Il presidente del Consiglio Mario Draghi striglia i partiti e minaccia l’addio al governo. Il rischio di andare a nuove elezioni in primavera è concreto o vuole solo rimettere in riga la maggioranza?
Tutti si aspettavano una cabina di regia in vista dell’intervento contro il caro bollette, atteso nel prossimo Consiglio dei ministri. Invece Mario Draghi ha convocato a Chigi i capi-delegazione con ben altra intenzione. La sua è una sfuriata senza precedenti, secondo quanto descritto dai presenti. E per la prima volta si teme anche per la tenuta del governo.
Il presidente del Consiglio ieri è tornato in anticipo da Bruxelles per incontrare i capi-delegazione della maggioranza di governo e far loro una bella strigliata. Nasce tutto da quanto successo nella notte precedente, quando l’esecutivo è andato sotto quattro volte in commissione alla Camera sul dl Milleproroghe.
“Non siamo qui per scaldare la sedia e neanche per perdere tempo: se ai partiti e al Parlamento non va bene questo governo, trovatevi è un altro governo”, è l’ultimatum che, stando a quanto riporta Repubblica, ha dato ai partiti il presidente del Consiglio. E ora il timore della fine dell’esperienza di governo e di nuove elezioni in primavera per qualcuno è meno lontano.
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La sfuriata di Draghi contro i partiti
Draghi chiede garanzie ai partiti che lo sostengono. Loro replicano che questi contrattempi sono inevitabili nelle dinamiche parlamentari: peraltro il messaggio lanciato nelle ultime settimane da deputati e senatori è quello di un’insofferenza verso un governo che cala dall’alto i provvedimenti.
Per i parlamentari c’è un problema di metodo che nasce dal fatto che i dossier arrivano sul tavolo a Cdm già in corso. Draghi ha ascoltato le repliche dei partiti, ma poi ha rimesso al centro la questione politica: il Parlamento, a suo giudizio, deve garantire lealtà all’esecutivo su tutti i provvedimenti.
L’anno elettorale e i provvedimenti fermi
Draghi sa bene che in un anno elettorale il rischio di altri incidenti simili è concreto. D’altronde lo sapeva bene già prima, quando ancora sperava di salire al Colle più alto proprio per fuggire da dinamiche elettorali.
Non c’è solo l’incidente sul Milleproroghe: gli ostacoli sono anche altri. Ci sono vari provvedimenti fermi, dalla concorrenza agli appalti passando per la delega fiscale rimessa in discussione.
Il sostegno di Mattarella a Draghi
La sfuriata di Draghi non è arrivata all’improvviso, ma è stata studiata dal presidente del Consiglio dopo i voti sul Milleproroghe. Il presidente del Consiglio è tornato prima da Bruxelles per andare al Quirinale dove ha ricevuto il sostegno del capo dello Stato, Sergio Mattarella.
La strigliata di Draghi ai partiti era quindi condivisa dal presidente della Repubblica. Non a caso il presidente del Consiglio lo ha anche citato nel suo discorso: “Mattarella ha voluto questo governo per fare le cose che servono”.
Governo a rischio, possibili elezioni in primavera?
Il timore che Draghi possa lasciare Palazzo Chigi secondo alcuni è concreto. La finestra elettorale è ancora aperta per un mese e mezzo. Anche se, secondo quando filtrato finora, non sembra che Draghi stia davvero pensando a un addio.
La sua strigliata sembra derivi più che altro dalla volontà di rimettere in riga i partiti. E forse di mandare un chiaro messaggio: basta scherzare, il governo tira dritto e non può dipendere da capricci elettorali di partiti e parlamentari. Il voto, quindi, non sembra un’opzione sul tavolo. Ma altri incidenti come quello sul Milleproroghe potrebbero rimettere tutto in discussione.
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