Il governo Meloni dichiara guerra a Francia e Germania: strategia per ottenere fondo sovrano e modifiche al Pnrr?

Stefano Rizzuti

9 Febbraio 2023 - 12:04

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, protesta contro Francia e Germania: si tratta di una strategia per chiedere all’Ue un fondo sovrano e le modifiche al Pnrr? Ecco cosa vuole il governo.

Il governo Meloni dichiara guerra a Francia e Germania: strategia per ottenere fondo sovrano e modifiche al Pnrr?

Le posizioni tra Italia e Ue sembrano distanti come non mai da quando il governo Meloni si è insediato. Lo sono sulla direttiva sulle case green, ma anche sulla risposta al piano anti-inflazione degli Usa. E, ancora, sulle modifiche al Pnrr e sul fondo sovrano che Roma chiede a Bruxelles.

L’irritazione del governo guidato da Giorgia Meloni è evidente e viene mostrata dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in un colloquio con alcuni giornali, tra cui Il Sole 24 Ore e il Corriere della Sera. Parlando in vista del Consiglio europeo sulle mosse da mettere in campo in risposta all’Inflation Reduction Act degli Usa, il ministro dell’Economia non nasconde il suo risentimento anche verso le iniziative di Francia e Germania.

Giorgetti parla quindi delle trattative in Ue, spiegando di volerle legare alla riforma strutturale delle regole fiscali comunitarie. Ma non solo, perché le richieste del governo italiano sono diverse e toccano il fondo sovrano, gli aiuti di Stato, le modifiche al Pnrr e il patto di stabilità.

Le richieste di Giorgetti all’Ue

Giorgetti apre a un accordo per l’aumento degli spazi sugli aiuti di Stato, ma in cambio vuole ottenere qualcosa. Per esempio “una flessibilità ampia sulla revisione di tempi e contenuti del Pnrr”. E anche una “riforma della governance europea che non penalizzi gli investimenti strategici”.

Il fondo sovrano contro l’inflazione

L’auspicio del ministro dell’Economia è di arrivare a un fondo comune per una strategia “comune non solo su transizione energetica e digitale, ma anche sui temi di cui si parla meno come difesa, aerostazione o materie prime critiche”. Di fatto l’obiettivo è quello di estendere il concetto alla base del Next Generation Eu. Tuttavia per una richiesta del genere, secondo Giorgetti, i tempi non sono ancora maturi perché servirebbe “una capacità fiscale comune”.

Le richieste all’Ue per modificare il Pnrr

Giorgetti all’Ue torna a chiedere anche maggiore flessibilità sulla revisione del Pnrr. In questi giorni è in corso la ricognizione dei progetti, poi bisognerà scegliere a cosa rinunciare. Perché, secondo Giorgetti, ci sono opere non strategiche, altre difficili da completare entro il 2026 e invece mancherebbero alcuni interventi ritenuti essenziali. Per esempio investimenti per far diventare l’Italia un hub energetico dall’Africa, ma anche sull’acciaio verde e l’idrogeno.

Il governo Meloni contro Francia e Germania

Il punto cruciale dell’incontro di Giorgetti con la stampa è però il viaggio dei ministri dell’Economia di Francia e Germania, Bruno Le Maire e Robert Habeck, che sono andati in solitaria in missione negli Stati Uniti. Il ministro italiano non era stato informato: “Ogni Paese è libero di fare quello che ritiene, ma il punto di fondo è chiaro, si tratta di decidere se vogliamo o non vogliamo dare una risposta europea”.

Giorgetti non nega le sue perplessità su questa iniziativa: “Non siamo stati informati e la cosa non ci offende: ci sorprende. Se l’avesse fatto l’Italia, questo governo sarebbe stato accusato di essere sovranista e antieuropeo”. Gli attacchi a Francia e Germania, però, non sono finiti.

Anche sugli aiuti di Stato, Giorgetti lamenta che l’idea europea favorisce proprio questi due Paesi: “Così si mina il mercato unico, che è uno dei pilastri dell’Ue”. Infine, dubbi anche sul patto di stabilità: per il ministro dell’Economia è “inaccettabile l’idea che ci siano Paesi di serie A, di serie B e di serie C”. Tante proteste che Giorgetti vuole far arrivare a Bruxelles. Che sia una strategia per provare a ottenere qualcosa in più, magari proprio su Pnrr e fondo sovrano, nelle trattative del Consiglio europeo?

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