Non sai se il datore di lavoro può ridurre lo stipendio in maniera autonoma oppure se è necessario il tuo consenso? Ecco cosa devi sapere a riguardo e cosa è previsto dalla legge a tua tutela.
Se sei un dipendente in un’azienda molto probabilmente vorrai sapere quali sono tutte le tutele che ti spettano a seguito della firma del contratto di lavoro. Orario di lavoro, malattia, permessi e stipendio sono argomenti che riguardano ogni lavoratore subordinato e su cui la legge è molto chiara nel definire le garanzie previste a suo favore. In particolare, il datore di lavoro può ridurti lo stipendio di sua autonoma iniziativa, senza che tu possa opporti a riguardo?
Di seguito vogliamo soffermarci proprio sullo stipendio o retribuzione dipendenti, versato dal datore di lavoro a favore di chi svolge le mansioni stabilite nel contratto individuale. Ebbene, non devi dimenticare che la retribuzione che l’azienda ti eroga mensilmente è uno degli elementi essenziali del contratto individuale di lavoro. Va da sé dunque che le regole e i meccanismi in materia sono dettagliatamente definiti dalla legge, in modo da assicurarti il rispetto di quanto previsto nella Costituzione: “il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.
Il punto che vogliamo affrontare in questo articolo - e che sicuramente potrà interessarti per capire come e quanto sei tutelato sul piano dello stipendio - è il seguente: la retribuzione può essere modificata con la sola iniziativa del datore di lavoro? L’importo dello stipendio può essere diminuito su impulso dell’azienda e senza averti coinvolto nella decisione in senso peggiorativo? Insomma, il datore di lavoro può ridurre lo stipendio del dipendente in piena libertà? Scopriamolo di seguito, onde fare chiarezza su quelli che sono i tuoi diritti su questo piano.
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Il datore di lavoro può ridurre lo stipendio del dipendente? Il divieto di modifica unilaterale da parte dell’azienda
Come già saprai lo stipendio consiste in una somma prefissata che ti è pagata da colui che ti ha assunto, per svolgere il lavoro di cui al contratto individuale. Esso è suddiviso in pagamenti mensili nell’arco dell’anno. Lo stipendio è oggetto di accordo tra datore di lavoro e dipendente alla data dell’assunzione e specificato nel tuo contratto. Già questo dovrebbe farti intuire la risposta alla domanda di cui al titolo.
Pensiamo al caso di chi è stato contattato dal responsabile delle risorse umane dell’azienda nella quale lavora. Nel colloquio con il responsabile, il lavoratore ha ricevuto la proposta di riduzione dello stipendio per salvaguardare il proprio posto di lavoro. Egli ha scelto di rispondere negativamente, per non vedersi diminuire lo stipendio, con tutte le conseguenze che ne possono derivare sul piano delle spese personali e familiari. In casi come questo, potresti chiederti se il datore di lavoro può comunque procedere autonomamente - riducendo di sua volontà l’ammontare del tuo stipendio.
Ebbene, non devi aver dubbi a riguardo: il datore di lavoro non può modificare unilateralmente la retribuzione in quanto essa è, dal punto di vista del diritto del lavoro, è uno degli elementi essenziali del contratto individuale. In altre parole, può essere modificata soltanto con l’ok del lavoratore e secondo le modalità che tra poco ti chiariremo. D’altronde va da sé che a parità di mansioni, diminuire lo stipendio significherebbe dare luogo ad una palese violazione del quadro dei diritti di ogni lavoratore. E di ciò devi avere piena consapevolezza, onde evitare brutte sorprese da parte del tuo datore di lavoro.
Il datore di lavoro può ridurre lo stipendio del lavoratore? L’importanza del CCNL
Attenzione però: quanto abbiamo detto finora, non significa che sia vigente una sorta di divieto generalizzato di riduzione del tuo stipendio. Come vedremo tra poco, essa può però concretizzarsi soltanto a specifiche condizioni, previste dalla legge per tutelare te e i tuoi diritti di lavoratore, compreso quello di percepire lo stipendio secondo quanto previsto nel tuo contratto.
