Il colosso per batterie Northvolt è in bancarotta e ora rischia di essere salvata da una partnership con la maggiore azienda cinese del settore. Il paradosso dell’industria in Europa.
Il paradosso - anche un po’ beffa - per l’Europa arriva da un’ultima indiscrezione sulla saga del colosso Northvolt, promessa europea per la produzione di batterie oggi in bancarotta: stando alle anticipazioni dei media esteri, infatti, il gigante svedese sarebbe in trattative con aziende cinesi del settore, tra cui Contemporary Amperex Technology, il più grande produttore mondiale di batterie per auto elettriche.
La notizia si aggiunge al duro colpo subito dal piano europeo di creare una propria industria di batterie per alimentare le auto elettriche incassato la scorsa settimana, quando Peter Carlsson si è dimesso da CEO di Northvolt, poco dopo che la società ha presentato istanza di protezione fallimentare ai sensi del Capitolo 11 negli Stati Uniti.
La presentazione e poi la rapida uscita di scena del suo co-fondatore segnano un repentino capovolgimento delle sorti dell’azienda, destinata a diventare il campione europeo di batterie e il principale concorrente delle industrie cinesi e asiatiche che dominano il settore.
“La situazione della liquidità di Northvolt è diventata disastrosa”, ha affermato la società nella sua petizione ai sensi del Capitolo 11. La filiale svedese di Northvolt, Northvolt Ett Expansion, ha presentato istanza di fallimento in ottobre.
La storia di Northvolt rischia di essere un avvertimento di come la transizione green, fondamentale per lo sviluppo e il benessere economico delle potenze di oggi e di domani, stia incoronando i suoi vincitori. La Cina domina il comparto, con l’Europa destinata a essere perdente.
Northvolt in fallimento, sarà la Cina a salvare il colosso europeo?
Le discussioni su una possibile partnership con la Cina sono in corso dall’estate, con i rappresentanti che si sono incontrati presso la sede centrale di CATL a Ningde, secondo un rapporto svelato da Bloomberg.
La notizia ha un suo impatto, considerando che il produttore cinese detiene una quota di mercato vicina al 40% delle vendite globali di batterie per veicoli elettrici. E, soprattutto, considerando l’importanza strategica che il colosso svedese doveva avere proprio per controbilanciare il dominio del dragone e la dipendenza europea da esso.
Contattato da Bloomberg News, un portavoce di Northvolt ha rifiutato di commentare la notizia. Tuttavia, in una intervista su Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung di sabato 30 novembre, il cofondatore dell’azienda cinese Pan Jian ha specificato che, in realtà, Contemporary Amperex Technology Co non ha intenzione di investire nella società svedese in crisi.
Investire in Northvolt “non è una priorità per noi”, ha affermato. “C’è ancora la possibilità che possiamo aiutarli dal punto di vista della produzione”.
Il produttore svedese di batterie ha presentato istanza di protezione fallimentare negli Stati Uniti la scorsa settimana dopo che un disperato tentativo di ottenere finanziamenti per il salvataggio è fallito. L’amministratore delegato uscente Peter Carlsson ha affermato all’inizio di questo mese che potenziali alleanze in Asia rientravano nell’ambito delle discussioni sulla ricerca di una soluzione alla crisi aziendale.
CATL è ovviamente molto interessata all’affare, valutato come un potenziale di crescita nel mercato europeo dei veicoli elettrici ed è in trattative per stabilire operazioni di riciclaggio delle batterie nella regione, ha riferito Bloomberg News questo mese. Tale mossa aumenterebbe la sua rilevanza, mentre l’azienda si prepara ad avviare la produzione di celle in Ungheria.
L’Ue sopraffatta dalla Cina nel settore batterie?
Sullo sfondo, intanto, l’Ue è sempre più in allarme sulla sua incapacità di rilanciare un settore industriale così strategico.
Francia, Germania e Svezia hanno chiesto alla Commissione europea di nuova “investitura” e approvazione in Parlamento di garantire il futuro della produzione di batterie in Europa ed evitare di dipendere dalla Cina per soddisfare le sue esigenze di transizione verde.
In un documento pubblicato per discutere della competitività dell’Ue, i tre membri hanno affermato che le aziende europee produttrici di batterie hanno dovuto affrontare sfide comuni per espandersi in un contesto globale non uniforme.
L’Ue deve quindi ridurre la burocrazia, accelerare le procedure di approvazione, creare percorsi migliori per ottenere finanziamenti e mercati per le nuove aziende del settore e stanziare maggiori finanziamenti comunitari per l’industria delle batterie.
“Se vogliamo avere successo nella transizione verde, dobbiamo far decollare il settore europeo delle batterie e conquistare una quota adeguata del mercato”, ha detto ai giornalisti il ministro dell’Industria svedese Ebba Busch prima dell’incontro a Bruxelles.
La transizione verde potrebbe finire per diventare una transizione cinese in Europa... Basta guardare al settore delle celle solari o dell’energia eolica, ha aggiunto Busch.
La nuova Commissione europea, che entrerà in carica il 1° dicembre, prevede nei suoi primi 100 giorni di emanare una bozza di documento su come l’Unione possa competere economicamente e al contempo raggiungere i propri obiettivi climatici.
Il segretario di Stato tedesco Berhard Kluttig ha affermato che l’Ue deve rivolgersi anche a fonti diverse dalla Cina per l’approvvigionamento di materie prime essenziali. “Ci sono molte opzioni, Australia, Canada e persino Europa, abbiamo progetti sul litio, quindi è importante che ci concentriamo anche su queste fonti alternative per i materiali delle batterie”, ha dichiarato.
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Quale destino per Northvolt?
Nel frattempo, il futuro di Northvolt appare nero e la sua storia racconta, finora, un esempio di insuccesso tutto europeo.
Quest’anno, nel giro di pochi mesi, l’azienda è passata dall’essere la migliore candidata europea a campione nazionale di batterie per veicoli elettrici alla corsa per restare a galla, ostacolata da problemi di produzione e dall’esaurimento dei fondi.
Sebbene la richiesta di ammissione al Capitolo 11 consentirà la ristrutturazione, la rapida ascesa di Northvolt è ormai giunta al termine, poiché l’azienda fatica a reperire nuovi fondi. In un’osservazione ai giornalisti, Carlsson ha detto che la società ha bisogno di raccogliere tra 1 e 1,2 miliardi di dollari per rimettersi in carreggiata. Presentando istanza di protezione fallimentare negli Stati Uniti, ora ha accesso a 145 milioni di dollari in garanzia in contanti e 100 milioni di dollari in nuovi finanziamenti da uno dei suoi clienti esistenti, stando alle dichiarazioni societarie.
Nella sua storia, l’azienda ha ricevuto più di 10 miliardi di dollari in azioni, obbligazioni e finanziamenti pubblici e annovera tra i suoi maggiori proprietari Volkswagen, con una quota del 21%, e Goldman Sachs, con una quota del 19%.
Northvolt è riuscita a creare una batteria per veicoli elettrici senza litio o altre materie prime essenziali controllate dalla Cina. Tuttavia, ha incontrato grandi problemi di spesa eccessiva, gestione e produzione. È stata anche colpita da un inaspettato rallentamento della domanda di veicoli elettrici.
La spirale discendente di Northvolt è iniziata durante l’estate, quando BMW ha annullato un contratto del valore di 2 miliardi di euro. I colpi successivi sono arrivati rapidamente, con Volvo che ha affermato che avrebbe rilevato la sua joint venture con Northvolt non appena avesse trovato un partner di investimento.
A settembre, Northvolt ha annunciato il licenziamento di 1.600 persone, pari a un quarto della sua forza lavoro in Svezia, e la sospensione del progetto di espansione della sua gigafactory.
Ma la battuta d’arresto più grande è arrivata da Volkswagen, che è il principale investitore di Northvolt e detiene il 21% della società. La casa automobilistica tedesca sta affrontando una crisi finanziaria tutta sua con vendite in calo in Cina e trattative con i lavoratori sindacalizzati su licenziamenti e potenziali chiusure di stabilimenti.
“Ci sono molte domande sulla velocità della transizione verde e sul ruolo dell’Europa. È essenziale continuare a spingere in avanti”, ha detto Carlsson. “Ce ne pentiremo tra 20 anni se non acceleriamo la transizione e creiamo un forte mercato europeo con forti campioni europei”, ha aggiunto, in una frase che suona quasi come un presagio.
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