Generali, nuovo alert sui risparmi dal governo Meloni

Laura Naka Antonelli

4 Marzo 2025 - 14:45

Niente da fare: le rassicurazioni che Generali continua a dare al governo Meloni sul destino dei risparmi degli italiani e dei BTP cadono nel vuoto. L’ultimo attenti.

Generali, nuovo alert sui risparmi dal governo Meloni

Dal governo Meloni è stato lanciato un nuovo alert su Assicurazioni Generali e sulla fine che potrebbero fare i risparmi degli italiani gestiti dal colosso assicurativo, nel caso in cui quell’accordo con i francesi di Natixis, finora non vincolante e volto alla creazione di una joint venture attiva nell’asset management, diventasse realtà.

Non sia mai: continua a essere il mantra di diversi esponenti del governo italiano, che ribadiscono di temere che l’asse tra Trieste e i francesi minacci i risparmi degli italiani e gli asset verso cui gli stessi dovrebbero essere convogliati, ovvero i BTP, titoli di Stato italiani.

Dagli extraprofitti delle banche ai risparmi alla Patria: caccia al capro espiatorio di Borsa da parte del governo Meloni

Si torna sempre lì, alla solita questione e alla solita caccia al capro espiatorio di Borsa che il governo Meloni puntualmente torna a identificare: nelle banche italiane, colpevoli di aver fatto troppi profitti, o anzi “extraprofitti”, a causa dei rialzi dei tassi di interesse dell’area euro da parte della BCE, varati negli anni di inflazione galoppante nel blocco. Banche dunque da punire con una tassa ad hoc (la famosa tassa sugli extraprofitti, svanita poi nel nulla e rimpiazzata l’anno successivo dai cosiddetti contribuiti di solidarietà); sempre nelle banche, ancora colpevoli di non scegliere le prede di M&A prescelte dallo Stato, come dimostra il caso di UniCredit, tartassata dalle critiche per avere lanciato una OPS da 10,1 miliardi di euro circa su Banco BPM, (quest’ultima nelle intenzioni originarie di Meloni & Co. sposa perfetta per MPS-Monte dei Paschi di Siena.

Il capro espiatorio di Borsa perfetto è stato identificato dal governo Meloni anche nel gigante delle assicurazioni Generali, finita sotto attacco per avere manifestato insieme ai transalpini di Natixis, facenti capo alla banca francese Groupe des Banques Populaires et des Caisses d’Epargne (BPCE), il desiderio di dare vita a un gigante attivo nel settore dell’asset management da € 1.900 miliardi di masse gestite, al nono posto a livello mondiale e leader nell’asset management in Europa con € 4,1 miliardi di ricavi. Un campione che darebbe lustro alla stessa Italia, come ha spiegato in primis il CEO del Leone di Trieste, Philippe Donnet, e non soltanto una volta, con delucidazioni sulla bontà della operazione che sono state pubblicate anche con comunicati ufficiali vari.

A quanto pare, tuttavia, non c’è niente da fare, dal momento che quei tentativi di impartire anche a molti cittadini italiani qualche lezione di educazione finanziaria finiscono puntualmente con il fare flop.

L’ultimo allarme arrivato dal governo Meloni risale al 28 febbraio quando Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, ha riaperto il caso Generali, nel corso di un intervento all’evento Winter Edition del Forum in Masseria, organizzato alle Terme di Saturnia da Bruno Vespa e Comin & Partners. “In questo risiko bancario ci sono cose che ci preoccupano, prima tra tutti i movimenti che riguardano Generali ” mentre invece “qualunque meccanismo che ancora il risparmio italiano in Italia è qualcosa che vediamo di buon occhio ”.

Nuovo alert governo Meloni su Generali: il risparmio italiano è molto importante

Fazzolari ha riconosciuto che “non compete al Governo entrare nelle dinamiche bancarie”. Ma, a tal proposito, va detto questa frase è più che sufficiente a dimostrare come il governo predichi bene (non entrare nelle dinamiche bancarie), per poi razzolare male (come dimostra la strenua opposizione all’OPS di UniCredit su Banco BPM, solo per fare un esempio, per non parlare del piano che sarebbe alla base dell’OPS lanciata da MPS-Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca, che punterebbe proprio a Trieste).

