Isee a pagamento (fino a 25 euro), ecco il rischio che si corre

Patrizia Del Pidio

26 Luglio 2024 - 11:29

Le risorse messa a disposizione per l’Isee gratuito in convenzione con l’Inps stanno finendo e le famiglie rischiano di dover pagare anche i servizi oggi gratuiti.

Isee a pagamento (fino a 25 euro), ecco il rischio che si corre

Isee a pagamento anche per la prima dichiarazione e per le variazioni del nucleo familiare, con un costo massimo di 25 euro. Questo è l’allarme lanciato dalla Consulta Nazionale dei Caf il cui presidente, Giovanni Angileri, ha scritto al Ministero dell’Economia, al Ministero delle Pari opportunità, al Ministero del Lavoro e all’Inps per incitare al reperimento di altre risorse.

Le coperture stanziate per l’Isee, infatti, stanno per finire e i contribuenti rischiano di dover pagare, da qui alla fine dell’anno, anche per le dichiarazioni le prime dichiarazioni e per le variazioni del nucleo familiare, ora gratuito.

Le Dsu presentate nei primi sei mesi del 2024, come riporta Italiaoggi, sono oltre 7 milioni e le risorse della convenzione con l’Inps (stanziati 122 milioni di euro) stanno finendo, prevedendo un compenso medio di circa 15,90 euro per ogni Dsu che consente l’elaborazione gratuita di 7,7 milioni di Dsu. Le dichiarazioni successive alla prima e le variazioni che non interessano il nucleo familiare, ricordiamo, sono a carico delle famiglie con un costo medio massimo di 25 euro.

Isee a pagamento anche per le prima dichiarazione

Senza un rifinanziamento le famiglie si troveranno a dover pagare l’Isee presso i Caf, anche se si tratta della prima dichiarazione, e le modifiche in corso di anno a quello presentato. Le risorse residue sono pochissime e non basteranno certamente a garantire la gratuità della prima dichiarazione per tutto il 2024 e ci troveremo a dover pagare l’Isee elaborato dai Caf fino alla fine dell’anno.

Per chi ha rinnovato l’Isee a inizio anno il problema del pagamento si pone solo nel caso di dover effettuare una modifica al nucleo familiare (visto che per altre variazione ed elaborazioni di un secondo Isee è già previsto il pagamento).

Anche se non si tratta di un costo molto elevato, dover pagare l’Isee potrebbe mettere in difficoltà molti nuclei familiari, soprattutto alla luce del fatto che l’Isee, solitamente, è richiesto per accedere ad agevolazioni di tipo economico, nella maggior parte dei casi destinate ai nuclei familiari che versano in una situazione di disagio economico.

Isee a pagamento, quando è cambiata la normativa?

Fino a ottobre 2023 un cittadino poteva contare sulla gratuità dell’Isee anche nel caso presentasse DSU successive alla prima o anche nel caso richiedesse altre modifiche all’Isee presentato.

Da ottobre 2023,in base a quanto previsto dal decreto Lavoro, sono rimaste gratuite solo le prime Dsu e le variazioni nel nucleo familiare in corso di anno: per Dsu successive e altre modifiche il costo dipende dal Caf o dal professionista a cui ci si rivolge, fermo restando che il massimo che è possibile richiedere per il servizio è 25 euro.

Ovviamente per chi decide di procedere in autonomia alla richiesta dell’Isee, utilizzando i servizi messi a disposizione dall’Inps, qualsiasi operazione resta gratuita, anche se le risorse dovessero terminare.

Quali sono i servizi legati all’Isee che adesso, presso Caf e professionisti, sono a pagamento?

  • presentazione di una Dsu successiva alla prima;
  • variazioni della situazione lavorativa;
  • variazioni patrimoniali;
  • variazione dei trattamenti percepiti dai componenti del nucleo familiare (previdenziali o indennitari).

La modifica si è resa necessaria per la razionalizzazione della spesa: l’Isee con il passare degli anni, è diventato un indicatore che serve sempre a più famiglie (basti pensare che con l’introduzione dell’Assegno Unico hanno iniziato ad aver bisogno dell’Isee anche famiglie che prima non lo avevano mai richiesto).

All’introduzione della novità molti sindacati decisero di mantenere nei propri Caf il servizio gratuito per tutto il 2023, implementando il pagamento dei servizi che lo prevedono, solo a partire dal 2024.

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