D’altronde il principio di giusta retribuzione di cui in Costituzione è chiaro e ti protegge: ricordati infatti che, ad ogni lavoratore spetta una retribuzione proporzionata alla quantità ed alla qualità del lavoro svolto e, comunque, sufficiente a garantire a sé ed alla sua famiglia una esistenza libera e dignitosa. Si tratta di un principio a cui nessun datore di lavoro può apporre deroghe.
Non devi poi dimenticare che sul piano dell’importo del tuo stipendio assume rilievo il CCNL di riferimento. Infatti quando un dipendente viene assunto dal datore di lavoro, questi gli assegna una categoria legale, un livello di inquadramento ed una mansione. Grazie a ciò potrai aver chiaro l’ammontare della tua retribuzione mensile minima, prevista dal contratto collettivo di lavoro.
I contratti collettivi sono di estrema importanza per il lavoratore giacché includono i cosiddetti minimi salariali. Essi ti spettano e ti tutelano proprio sulla base del tuo livello di inquadramento. Senza contare che vi sono casi in cui il lavoratore e l’azienda che lo assume decidono per l’attribuzione di uno stipendio maggiore rispetto a quanto previsto e garantito nel CCNL.
Il datore di lavoro può ridurre lo stipendio del dipendente? Il patto sottoscritto presso la sede protetta
Lo abbiamo detto in precedenza e lo ribadiamo per chiarezza: il datore di lavoro non può scegliere di diminuirti lo stipendio senza che tu abbia potuto esprimerti o manifestare la tua contrarietà. D’altronde lo stipendio va a toccare gli interessi e i bisogni tuoi e della tua famiglia, pertanto è ovvio che non possa finire nel mirino dell’azienda senza che tu possa intervenire.
Anzi devi sapere che anche in quelle ipotesi nelle quali l’azienda può legittimamente farti svolgere mansioni inferiori rispetto a quelle pattuite in origine, il datore deve comunque conservare inalterato il trattamento retributivo di cui al contratto di lavoro. Nel diritto del lavoro c’è infatti un principio a tua tutela, denominato ’principio di irriducibilità della retribuzione’.
Attenzione però: ciò non significa un no assoluto alla possibilità che il datore di lavoro riduca lo stipendio del dipendente. Onde diminuire il trattamento retributivo del lavoratore è però obbligatorio sottoscrivere un apposito patto presso una sede protetta. Ti chiederai che cos’è una sede protetta, ma la risposta è molto semplice. La sede protetta è il luogo che serve a garantire che l’accordo per la riduzione dello stipendio sia stipulato nel tuo specifico interesse e senza condizionamenti dell’azienda.
L’interesse è da individuare tra quelli che seguono:
- migliori condizioni di vita;
- conservare il posto di lavoro;
- conseguire una nuova formazione professionale.
Soltanto così l’accordo, detto ’patto di demansionamento’, sarà considerato valido. In concreto la sede protetta possono essere i sindacati, gli uffici del giudice del lavoro, l’Ispettorato nazionale del Lavoro o la Commissione di certificazione dei contratti di lavoro. Ricordati che in questi ambiti vi sarà chi ti informerà sugli esatti contenuti del patto che andrai a firmare con il datore e quali conseguenze potrà implicare sul piano del tuo stipendio. Infatti in base alla legge il lavoratore potrà essere assistito dal rappresentante di una associazione sindacale a cui aderisce, da un avvocato o da un consulente del lavoro.
Ovviamente nel caso in cui il datore di lavoro riduca lo stipendio del dipendente senza rispettare queste regole di garanzia, sarà possibile agire per via giudiziaria onde veder riconosciuti i propri diritti.
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