Intelligenza artificiale, le proposte dell’innovazione italiana

Niccolò Ellena

29/03/2023

Per innovare e sfruttare l’intelligenza artificiale serve collaborare in Europa. Per questo motivo l’Italian Tech Alliance al Parlamento europeo ha parlato di AI Act e Data Act, ecco com’è andata.

Intelligenza artificiale, le proposte dell’innovazione italiana

Parlare di innovazione di questi tempi fa spesso rima con intelligenza artificiale. Chi innova difficilmente può sottrarsi a questa tecnologia, poiché offre davvero moltissime opportunità. Avere l’intelligenza artificiale a disposizione tuttavia non è sufficiente, infatti, per sfruttarla a dovere è fondamentale regolamentarla.

Ma portare a termine in questa missione è tutt’altro che semplice: per riuscirci è necessario che regolatori e stakeholder entrino in contatto, si confrontino ed elaborino insieme strategie di lungo termine.

Regolamentare l’intelligenza artificiale per promuovere competitività e innovazione

Regolamentare l’intelligenza artificiale è adesso un aspetto fondamentale. Tuttavia, ciò deve essere fatto in modo da mettere tutte le aziende europee, grandi e piccole, nella condizione di operare in un ambiente aperto all’innovazione positivamente competitivo. In pratica, i regolamenti che verranno implementati dovrebbero essere sia pragmatici nelle regole che impongono, sia creare un contesto affidabile per la sperimentazione di nuove tecnologie.

È questo quello che, in sostanza, ha detto ieri Francesco Cerruti, Direttore generale dell’Italian Tech Alliance, che ieri si è recato a Bruxelles per discutere dell’argomento con europarlamentari, funzionari della Commissione e altri stakeholder.

Cerruti, in rappresentanza dell’associazione italiana del venture capital, degli investitori in innovazione e delle startup e PMI innovative, ha voluto così rimarcare il ruolo sempre maggiore dell’Italia: «Il fatto di essere qui conferma la validità del lavoro fatto e il valore del dialogo costruttivo e collaborativo avviato con le istituzioni italiane e con quelle europee. Nel suo piccolo, la partecipazione attiva a questo incontro dimostra la crescita del peso che anche il nostro Paese inizia ad avere a livello europeo su questi temi».

Come dovrebbe essere l’intelligenza artificiale europea

Nel contesto dell’incontro moderato da Cerruti si è parlato di AI Act e Data Act, due pezzi fondamentali per realizzare il complesso puzzle dell’intelligenza artificiale europea.

Per quanto riguarda la legge sull’intelligenza artificiale ai decisori politici è stato chiesto di seguire un approccio pragmatico e proporzionale per definire i sistemi ad alto rischio, che dovrebbero essere definiti sulla base del settore e del caso d’uso. Ciò è stato chiesto poiché l’attuale elenco sovrastima alcuni elementi di rischio.

Per promuovere l’innovazione, sarà necessario predisporre delle sandbox adatte alle startup e alle aziende innovative. Per massimizzare la loro efficacia e l’adozione da parte degli innovatori, queste sandbox dovrebbero essere permanenti, in modo da portare le aziende che le utilizzano a una presunzione di conformità e essere accessibili per tutte le realtà che ne necessitano.

Sarebbe necessario poi un modello di governance trasparente che coinvolga davvero tutti gli stakeholder, così da evitare casi di conflitti di interesse e possibili problemi ogni volta che nasce una novità potenzialmente dirompente nel settore.

Concentrandosi invece sul Data Act (la legge sui dati), ai decisori politici è stata chiesta chiarezza e proporzionalità nella definizione della legge; obblighi di condivisione dei dati in linea con le realtà tecniche e finanziarie delle startup; disposizioni sulla portabilità dei dati e sull’interoperabilità per il passaggio da un cloud all’altro, nonché delle norme sul trasferimento dei dati che incoraggino a trarre vantaggio dall’economia globale dei dati.

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