L’indice Nasdaq è cresciuto di oltre il 90% nell’ultimo anno. Quali prospettive per il più famoso indice tecnologico dopo una crescita così sostenuta?
L’indice Nasdaq è uno dei più famosi indici mondiali. Si tratta dell’indice generale delle società quotate al mercato Nasdaq, il primo esempio di mercato borsistico elettronico, cioè gestito da una rete di computer. Una cosa normale oggi, ma che lo era molto meno nel 1971, quando il Nasdaq fu fondato e la maggior parte delle Borse mondiali erano ancora «mercati alle grida».
Andando al sodo, quando si parla di indice Nasdaq si fa riferimento al «Nasdaq Composite», all’interno del quale troviamo quotate le maggiori società a contenuto tecnologico, quali ad esempio Google/Alphabet (GOOG), Amazon (AMZN), Microsoft (MSFT), Facebook (FB), ma anche società più piccole ma fortemente innovative come quelle del biotech, dell’informatica e della finanza.
La lunga cavalcata dell’indice Nasdaq
Il Nasdaq è stato uno degli indici di Borsa più performanti dell’ultimo anno. Anzi, se escludiamo qualche Borsa periferica è stato sicuramente l’indice migliore, con un rialzo negli ultimi 12 mesi superiore al 90%. Con questo rally sono stati definitivamente «frantumati» i precedenti record ed ora l’indice naviga sui massimi storici.
Ma c’è da fare un breve excursus storico per capire meglio dove siamo.
Essendo un indice prevalentemente tecnologico, il Nasdaq ha avuto nella sua storia diverse fasi di «euforia», di cui quella della bolla tecnologica del 2000 è sicuramente la più famosa.
Oltre 20 anni fa, l’indice superò per alcune sedute il muro dei 5.000 punti.
Per rivedere queste quotazioni sono serviti oltre 15 anni. Solo nel 2015, infatti, è stato raggiunto il precedente record.
Oggi l’indice quota oltre 13.000 punti, il che vuol dire che dal 2015 ad oggi, in soli 6 anni, è stato registrato oltre il 150% di rialzo - e non parliamo di un rialzo da un precedente minimo, ma dal record storico.
Una nuova bolla sul Nasdaq?
Non deve stupire, quindi, che siano in molti a chiedersi se non siamo di fronte ad una nuova bolla come quella del 2000 o addirittura peggiore.
Dubbi che, visto l’andamento, sono più che legittimi. Tuttavia, esistono degli aspetti che non possono essere assolutamente tralasciati.
In primo luogo, oggi ben due società dell’indice Nasdaq sono nella Top 10 delle aziende Fortune con maggior fatturato. Nel 2000 nessuna. Questo vuol dire che oggi le società di questo indice hanno un peso maggiore nell’economia reale. Del resto, Google, Facebook o Amazon oggi sono usati quasi da chiunque in USA, Europa e anche in altre aree del mondo.
In secondo luogo, sono decisamente cambiate le valutazioni. Nel 2000, il Nasdaq quotava, al suo apice, oltre 100 volte gli utili dell’anno. Insomma, potevamo veramente parlare di quotazioni fuori da ogni logica e basate solo su enormi aspettative future e speculazione. Anche perché allora i tassi sui titoli americani erano intorno al 6%, quindi vi erano delle alternative di investimento abbastanza sicure e comunque redditizie.
Oggi, invece, il Nasdaq quota circa 37 volte gli utili. Certo, non un valore basso, ma nemmeno lontanamente paragonabile a quello del 2000. Inoltre, se consideriamo i profitti attesi il multiplo scenderebbe a 28.
Quali prospettive per il Nasdaq?
Naturalmente le previsioni sono sempre piuttosto sterili, perché nessuno prevede il futuro.
In un portafoglio diversificato, comunque, l’indice Nasdaq può sicuramente trovare posto anche dopo questa lunga cavalcata. Non è troppo caro rispetto alla sua media storica o agli altri indici USA, è composto da aziende ormai sempre più rilevanti nell’economia mondiale e le loro prospettive sono più che mai positive.
Certo, come tutte le classi di investimento va opportunamente «mixato» con altri investimenti in aree geografiche o settori diversi, oltre che con classi di investimento meno volatili o meno correlate all’azionario. Così facendo, anche eventuali correzioni specifiche dell’indice possono essere assorbite meglio dalla performance degli altri investimenti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA