Intelligenza artificiale per professionisti e Pmi: un incontro che avrà un saldo positivo. Vi spieghiamo perché (di mezzo c’è la vocazione alla consulenza)
L’intelligenza artificiale fa tante cose: attrae, conquista, esalta, illude, stranisce, spaventa e, su tutto, trasforma.
Sarà, infatti, il fattore K, quello decisivo, che trasformerà definitivamente i professionisti, come i commercialisti, in veri e propri consulenti aziendali.
Lo farà sia perché se ne convinceranno i professionisti stessi e vorranno farlo, sia perché a richiedere la loro trasformazione saranno proprio i loro clienti, le Pmi.
E perché in questo viaggio la destinazione finale sarà un ritorno alle origini del professionista: diventare un consulente d’azienda per le Pmi, un portatore di valore e non più un semplice esecutore di adempimenti.
L’utilizzo dell’intelligenza artificiale è iniziato decine di anni fa, ma ora è successo qualcosa di, fino a pochi mesi fa, imprevedibile: una improvvisa accelerazione, che ha impresso una straordinaria velocità al cambiamento che forse è la cosa che fa più paura, a tutti: aziende, cittadini, anche allo Stato, chiamato a regolamentare, sorvegliare da abusi, evitare derive.
Questa accelerazione ha un nome: si chiama intelligenza artificiale generativa ed è rappresentata emblematicamente da ChatGPT, il prodotto che ha cambiato per sempre la nostra percezione dell’intelligenza artificiale.
Ce l’ha fatta sperimentare, toccare con mano, obbligandoci a fare i conti con i temuti algoritmi ponendo la questione: farci dominare da loro, come a tutta prima sembrerebbe ineluttabile, o dominarli, controllarli e usarli a nostro beneficio?
Intelligenza artificiale: perché non bisogna averne paura
In una recente intervista il Ceo di OpenAI, Sam Altman, proprio colui che simbolicamente (ma non troppo) con ChatGPT ha dato il via alla rivoluzione mondiale dell’intelligenza artificiale generativa, ha detto come potrebbe ridefinire la società, non tacendo dei potenziali rischi e invitando tutti a svilupparla in modo sicuro e responsabile.
Per Altman l’intelligenza artificiale sta cambiando radicalmente il modo in cui lavoriamo, automatizzando alcune mansioni e creando nuove opportunità di carriera.
Altman riconosce che l’intelligenza artificiale potrebbe creare disoccupazione, disparità economiche, questioni di privacy, ma proprio perché i problemi sono già visibili possiamo affrontarli, con la collaborazione di tutti, per garantire che l’intelligenza artificiale sia regolamentata, sicura, sostenibile.
Pertanto la formazione e il reskilling saranno essenziali per aiutare le persone a rimanere in un mercato del lavoro in continua evoluzione.
E proprio questa formazione, questo imparare a fare cose nuove o a fare meglio l’esistente, non può che riguardare anche i professionisti e le Pmi, loro clienti, a cui prestano i servizi.
I vantaggi dell’intelligenza artificiale per i professionisti
Ormai è chiaro che l’intelligenza artificiale sia una destinazione obbligata per tutti i settori produttivi e quindi la gestione della contabilità e la consulenza aziendale non fanno eccezione.
Anche professionisti come i commercialisti, i consulenti aziendali e i revisori contabili, infatti, potranno beneficiare dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale per automatizzare compiti ripetitivi e noiosi, migliorare la precisione e la velocità di analisi e ottimizzare i processi di lavoro.
L’introduzione dell’intelligenza artificiale nella pratica dei professionisti richiederà certo un’analisi delle competenze esistenti e la formazione necessarie per utilizzarla sia in modo efficace sia in modo confacente con i temi della sicurezza dei dati e la privacy.
Ma è fuor di dubbio che l’automatizzazione di compiti ripetitivi e noiosi consentirà di risparmiare tempo e risorse.
Per l’esempio l’intelligenza artificiale potrà essere utilizzata per l’elaborazione e l’analisi di dati contabili, come bilanci, dichiarazioni fiscali e registrazioni contabili.
Potrà anche supportare la preparazione di report e la valutazione dei rischi finanziari.
