Gli Houti, i guerriglieri sciiti dello Yemen stanno attaccando le navi nel Mar Rosso, ma perché? ecco chi sono, cosa vogliono e sono veramente una minaccia?
Lo Yemen irrompe sullo sfondo della guerra in Palestina, con gli Houthi, le milizie sciite che hanno dichiarato guerra a Israele e ora attaccano il Mar Rosso.
Si apre così un terzo fronte nella guerra tra Israele e Hamas, una guerra che si è presto trasformata in un genocidio del popolo palestinese e il portavoce delle forze yemenite è stato chiaro: gli Huthi - che controllano lo Yemen dalla sanguinosa guerra civile - continueranno a lanciare attacchi contro Israele fino a quando non terminerà l’offensiva israeliana contro i “nostri fratelli oppressi in Palestina”.
Gli Houthi sono stati gli unici disposti a sfidare apertamente Israele, ma perché stanno attaccando il Mar Rosso, dove presto giungerà la nave da guerra italiana Virginio Fasan per prendere parte alla coalizione anti-Houthi lanciata dagli Stati Uniti.
Ma chi sono gli Huthi e cosa c’entrano con la guerra in Palestina? È opportuno sciogliere ogni dubbio, comprendendo la posizione strategica dello Yemen, dilaniato da anni da una guerra civile, mentre l’Occidente rimane indifferente. Di seguito tutto quello che serve sapere a riguardo.
Yemen, dove si trova e chi sono gli Houthi: la loro storia?
Gli Houthi sono una milizia sciita che ormai da qualche anno controlla Sana’a, la capitale yemenita. Lo Yemen è un piccolo Stato che si trova nel sud della penisola araba e confina a Nord con l’Arabia Saudita e ad Est con l’Oman.
Tutt’oggi lo Stato ha un ruolo strategico in quanto controlla mezzo stretto di Bab el Mandeb, che collega il Mar Rosso con il Golfo di Aden, una via di commercio importante, specialmente per il petrolio, di cui lo Yemen è ricco.
Dopo una lunga storia di colonialismo che vede lo Yemen diviso tra l’impero ottomano e la Gran Bretagna, dopo movimenti insurrezionali e indipendentisti, dal 1962 e fino al 1990 lo Yemen era diviso in due stati:
- a nord la Repubblica Araba dello Yemen, governata in maniera autoritaria da Ali Abdullah Saleh;
- a sud la Repubblica Democratica popolare dello Yemen, governata da un regime marxista.
Dopo l’unificazione, avvenuta sotto la guida di Saleh nel maggio 1990, nel sud e a nord si sono sviluppati a fasi alterne diversi movimenti indipendentisti.
È proprio negli anni ’90, per l’esattezza nel 1992, che nascono in funzione antigovernativa gli Houthi - che ufficialmente si chiamerebbero Anṣār Allāh, “Partigiani di Dio” - prendendo il nome dal loro leader fondatore, Ḥusayn Badr al-Dīn al-Ḥūthī, ucciso dalle forze statali yemenite nel 2004. Oggi il leader degli Huthi è Abdul Malik al-Houthi, diretto discendente del fondatore del gruppo, che solo recentemente è stato eliminato dall’elenco statunitense dei terroristi.
Gli Huthi si sono imposti come guida per la minoranza sciita, che in alcune zone del Paese arriva a circa il 45%, facendosi portavoce anche della corrente sciita zaydita, una corrente dell’Islam diffusa solamente in Yemen. Il gruppo si è reso protagonista delle protese della cosiddetta Primavera araba che hanno portato alla caduta del regime di Saleh nel 2011.
Tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012 è stata quindi avviata una lenta transizione politica, sostenuta dai paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG) - Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman e Qatar - in special modo dall’ Arabia Saudita, che ha sostenuto il nuovo presidente Abdel Rabbo Monsour Hadi. Grazie all’appoggio dell’Iran, gli Huthi nel febbraio del 2015 hanno conquistato la capitale San’a, costringendo alle dimissioni il presidente Hadi che si è rifugiato a Sud ad Aden, seconda capitale dello Yemen.
