio ha sponsorizzato in primis più volte, dal governo Meloni).
Alla domanda sul perché si opponga tanto all’accordo con Natixis, Caltagirone ha così risposto:
“Non io, tutte le persone ragionevoli sono preoccupate. È difficile con poche parole dare una spiegazione: provo a enunciare qualche argomento principale. Anzitutto non c’è una valida ragione economica, sottolineo economica per fare l’operazione. Cui prodest? Inoltre, per non duplicare i costi, checché ne dicano gli interessati, si deve smantellare un’organizzazione che finora ha funzionato, costruita in quasi due secoli. Sarà un fatto irreversibile. Sarà impossibile esercitare una effettiva selezione e il controllo sugli investimenti e sulle attese di redditività. La cosa peggiore: si affievolirà il controllo dei rischi. Ricordo che le masse di denaro sono degli assicurati e non di Generali. Per non parlare dell’effettivo indirizzo politico degli investimenti e sottolineo effettivo. Le scelte di un colosso come Generali hanno anche un rilevante effetto sociale. Preferisco sorvolare inoltre sul perché a due mesi dal rinnovo si sia voluta forzare la situazione contro una parte importante del consiglio e contro il parere del presidente del collegio sindacale. Da ultimo non capisco perché il management non abbia cercato di fare progetti congiunti con partner italiani.”
La paura dei francesi di Natixis è stata insomma ribadita da Francesco Gaetano Caltagirone, nonostante le rassicurazioni che più volte il CEO di Generali ha dato su come siano infondati i timori che riguardano sia il futuro dei risparmi degli italiani che dei BTP.
UniCredit, Orcel con Caltagirone? Il sostegno alla lista dei candidati per rinnovo CDA Generali
Ma a dare ragione a Caltagirone, a questo punto, sarà la stessa UniCredit? La stessa UniCredit capitanata dal CEO Andrea Orcel che proprio dal governo Meloni ha ricevuto in questi ultimi giorni il grande schiaffo del golden power, per via di tutte quelle prescrizioni in stile diktat che Palazzo Chigi ha deciso di imporre per dare l’ok all’OPS lanciata da Piazza Gae Aulenti su Banco BPM? Prescrizioni tra cui figura anche un obbligo preciso di congelare i BTP detenuti da Anima Holding, il gioiello del risparmio italiano che UniCredit controllerebbe nel caso in cui il suo disegno di mettere le mani su Banco BPM avesse successo?
Secondo Bloomberg, così UniCredit sarebbe orientata a fare nella giornata di oggi, dando il suo appoggio proprio alla lista di minoranza presentata dall’imprenditore, stando a quanto si legge nell’articolo UniCredit to Back Caltagirone List at Generali Meeting .
Una scelta cruciale, quella di UniCredit, che rema contro i vertici attuali di Generali e contro lo stesso azionista di maggioranza del Leone, ovvero Mediobanca, già in rotta di collisione con gli altri due grandi azionisti del campione assicurativo, Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin, entrambi tra i maggiori soci anche di MPS-Monte dei Paschi di Siena, la banca che ha messo nel mirino Piazzetta Cuccia, con l’OPS annunciata lo scorso 24 gennaio, che ha trasmortito ulteriormente gli equilibri della finanza italiana, aprendo un’altra partita di risiko bancario. E banca di cui, tra l’altro, Caltagirone è diventato ufficialmente secondo azionista dopo il MEF-Tesoro, come è emerso nel giorno in cui l’assemblea degli azionisti del Monte ancora di Stato si è riunita per approvare l’aumento di capitale a servizio dell’OPS promossa su Mediobanca.
Quel blitz di Orcel su Generali che ha trasformato UniCredit in ago della bilancia
Che Orcel stesse puntando su Generali, portando la sua scommessa a diventare tripla, è diventato ufficiale, dopo la solita carrellata di rumor, agli inizi di febbraio, quando UniCredit ha scoperto finalmente le sue carte, facendo della banca da lui guidata non solo protagonista tra i più importanti dei vari dossier di risiko bancario aperti a Piazza Affari, ma anche ago della bilancia nella grande partita di Generali.
Con un comunicato annunciato in data 2 febbraio 2025, Piazza Gae Aulenti, già impegnata nelle altre due partite Commerzbank e Banco BPM, ha annunciato di “ detenere una partecipazione di circa il 4,1% nel capitale sociale di Generali, acquisita nel tempo sul mercato”, con tanto di precisazione: “ La quota è un puro investimento finanziario della banca che supera in modo significativo le sue metriche di rendimento e ha un impatto trascurabile sul CET1 ”. Ancora, “una quota addizionale pari a circa lo 0,6% è detenuta come sottostante dell’ordinaria attività per i clienti e relative coperture”. Il commento di Generali non era tardato ad arrivare, mentre si apriva una nuova fase di botta e risposta tra UniCredit e Banco BPM sul presunto prezzo più o meno giusto di quella OPS che Piazza Gae Aulenti aveva lanciato mesi prima su Piazza Meda.
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