I problemi della Cina in 4 grafici. Perché il dragone è l’incognita del 2024

Violetta Silvestri

15 Dicembre 2023 - 11:01

La Cina sarà protagonista dell’economia mondiale nel 2024: quali sono le sfide di Pechino? In 4 grafici, tutti i problemi irrisolti e i dubbi sulla potenza economica del dragone.

I problemi della Cina in 4 grafici. Perché il dragone è l’incognita del 2024

La Cina si candida a essere una delle protagoniste dell’economia mondiale nel 2024. L’anno prossimo, infatti, si preannuncia ricco di sfide per il dragone, in un contesto internazionale quanto mai teso, complesso, incerto e in repentino cambiamento.

La seconda economia più grande del mondo ha faticato finora ad avviare la tanto attesa ripresa dalle severe restrizioni pandemiche. Le difficoltà nel mercato immobiliare, i rischi del debito pubblico locale e l’indebolimento della domanda globale e di quella interna hanno rallentato lo slancio del dragone e aumentato i dubbi degli analisti su una svolta nel 2024.

La crescita cinese sembra intrappolata in una rete di problemi irrisolti e di mutamenti in corso nella struttura economica dagli esiti incerti. In 4 grafici si possono sintetizzare le sfide di Pechino per il 2024, sulle quali l’attenzione di economisti, politici e analisti mondiali è ai massimi livelli.

1. La Cina perde slancio in Asia

Il gigante cinese non è più il motore della crescita asiatica. Stando ai dati del Pmi composito di novembre, infatti, Pechino ha registrato una contrazione e si è quindi distanziata da altre potenze del continente.

L’indicatore ha una certa rilevanza poiché mostra l’andamento della produzione manifatturiera. Il grafico elaborato da Ispi ha illustrato la perdita di peso della Cina in questo settore, a vantaggio di Paesi che ora corrono più del dragone:

Pmi composito nelle principali potenze asiatiche Pmi composito nelle principali potenze asiatiche La Cina perde slancio, l'India vince su tutti

L’India è la nazione candidata a guidare l’Asia nel prossimo futuro. Il suo indice Pmi, infatti, ha evidenziato una crescita di produzione costante per l’intero 2023. L’espansione ha caratterizzato anche l’Indonesia.

Questi sorpassi della Cina sono segnali da non trascurare. In un mondo sempre più frammentato a livello geopolitico e nel quale la rivalità Usa-Cina sta orientando le catene di approvvigionamento occidentali verso nuovi partner, soprattutto in Asia, la debolezza del dragone potrebbe spingere ancora di più lo sviluppo di altre potenze. Preferite sia per migliori prospettive economiche che per ragioni politiche.

2. La ripresa cinese è irregolare

Sebbene la produzione industriale e le vendite al dettaglio siano aumentate a novembre, secondo i dati ufficiali pubblicati venerdì 15 dicembre, tali numeri sono stati distorti dal confronto con un anno fa, quando le misure restrittive per il Covid avevano limitato l’attività.

Nel dettaglio, la produzione industriale è cresciuta al ritmo più veloce da febbraio 2022 a novembre, anche se la crescita delle vendite al dettaglio ha deluso le aspettative, indicando una ripresa irregolare nella seconda economia mondiale.

Gli economisti sono sempre più cauti nel formulare previsioni sul dragone. Il grafico sugli ultimi dati è emblematico sull’incertezza economica, poiché rapportati a un debole 2022:

Produzione industriale e vendite al dettaglio Produzione industriale e vendite al dettaglio Andamento 2023

Questi dati seguono altri indicatori di novembre che mostrano la fragilità economica cinese. Le importazioni hanno continuato a diminuire e mentre le esportazioni sono cresciute per la prima volta in sei mesi, gli analisti hanno attribuito questo dato agli sconti eccezionali offerti dai produttori.

I prezzi al consumo, nel frattempo, sono scesi al ritmo più rapido degli ultimi tre anni e la deflazione industriale si è aggravata. La ripresa irregolare ha spinto gli analisti ad avvertire che la Cina potrebbe declinare verso una stagnazione in stile giapponese entro la fine di questo decennio, a meno che i politici non adottino misure più incisive.

3. Lo spettro della deflazione

I prezzi al consumo cinesi sono scesi nel corso dell’anno fino a ottobre. La previsione è che il deflatore del Pil, una misura generale dei prezzi, diminuirà nel 2023 e trascinerà il dragone in deflazione.

Il Grafico elaborato da The Economist è emblematico al riguardo:

Deflazione cinese Deflazione cinese Il tonfo nel 2023

Se i politici cinesi non fanno di più per aumentare la domanda, potrebbero non riuscire a dissipare la deflazione, il che eroderà la redditività delle aziende, aumenterà il peso del debito e rafforzerà la sfiducia dei consumatori secondo gli esperti.

4. I dubbi sulla “nuova” industria cinese

Un cambiamento nella struttura industriale della Cina è sempre più necessaria per dare una svolta alla crescita. Ne sono convinti i funzionari politici, che hanno iniziato a parlare dei “nuovi tre”, un trio di settori che comprende auto elettriche, batterie agli ioni di litio ed energie rinnovabili, in particolare energia eolica e solare che dovrebbe spingere il dragone verso la ripresa.

Ma quanto valgono davvero questi comparti? Il grafico di The Economist ha offerto un prospetto di crescita per i prossimi anni in confronto con i settori tradizionali (immobiliare in primis):

Nuove industrie vs vecchi settori Nuove industrie vs vecchi settori Quanto valgono in termini di Pil?

Nonostante il loro dinamismo, le nuove industrie sono relativamente piccole e rappresentano il 3,5% del Pil cinese, secondo Maggie Wei della banca Goldman Sachs. Al contrario, il settore immobiliare pesa ancora il 23% del Pil, prendendo in considerazione i suoi collegamenti con i fornitori a monte, la domanda dei consumatori e le finanze dei governi locali. Anche se i “nuovi tre” insieme dovessero espandersi del 20% all’anno, non potranno aggiungere alla crescita nei prossimi anni tanto quanto la recessione immobiliare ne sottrarrà.

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