La guerra tra Israele e Hamas durerà a lungo senza che Tel Aviv riuscirà ad annientare i miliziani palestinesi: in Terra Santa si rischia un conflitto perenne pronto ad allargarsi.
Quando finirà la guerra tra Israele e Hamas? Tre mesi dopo l’attacco senza precedenti dei terroristi palestinesi allo Stato ebraico, il bilancio inizia a essere molto pesante soprattutto tra i civili: oltre 22.000 morti nella striscia di Gaza tra cui 9.600 bambini e quasi 1.200 israeliani rimasti uccisi.
Lo scorso 7 ottobre Hamas ha attaccato Israele via aria e via terra, uccidendo oltre 1.000 civili e rapendone circa 300; la reazione di Tel Aviv è stata durissima, con una guerra su larga scala che ha portato a bombardamenti a tappeto e all’invasione terrestre della striscia di Gaza dove si contano più di 2 milioni di sfollati interni che sono come in trappola all’interno dell’enclave palestinese, con una parte del governo israeliano che vorrebbe trasferire questi profughi in Africa.
L’obiettivo dichiarato da Israele nel momento in cui ha mosso guerra contro Hamas è stato quello di “distruggere” una volta per tutte i miliziani palestinesi, anche se nelle ultime dichiarazioni questa mission specifica è stata depennata lasciando spazio all’idea di una terza fase del conflitto che, secondo il ministro della Difesa Yoav Gallant, sarà incentrata su “raid, distruzione di tunnel terroristici, attività aeree e terrestri e operazioni speciali”.
Questo perché dall’inizio della guerra finora Israele è riuscita a uccidere circa 5.000 guerriglieri - compresi diversi capi - su un totale di poco meno di 30.000 miliziani, distruggendo una buona fetta dei tunnel sotterranei presenti nella striscia di Gaza. Debellare Hamas però sarà un’operazione quasi impossibile, con gli esperti israeliani che sono convinti che questa nuova fase sarà meno intensa e richiederà più tempo.
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Quando finirà la guerra tra Israele e Hamas
Nonostante una netta superiorità militare, Israele sta trovando più difficoltà del previsto nel raggiungere il suo scopo di cancellare Hamas, anche perché questa guerra ha avuto l’effetto di accrescere il sostegno dei palestinesi ai miliziani.
Un sondaggio condotto a dicembre in Cisgiordania e nella striscia di Gaza, ha evidenziato come il sostegno ad Hamas in nel West Bank sia passato dal 12% di settembre al 44%, con il 69% dei palestinesi favorevoli a un ritorno degli scontri armati.
“Israele - ha scritto la Cnn come riportato da noi da Agenzia Nova - dovrà probabilmente abbandonare l’elusivo obiettivo della distruzione di Hamas, la cui influenza e le cui reti si estendono ben oltre la Striscia di Gaza”.
Questa guerra di conseguenza potrebbe aver segnato il punto di non ritorno nei rapporti tra israeliani e palestinesi, con il premier Benjamin Netanyahu che deve fronteggiare le pressioni interne, quelle degli Stati Uniti e il crescente sdegno internazionale per il massacro di civili nella striscia di Gaza.
Israele ufficialmente ha presentato solo un piano molto fumoso sul destino della Palestina una volta terminata la guerra: debellato Hamas, il governo della Striscia verrebbe affidato a un organismo politico palestinese affiancato dalle autorità israeliane e da un organismo internazionale.
All’idea dei due Stati ormai in Terra Santa non sembrerebbe crederci più nessuno, con la guerra che a breve potrebbe trovarsi di fronte a un autentico bivio: diventare un conflitto lungo e di minore intensità oppure esplodere in una guerra regionale coinvolgendo Hezbollah e magari anche l’Iran.
In entrambi i casi la parola fine di questa guerra non verrebbe scritta nell’immediato, il tutto mentre il 60% degli edifici della striscia di Gaza è stato distrutto e i 2,5 milioni di abitanti dell’enclave sono ormai allo stremo.
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