Detto questo, ha sottolineato ancora l’esponente del governo Meloni, noi “abbiamo un problema come sistema: il risparmio italiano è molto importante”, in una situazione, ha aggiunto il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, in cui “ noi rischiamo sempre di più un risparmio italiano non in mano italiane e non più sul territorio italiano”, una situazione che rischierebbe secondo Fazzolari di diventare “un’anomalia economica”.

Le parole di Fazzolari, in sostanza, dimostrano come tutte quelle spiegazioni, o meglio lezioni, che il CEO Philippe Donnet ha cercato di dare all’Italia e al suo governo, siano cadute nel vuoto.

Generali non ha gettato però la spugna e si è fatta sentire prontamente, ribattendo di nuovo a quella che è stata l’ennesima accusa più o meno velata arrivata dal governo Meloni, alle prese con la grande missione: quella che punta ad assicurare che il risparmio degli italiani rimanga non solo in Patria, dunque assolutamente nei forzieri delle banche italiane, ma che venga destinato ad asset rigorosamente italiani, BTP in primis.

Generali ribatte a Fazzolari: ancoraggio in Italia è solido e fuori discussione

Le parole di Fazzolari non sono rimaste insomma risposta. Tempo qualche ora e, ribattere alla grande paura del governo Meloni che il risparmio di Stato possa essere quasi sequestrato dai francesi è stata di nuovo la diretta interessata, che si è fatta sentire con i commenti rilasciati dal suo portavoce Simone Bemporad:

L’ancoraggio di Generali in Italia è solido e fuori discussione. L’accordo definito con il gruppo BPCE per creare la più grande piattaforma europea di risparmio gestito per ricavi, con 1,9 trilioni di asset under management, non solo non mette in discussione le scelte di investimento dei risparmi italiani - che restano di competenza di Generali e non della piattaforma - ma potrà offrire opportunità di investimento in Italia anche a nuovi investitori internazionali”.

Bemporad ha ricordato che “Generali gestisce da anni il risparmio di milioni di clienti nel mondo e in Italia ” e che la compagnia assicurativa è “da sempre protagonista della crescita del Paese, ed intende restarlo”.

Numeri in mano, il portavoce ha anche rimarcato che, al momento, il Leone di Trieste “vanta oltre 40 miliardi di euro di investimenti verso emittenti privati e pubblici italiani, in aggiunta a 10 miliardi di immobili siti in Italia” e che la “ percentuale di investimenti in Italia da parte del Gruppo è ampiamente superiore alla media (12% nel 2023) degli altri operatori che raccolgono risparmio”.

Non è stata certo la prima volta, in queste ultime settimane in cui è tornata più volte a commentare la ragion d’essere dell’accordo stretto con Natixis e per ora non vincolante, che il gruppo, per voce dello stesso Donnet, si è ritrovato a costretto, sostanzialmente, a ripetersi.

Generali-Natixis, le fake news smentite e smontate dal Leone di Trieste. Ma è bastato?

Ancora prima, il Leone aveva presentato addirittura una sorta di lista delle fake news che continuano a girare in Italia.

Tra le grandi bufale smentite, la seguente: “A rischio la sottoscrizione dei BTP e gli investimenti in Italia”. E invece no, emerge dalla risposta data dal campione delle assicurazioni:

No, non cambieranno i criteri di gestione e di risk management, che rimarranno sotto il controllo di Generali e il presidio delle società assicurative del Gruppo. Continueranno infatti ad essere Generali e le sue controllate a definire le linee guida strategiche di investimento e l’asset allocation dell’intero Gruppo, nonché a indicare i limiti di rischio e gli obiettivi ben definiti cui si deve attenere il gestore (come l’indicazione dei paesi, delle asset class o, ad esempio, dei titoli di stato nei quali allocare gli investimenti). Al contrario, a seconda dei bisogni dei clienti, potrebbe aumentare la quota degli attivi investibili nel nostro Paese, sia BTP, obbligazioni di società italiane o azioni, oppure Real Estate o Infrastrutture ESG: una piattaforma globale quale quella che si intende creare, permetterebbe infatti di offrire interessanti opportunità di investimento nel nostro Paese, a diversi investitori basati in Europa, America e Asia”.

Per cercare evidentemente di placare l’ansia del governo Meloni - ansia ben riassunta nel mantra della presidente del Consiglio Giorgia Meloni “Più titoli di Stato nelle mani degli italiani” - Generali era salita in qualche modo anche in cattedra, commentando lo slogan risparmi della Patria alla Patria dopo l’altro colpaccio a Piazza Affari che aveva visto entrare a gamba tesa nel suo capitale UniCredit, banca italiana che ha già dato filo da torcere al governo Meloni, con l’OPS che si sarebbe permessa di lanciare su Banco BPM.

In un’intervista rilasciata a Bloomberg TV, il numero uno di Generali Philippe Donnet aveva definito l’intesa con la BPCE di Natixis “ben bilanciata in termini di governance” dopo che, nei giorni precedenti, nel rispondere a una conferenza stampa indetta per commentare il MoU siglato con i francesi, aveva definito quella paura italiana di ritrovarsi di colpo alle prese con una Generali influenzata dai diktat di Parigi prima uno scherzo, per poi sbottare e parlare di una “bufala”.

Donnet non ha nascosto neanche il proprio stupore di fronte a questa grande preoccupazione e, ai microfoni di Bloomberg, si è chiesto e ha chiesto se davvero l’Italia abbia compreso l’operazione con Natixis ricordando, più in generale, la “ grande differenza tra chi è il gestore dell’asset e chi è il proprietario dell’asset”, così precisando: “ Ovviamente il proprietario dell’asset resterà la compagnia assicurativa (dunque Generali), comprese le compagnie assicurative italiane che avranno il pieno potere decisionale sull’allocazione degli asset”.

Generali e le rassicurazioni continue al governo Meloni su risparmi e BTP. Fiato sprecato?

La carrellata di spiegazioni data all’Italia da Donnet non è stata tuttavia sufficiente, come dimostra il nuovo alert lanciato di nuovo dal governo Meloni, in particolare dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Fazzolari.

Rimane così il grande interrogativo, scattato subito: mentre si parla tanto di pericolo Francia, l’Italia di Meloni ha davvero capito?

La risposta appare, a questo punto, ovvia. D’altronde, il disegno di Meloni è stato sempre chiaro: mettere le mani sulla ricchezza degli italiani, incentivando prima di tutto la partecipazione dei piccoli risparmiatori al debito pubblico di casa, come hanno dimostrato le emissioni del BTP Valore e dell’ultima novità: quella del BTP Più, che ha messo di nuovo in evidenza la risposta positiva che i BTP People hanno dato all’ennesima chiamata alle armi lanciata dal governo italiano.

Stato VS mercato, dunque, in Italia, Paese dove va detto che non solo il governo Meloni, ma spesso altri esecutivi si sono fatti registi di alcuni dossier di Borsa.

Detto questo, lo sforzo di questo governo volto da un lato a nazionalizzare il debito pubblico, dall’altro a stabilire la stessa direzione dei vari casi di Borsa, è decisamente significativo. Lo si vede negli stessi numeri, che confermano la strategia Italy First di Meloni, anche se questo significa rifilare prima di tutto agli italiani lo stesso debito pubblico che grava sulle casse dello Stato.

Nel frattempo, Generali continua a fare gola ai grandi player della finanza italiana, in primis all’imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone: in evidenza oggi alcuni rumor riportati da MF-Milano Finanza, secondo i quali Caltagirone, oltre a salire ulteriormente nel capitale di MPS e Mediobanca, avrebbe portato la sua partecipazione nel Leone di Trieste a salire dal 7% all’8%: “Gli acquisti sarebbero stati pagati cari dall’ingegnere, che avrebbe messo sul piatto un premio di circa il 6% rispetto alla media dei prezzi dell’ultimo anno ”, si legge nell’articolo del quotidiano finanziario.

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