Il 2023 sarà un anno molto importante per Giorgia Meloni: dalle tasse alle pensioni passando per l’energia, il Pnrr e il reddito di cittadinanza, ecco gli impegni per il governo.
Che anno sarà il 2023 per il governo Meloni? Dopo aver vinto nettamente le elezioni politiche dello scorso 25 settembre e l’esser riusciti a licenziare entro il 31 dicembre la legge di Bilancio, il prossimo anno sarà molto delicato per la maggioranza di centrodestra.
Come ha spiegato Giorgia Meloni durante la conferenza stampa di fine anno, visto che nella legge di Bilancio quasi due terzi delle risorse sono state impegnate per il caro-bollette, il governo non ha avuto modo - e tempo - di mantenere le tante promesse fatte ai cittadini durante la campagna elettorale.
Sui grandi temi come tasse e pensioni infatti, il 2023 dovrebbe essere per il governo Meloni l’anno in cui sarà necessario imbastire quelle riforme messe nero su bianco nel programma elettorale: flat tax e superamento della riforma Fornero.
Nei primi mesi del 2023 poi sono stati calendarizzati anche importanti appuntamenti per riformare la giustizia e il codice della strada, senza contare il tavolo di lavoro per dare corpo a quella misura che andrà a sostituire il reddito di cittadinanza.
Oltre a quella riguardante il Pnrr, la sfida più grande per il governo Meloni sarà quella dell’energia, visto che nel 2023 i soldi a disposizione per le varie riforme dipenderanno da quanto lo Stato dovrà continuare a spendere per mitigare le bollette degli italiani.
Governo Meloni: che 2023 sarà?
Su un totale di spesa di 35 miliardi, nella legge di Bilancio 2023 ben 21 miliardi - tutti derivanti da deficit - sono stati destinati alla proroga delle misure contro il caro-bollette; il governo Meloni però ha ammesso che questi soldi basteranno solo per i primi tre mesi del 2023.
Ad aprile di conseguenza Giorgia Meloni potrebbe essere costretta a imbastire una manovra bis in tempi record, con la presidente del Consiglio che ha confermato che il suo governo è pronto a intervenire, qualora ce ne fosse bisogno, per continuare a sostenere gli italiani in questa “battaglia” contro i rincari.
Soltanto per le bollette, da quando è scoppiata la guerra l’Italia ha speso qualcosa come 76 miliardi, più del doppio rispetto al costo della legge di Bilancio 2023, facendo ricorso in parte al deficit e per il resto all’extra gettito e ai risparmi ricavati dal Mef tra le pieghe del bilancio.
Il governo Meloni così dovrà decidere ad aprile se reperire questi fondi necessari per le bollette tramite deficit oppure procedendo a tagli alla spesa e a nuove tasse; inoltre c’è il grande punto interrogativo dell’approvvigionamento energetico, visto che per diversi analisti nel 2023 l’Europa potrebbe avere un grosso ammanco di gas tale da rendere difficoltoso il riempimento dei siti di stoccaggio.
Dalle tasse alle pensioni
Il 2023 però sarà per il governo Meloni anche l’anno delle grandi riforme; dopo aver dato una sorta di piccolo assaggio nella legge di Bilancio, la maggioranza adesso dovrà cercare di mantenere gli impegni presi con gli elettori.
A gennaio così partirà il tavolo per la riforma delle pensioni, anche se non sarà facile trovare i soldi necessari per superare la riforma Fornero come più volte annunciato da Matteo Salvini in questi mesi.
Stesso discorso per il fisco, con la flat tax - altra grande bandierina leghista - che nei piani del governo dovrebbe essere estesa nel 2023 ad altre categorie di lavoratori: anche qui la sfida più grande sarà quella relativa alle coperture.
Sul fronte del reddito di cittadinanza, che nei piani di Giorgia Meloni terminerà la sua esistenza nel 2023, già a gennaio il ministero del Lavoro inizierà a riunirsi per delineare quella che sarà la misura alternativa al rdc.
Altra grande sfida sarà quella relativa al Pnrr, una partita dove l’Italia si gioca una buona fetta del suo futuro, con il nostro Paese che adesso sarà chiamato alla parte più difficile: dare vita a quei provvedimenti, a quelle opere e a quei cantieri, finora tali solo sulla carta.
I primi mesi dell’anno poi saranno quelli decisi per la riforma della giustizia e del codice della strada, con il ministro Salvini che a riguardo già ha annunciato una stretta sui monopattini elettrici con l’introduzione dell’obbligo di casco e targa.
Infine il governo Meloni a breve dovrà licenziare il sesto decreto per l’invio di armi all’Ucraina e prendere una decisione sulla riforma del Mes, visto che al momento è rimasta solo l’Italia a dover ratificare le nuove linee guida del meccanismo.
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