Il lavoratore autonomo può assumere personale con contratto di lavoro subordinato?

Claudio Garau

16/11/2022

Una questione interessante in tema di diritto del lavoro attiene alla possibilità di assumere dipendenti, da parte di colui che svolge un lavoro autonomo. Si può fare? Ecco come stanno le cose.

Il lavoratore autonomo può assumere personale con contratto di lavoro subordinato?

Una delle fondamentali distinzioni nel diritto del lavoro è quella tra lavoro subordinato e lavoro autonomo: essa si fonda sulle modalità con cui la prestazione viene svolta e fa riferimento a due distinte tipologie di contratto di lavoro, ciascuna con una disciplina legale differente.

Parlarne ha sicuramente rilievo, se pensiamo che, secondo dati raccolti quest’anno dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, l’Italia è il paese europeo con il più elevato numero di occupati in proprio. Nel nostro territorio i lavoratori autonomi superano i 5 milioni, e l’incidenza sul totale è la più alta anche fra i giovani. Infatti su poco più di 4 milioni di persone con un lavoro in età compresa tra i 25 e i 34 anni, il 16,3% fa un lavoro autonomo - contro una media nell’Unione Europea pari al 9,4%. Invece i lavoratori subordinati in Italia costituiscono un totale che oltrepassa i 23 milioni di persone (dati Istat).

Di seguito intendiamo richiamare quelle che sono le peculiarità del lavoro subordinato e ciò che lo contraddistingue, per poi fare lo stesso con riferimento al lavoro autonomo. Questo ci servirà a rispondere con puntualità ad una domanda soltanto all’apparenza banale: il lavoratore autonomo può assumere una o più persone con contratto di lavoro subordinato? Scopriamolo insieme.

Che cos’è il lavoro autonomo in breve

A differenza del lavoro subordinato, nel lavoro autonomo il lavoratore non segue le direttive e le istruzioni di un datore di lavoro: infatti, il luogo, l’orario e la modalità con cui il lavoro viene svolto sono decise dal lavoratore stesso. Finalità e al contempo obbligo dell’autonomo è raggiungere il risultato concordato con il cliente, che ha commissionato un certo lavoro. Per fare un esempio pratico, pensiamo alla realizzazione di un abito su misura oppure di un sito web per una azienda nata da poco.

In linea generale le parti possono scegliere in libertà come articolare il contenuto del contratto che impegna cliente e lavoratore autonomo. Per questo si può - ad esempio - prevedere il pagamento del compenso soltanto al raggiungimento del risultato finale. In genere, il pagamento del compenso per il lavoro svolto si compie con la presentazione di una fattura del lavoratore. Per questo l’autonomo è tenuto ad aprire una partita Iva - la quale potrà anche essere una partita Iva in regime forfettario.

Attenzione però, al fine di accedere al regime forfettario è necessario che i compensi annui siano al di sotto della soglia pari a 65mila euro. Infatti se detta soglia viene superata, dall’anno dopo il lavoratore autonomo dovrà adottare il regime fiscale ordinario.

Non dimentichiamo poi che un’altra importante differenza rispetto al lavoro subordinato o dipendente attiene al fatto che il lavoratore autonomo è obbligato a versare da solo i propri contributi previdenziali, non essendovi un datore di lavoro con questo compito.

Alcune precisazioni sulle tipologie di contratto di lavoro autonomo

La norme in materia di rapporti di lavoro danno ampio risalto alla libertà contrattuale delle parti. Abbiamo ricordato che con l’espressione lavoro autonomo si fa riferimento a quelle prestazioni che si svolgono realizzando un’opera o un servizio verso un committente o cliente, su corrispettivo e senza vincolo di subordinazione. Si tratta delle attività di professionisti, consulenti, artigiani, agenti e rappresentanti di commercio. Ebbene per essi il lavoro autonomo può essere regolato da vari tipi di contratto.

Ad esempio allo scopo di realizzare un’opera specifica, da consegnare entro un termine prefissato (es. una campagna pubblicitaria), il contratto più opportuno è quello di prestazione d’opera o di lavoro per freelance.

Invece per ciò che attiene ai servizi che proseguono nel corso del tempo e che non includono una data di consegna finale, la scelta più opportuna è costituita dal contratto di fornitura di servizio continuativo. Pensiamo ad es. al contratto per la pulizia settimanale degli spazi di un’azienda.

Elementi che distinguono il contratto di lavoro subordinato

Se nel lavoro autonomo il lavoratore è indipendente rispetto al cliente e valuta in modo autonomo come svolgere l’attività concordata, nel lavoro subordinato il dipendente è organizzato e diretto dal datore di lavoro. Per questo motivo avrà un’autonomia limitata per tutta la durata del rapporto di lavoro alle dipendenze.

Appunto, il contratto di lavoro subordinato serve tipicamente a regolare il rapporto tra un datore di lavoro e un suo dipendente. Il primo organizza, dirige e controlla l’attività del lavoratore che ha assunto, e in particolare verifica il rispetto delle direttive aziendali. Per fare qualche esempio pratico, in questo contratto il datore prevede una serie di mansioni per il lavoratore, paga lo stipendio e i contributi, dà il suo consenso alle ferie e alle assenze, indica l’orario che il dipendente deve rispettare. Colui che assume il dipendente, inoltre, può sanzionare eventuali negligenze o violazioni del lavoratore.

