La guerra è arrivata in Russia: adesso rischiamo una escalation nucleare?

Alessandro Cipolla

5 Giugno 2023 - 08:27

L’Ucraina tramite i “partigiani” inglobati nel loro esercito sono entrati nella regione di Belgorod: la guerra è arrivata in Russia e aumentano i rischi di una escalation nucleare.

La guerra è arrivata in Russia: adesso rischiamo una escalation nucleare?

Tra Ucraina e Russia ormai è guerra totale: sedici mesi dopo l’invasione da parte di Mosca, adesso le incursioni nel territorio russo da parte dei “partigiani” da tempo inglobati tra fila delle truppe di Kiev sono diventate un dato di fatto.

Una novità che riaccende i campanelli d’allarme di una possibile guerra nucleare: la dottrina difensiva della Russia del resto parla chiaro a riguardo, con il Cremlino che teoricamente è chiamato a utilizzare tutte le armi a propria disposizione - anche quelle atomiche - per difendere le proprie città se attaccate.

Quello che sta succedendo negli ultimi giorni nella regione di Belgorod, territorio di confine facente parte della Federazione russa non lontano dalla città ucraina di Kharkiv, ci fa capire come la guerra stia per entrare in una nuova fase.

Se la controffensiva ucraina ancora fatica a palesarsi nonostante gli annunci di Kiev, l’azione dell’esercito ucraino al momento sembrerebbe essere affidata alle incursioni di Rdk e Libertà alla Russia, due unità militari formate da russi anti-Putin che da mesi combattono in questa guerra contro la propria patria.

Questi “partigiani” adesso hanno fatto prigionieri due soldati russi nella zona di Belgorod, con i mercenari del gruppo Wagner che si sono detti pronti a intervenire per fermare gli attacchi: se la Russia però dovesse andare in difficoltà, a quel punto lo scenario di una guerra nucleare non sarebbe più - drammaticamente - irreale.

Guerra in Russia: aumenta il rischio nucleare

Nelle scorse ore, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha avvertito: se l’Occidente dovesse fornire all’Ucraina anche dei missili a lungo raggio, capaci di colpire in maniera sistematica il territorio russo, aumenterebbero di conseguenza i rischi di una escalation.

Il chiaro riferimento è a una possibile guerra nucleare, anche se per Vladimir Putin questa sarebbe solo l’ultima delle opzioni sul tavolo viste le possibili conseguenze: soltanto in caso di una debacle totale delle truppe russe, il presidente potrebbe oltrepassare la tragica linea russa delle armi atomiche.

Le azioni dei “partigiani” anti-Putin a Belgorod però hanno il forte sapore del diversivo, un modo per distogliere l’attenzione da parte dei media occidentali da una controffensiva che, seppur annunciata per la primavera, a questo punto dovrebbe arrivare soltanto in estate.

Portare la guerra in Russia da parte dell’Ucraina però significa anche ripagare con la stessa moneta il terrore che la popolazione ucraina sta vivendo da sedici mesi a questa parte: dalla regione di Belgorod è iniziata l’evacuazione dei civili, ma per aumentare la loro efficacia le milizie anti-Putin hanno bisogno di armi a lungo raggio.

Se come pare presto una conferenza di pace potrebbe portare a un cessate il fuoco tra Mosca e Kiev - l’Ucraina otterrebbe la garanzia di essere difesa dall’Occidente e Putin invece manterrebbe il controllo dei territori finora conquistati - al tempo stesso in Russia potrebbe generarsi una sorta di guerra civile: in un modo o nell’altro, il grande obiettivo di Washington resta sempre la detronizzazione dello “zar” Vladimir.

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