È da quel momento che lo Yemen è devastato da una guerra civile - tra i ribelli Huthi e le forze governative supportate da una coalizione internazionale guidata dall’ Arabia Saudita - e da una terribile crisi umanitaria, che costringono alla fame una parte consistente della popolazione da oltre otto anni.
Yemen, perché gli Houthi sono entrati in guerra contro Israele?
Dichiarando guerra a Israele, gli Houthi hanno aperto un terzo fronte nel conflitto israelo-palestinese, ma a tirare i fili di questo intricato conflitto bellico sembra essere ancora una volta l’Iran, che negli anni ha sostenuto il gruppo yemenita.
Da sempre gli Houthi hanno trovato uno alleato nell’Iran, che in loro ha visto uno strumento per diffondere la corrente sciita in uno stato prevalentemente sunnita. Un’alleanza non solo ideologica, ma anche militare. Come nel caso di Hamas e di Hezbollah, senza l’Iran, gli Huthi difficilmente avrebbero potuto tenere testa a una coalizione che comprende tutti i paesi del CCG con il sostegno degli Stati Uniti.
Inoltre, gli Houthi agiscono in contrapposizione alle forze yemenite filo-saudite e a quelle sostenute dagli Emirati Arabi, e secondo Elonora Ardemagni, ricercatrice dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale), gli Houthi starebbero utilizzando la guerra Israele-Hamas per “tenere sotto scacco soprattutto l’ Arabia Saudita”, mettendo Riyadh in una posizione “scomoda” nel mezzo delle trattative per il cessate il fuoco in Yemen.
Yemen, perché gli Houthi attaccano le navi nel Mar Rosso: sono veramente una minaccia?
Il Mar Rosso è un punto nevralgico per l’intero Medio Oriente e gli Houthi hanno deciso di combattere la guerra contro Israele non solo con armi tradizionali, ma puntando a indebolire uno dei punti forza del Paese: il commercio e l’economia.
Attraverso il Mar Rosso, infatti, ogni giorno transitano navi da commercio e petroliere dirette verso Israele e non solo. E gli Houthi, consci di questo, hanno dichiarato che se Gaza non riceverà il cibo e le medicine di cui ha bisogno, “tutte le navi nel Mar Rosso dirette verso i porti israeliani diventeranno un obiettivo” per le loro forze armate. E così è stato.
Da allora quasi ogni giorno le forze yemenite hanno sparato contro numerose navi cargo e petroliere dirette verso Israele, fatto per cui diverse compagnie hanno deciso di sospendere le proprie operazioni nel Mar Rosso.
Il piano di indebolire Israele starebbe riuscendo. Ma, quando si tratta di petrolio l’Occidente sembra essere più reattivo e Washington ha lanciato una coalizione anti Houthi a cui prenderà parte anche l’Italia.
Guardando alla pericolosità degli Houthi, bisogna considerare che la forza militare è irrisoria se paragonata a quella israeliana e dell’ Arabia Saudita, dove potrebbe effettivamente attaccare da terra, è vero anche che Teheran negli anni ha fornito armi in grado di impensierire lo Stato ebraico. Eppure, pur non essendo militarmente una minaccia, le azioni degli Houthi sono una minaccia per il commercio internazionale le cui navi transitano nel Mar Rosso e per l’economia israeliana.
Il rischio di un allargamento del conflitto in Medio Oriente sembra ormai una concreta minaccia e ancora una volta a farne le spese saranno i civili. Eppure, i cittadini occidentali, lontani dalla guerra, dovrebbero porsi un’altra domanda: perché gli Stati Uniti e gli altri Paesi sono subito intervenuti nel Mar Rosso, mentre hanno atteso che l’ONU lanciasse l’allarme per un genocidio in Palestina prima di chiedere il cessate il fuoco?
È una domanda questa a cui si dovrà rispondere, ricordando che l’ultima risoluzione umanitaria è stata ostacolata dagli stessi Stati Uniti, mentre le vittime in Palestina hanno superato le 20mila unità.
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