Importante chiarire non soltanto se il lavoratore autonomo può assumere dipendenti - e lo faremo tra poco - ma anche quelle che sono le tutele legali di questi ultimi. Ad esempio il lavoratore subordinato non può incassare una retribuzione più bassa di quella prevista dal Ccnl di categoria e non può lavorare dopo l’orario massimo previsto. Inoltre il dipendente non può essere licenziato se non nelle ipotesi indicate dalla legge.

Il lavoratore autonomo può assumere dipendenti?

Dopo queste utili precisazioni, che ci servono ad inquadrare meglio il contesto di riferimento, possiamo rispondere alla domanda iniziale. Colui che svolge un lavoro autonomo può assumere personale con contratto di lavoro subordinato? Ebbene, la risposta da darsi è positiva.

Non vi sono particolari preclusioni a riguardo da parte della legge, che infatti prevede la possibilità di assumere un lavoratore con contratto di lavoro dipendente sia per le persone giuridiche (società) che per le persone fisiche (individui o famiglie), compresi dunque i lavoratori autonomi con partita Iva.

Inoltre in base alle esigenze concrete, non dimentichiamo che il lavoro subordinato potrà essere regolato con vari tipi di contratto. Ad esempio in relazione alla durata, le parti potranno sottoscrivere un contratto a tempo indeterminato o a tempo determinato, o ancora firmare un contratto di lavoro a chiamata - per i casi in cui il dipendente non lavori in modo continuativo ma a intervalli di tempo nel corso dell’anno. Vista la progressiva diffusione dello smart working, che sicuramente aiuta il lavoratore autonomo - datore a contenere i costi, le parti potranno certamente stipulare anche un contratto con regole ad hoc per il lavoro da remoto.

Altro punto importante attiene al fatto che i lavoratori autonomi che decidono di assumere, sono tenuti a presentare la Certificazione Unica per tutti i dipendenti. Ed ovviamente per quanto attiene alle assunzioni, è necessario procedere con tutta una serie di obblighi e adempimenti, tipicamente rispettati dalle aziende che fanno assunzioni. Perciò vi dovrà essere un contratto di lavoro in regola, che fissa una determinata paga mensile al lavoratore subordinato, e per cui vengono versati i contributi previdenziali.

Regime forfettario e assunzione del lavoratore

Attenzione però, perché un limite, pur circoscritto, sussiste. Infatti se sei titolare di partita Iva potrai certamente scegliere di assumere uno o più lavoratori subordinati, come anche potrai avere uno stagista o un collaboratore esterno. Il diritto in oggetto vale per tutti coloro che svolgono un’attività in proprio, sia che adottino un regime fiscale tradizionale sia che abbiano una partita Iva a regime forfettario.

Il punto è però il seguente: se vuoi iniziare un rapporto di lavoro subordinato e continuare ad avvalerti delle varie agevolazioni fiscali e contabili della partita Iva forfettaria dovrai rispettare un requisito fondamentale, ovvero non potrai spendere cifre maggiori a 20mila euro lordi ogni anno per i dipendenti che scegli di assumere. La soglia, pur non altissima, negli ultimi anni è salita notevolmente, se pensiamo che fino al 2018 il limite massimo per questo tipo di costi era di soli 5mila euro annui.

Nel caso in cui sia superato il citato limite non vi saranno comunque sanzioni, ma a partire dal primo gennaio dell’anno successivo al superamento il lavoratore autonomo - datore di lavoro sarà costretto ad abbandonare il regime agevolato e forfettario, per passare al regime ordinario.

Utilizzo improprio del contratto di lavoro autonomo

In questo articolo abbiamo svolto alcune considerazioni utili riguardo al lavoro autonomo ed alle sue caratteristiche e abbiamo risposto alla domanda relativa alla effettiva possibilità, per l’autonomo, di assumere persone come dipendenti, ovvero con contratto di lavoro subordinato. Ma c’è infine una ulteriore precisazione da fare.

Infatti tutti coloro che intendono allargare le dimensioni dell’attività in essere, servendosi del contributo di altri lavoratori, debbono ricordare che è vietato usare il contratto di lavoro autonomo in modo improprio. Che significa ciò? Ebbene, detto contratto non può essere usato per finalità differenti da quelle per cui esiste e viene utilizzato.

Perciò nel caso pratico nel quale un datore di lavoro si serve di un contratto di lavoro autonomo in relazione ad una persona che - di fatto - lavora come dipendente, quest’ultimo potrà tutelarsi contro questa che è una violazione delle regole del diritto del lavoro - e potrà farlo rivolgendosi al giudice.

Si tratta di quelle situazioni in cui il lavoratore autonomo ha ad esempio l’obbligo di rispettare gli ordini del datore, di comunicare le proprie assenze o di seguire un orario di lavoro. Viste le tutele che caratterizzano tipicamente il contratto di lavoro subordinato, un datore di lavoro - anche autonomo - potrebbe avere interesse a fingere che si tratti di lavoro autonomo invece che subordinato, ma si tratta di una pratica scorretta - contro cui l’interessato può difendersi.

Accertato come stanno realmente le cose in tribunale, il datore sarà obbligato ad assumere la persona in oggetto, essendo altresì tenuto al pagamento dei contributi arretrati e delle relative sanzioni. Al contempo potranno applicarsi le regole di tutela in materia di licenziamento.

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