Non solo: potrà assistere nella rilevazione di frodi e irregolarità contabili ed essere utilizzata per creare previsioni e scenari futuri sulla base di dati storici.
Ai professionisti serve un’intelligenza artificiale con dati di qualità
È ormai chiaro che l’intelligenza artificiale è in grado di elaborare grandi quantità di dati, in modo più rapido ed efficiente rispetto all’uomo, migliorando la precisione e la velocità di analisi, fornendo informazioni più accurate e utili.
Ma se da un lato offre efficienza, riducendo anche il rischio di errori, dall’altro per poter dare dei risultati corretti ha bisogno che le vengano forniti dati corretti.
L’intelligenza artificiale, infatti, non è sinonimo di verità: semmai lo è di efficienza. Ma attenzione: si può essere straordinariamente efficienti anche nel produrre errori.
Ecco perché è importante il ruolo svolto dei software di gestione e quello impersonato dai professionisti della consulenza aziendale: ai primi spetta il compito di fornire all’intelligenza artificiale dati di qualità, perché questa possa lavorare al meglio; ai secondi spetta capire se il risultato ottenuto con l’intelligenza artificiale è conforme agli obiettivi.
Si configura dunque uno scenario, in cui l’incontro tra mondo dei professionisti e quello della tecnologia di intelligenza artificiale può produrre una sintesi con saldo positivo anziché negativo, come alcuni potrebbero essere indotti a temere.
L’intelligenza artificiale usata con i software per i professionisti
Una testimonianza per capire il potenziale attuale dell’intelligenza artificiale è quella di Francesco Schettino, responsabile del Customer Service in Wolters Kluwer Tax & Accounting Italia.
La sua è l’esperienza dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel suo servizio al servizio degli utenti, professionisti e Pmi, di software gestionali, tra i quali quelli dell’ecosistema Genya, che hanno nel DNA la capacità di fornire all’IA quei dati di qualità che le sono indispensabili.
“Abbiamo sviluppato il nostro customer service in parallelo alla trasformazione digitale delle nostre soluzioni - ha detto Schettino - e possiamo dire che oggi il servizio alla clientela può contare sull’intelligenza artificiale. Abbiamo strumenti come chatbot intelligenti dotati di strumenti di deep learning, che cioè imparano direttamente dalle attività. Ai professionisti e alle aziende piace usarli, perché risolvono le problematiche a bassa complessità in modo immediato e in modalità autonoma. Questo ha un doppio effetto: li avvicina alla tecnologia digitale e libera risorse per la risoluzione di problematiche più complesse”.
Ma non si tratta solo di avere risposte semplici. Wolters Kluwer Italia offre già oggi a professionisti e imprese strumenti di approfondimento basati su intelligenza artificiale.
“Possiamo dire che oggi abbiamo soluzioni di customer service native. Dai nostri software si accede a un ambiente dove ci sono video tutorial e chatbot sviluppati sulla base di continui innesti alimentati da algoritmi e reti neurali di autoapprendimento”.
Perché con l’intelligenza artificiale si diventa consulenti migliori
Per esempio, a una domanda fatta da un commercialista il chatbot può rispondere offrendo anche gli articoli legislativi o normativi. “In questo ambiente - dice Schettino - ci sono tutti i nostri tool di assistenza, che fanno sì, ad esempio, che mentre l’utente sta scrivendo una domanda il sistema propone in contemporanea suggerimenti inerenti al quesito stesso”.
Questa è l’intelligenza artificiale che c’è già e che il professionista usa con profitto: una vera richiesta assistita in tempo reale.
Ma, ne è convinto Francesco Schettino, non sostituisce l’intelligenza umana. La completa. E fa diventare consulenti migliori.
“I nostri operatori sono i primi a saperlo e a sviluppare questo concetto, approfondendo sempre di più le conoscenze per poter essere dei veri e propri consulenti specializzati per i clienti. Questa piattaforma evolverà nel tempo, offrendo nuove soluzioni di supporto, frutto dell’ascolto e dell’analisi dei bisogni dei clienti”.
Ecco perché l’intelligenza artificiale può dare alle aziende, anche quelle più renitenti al cambiamento, quella spinta che serve per fare la vera, decisiva trasformazione digitale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA