L’Italia è in zona rosso scuro. Gli esperti lo avevano detto: fare attenzione all’uso delle mascherine. Eppure l’Italia appare tranquilla. Il rischio è dietro l’angolo? Ecco cosa può accadere.
Zona rossa su tutta l’Italia. Ieri (giovedì 7 luglio 2022) come ogni giovedì è stato pubblicato l’aggiornamento della mappa Ecdc, ovvero del Centro europeo per la prevenzione il controllo delle malattie. L’Italia, come la maggior parte dei Paesi europei, è in rosso scuro, cioè nella fascia di maggior rischio per il Covid-19.
L’elaborazione della mappa, per quanto poco attesa, rappresenta l’Europa e il livello di diffusione del virus nei Paesi europei. Si basa su i casi registrati negli ultimi 14 giorni ogni 100.000 abitanti e tiene in conto del tasso di vaccinazione della popolazione. Accanto all’Italia, in rosso scuro ci sono anche Francia, Austria, Portogallo, Islanda e Grecia. Poco più chiari Irlanda, Belgio e Slovenia.
Italia è però completamente rilassata, senza mascherine e nella piena deresponsabilizzazione del singolo individuo che si aggira senza pensare alle conseguenze (lockdown e scuole chiuse) che già da qualche settimana gli esperti stanno annunciando. Si mettono le mani in avanti: con questo comportamento e questa curva epidemiologica il rischio è che tra settembre e ottobre si torni a parlare di lockdown. Il bollettino di oggi, venerdì 8 luglio 202, fa segnare un numero di casi superiore 100.000 e un numero di decessi oltre i 100, nello specifico 105 persone hanno perso la vita. Tra i politici scarseggiano i termini “mascherina” o “lockdown”, per paura di essere esposti alle critiche dei cittadini ormai stanchi della pandemia. Il virus però non si stanca e continua la sua corsa con o senza le decisioni prese dal Governo.
Gli esperti avevano avvertito che metà luglio ci sarebbe raggiunta la punta di questa fiammata estiva e avremmo pagato le conseguenze di un mese di comportamenti sregolati. Tanto che, da un punto di vista epidemiologico, sembra di essere tornati a ondate di tipo invernale. Il numero dei contagi sono, al momento, 100 volte in più rispetto allo scorso anno, mentre le terapie intensive sono salite “solo” il doppio. Difficile andare avanti nel confronto visto che il virus dello scorso anno era diverso da quello che affrontato ora, eppure la condizione estiva sembrava quella più sicura nella quale riprendere a svolgere le normali attività quotidiane. Sfatato anche questo mito resta l’insicurezza per l’autunno, quando le scuole riapriranno e ci sarà un maggior afflusso nelle città.
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L’Italia in zona rossa: gli esperti invocano le mascherine
Gli esperti sono quasi tutti concordi nel dire che l’uso delle mascherine non dovrebbe più essere un consiglio o una raccomandazione. È evidente che il mese di “liberi tutti” non ha funzionato e che la deresponsabilizzazione dell’individuo a permesso al virus di circolare, tanto da portare i casi giornalieri a oltre 100.000. Secondo gli esperti infatti il picco non è ancora giunto e potrebbe arrivare la prossima settimana, intorno alla metà del mese. Per l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco “se vogliamo passare della politica di lockdown a quella della convivenza con il virus, bisogna mettere la mascherina: sulla base di ciò che ci presente il bollettino quotidiano della circolazione virale, dobbiamo cercare di fare uno sforzo per allentare la propagazione”.
La responsabilità individuale non finisce qui. Infatti sono molti italiani che è una volta effettuato il tampone e risultati positivi tendono a non comunicarlo e a continuare a circolare perché il Covid-19 appare come una semplice influenza. Una semplice influenza però non lo è mai stato, in particolare per le cosiddette “categorie fragili”. Chi abita con persone considerate fragili non dovrebbe, secondo gli esperti, uscire in condizioni di assembramento senza mascherina, perché rischia di mettere il proprio familiare a contatto con il virus.
Italia in zona rossa: osa può succedere nei prossimi mesi
Nessuno, neanche gli esperti, riesce a pronunciare con convinzione le parole “obbligo di mascherina”. Questo perché la formula è stata trattata e vista come un allarmismo di cui l’Italia non aveva bisogno per ripartire, eppure appare evidente che per ripartire non c’è bisogno di eliminare la responsabilità individuale, quanto raccontare l’epidemia per quello che è: un fenomeno a cui poco importa se è estate o inverno.
Il rischio concreto è il sovraffollamento delle strutture sanitarie e la mancata cura di altre patologie non inerenti al Covid. È accaduto già durante la scorsa invernata e per mesi si è discusso del bisogno di gestire la pandemia negli ospedali. Il Covid, dopo tutto, non è stato sconfitto e ora più che mai è necessario concludere la vaccinazione delle persone fragili e aumentare il senso di responsabilità dei cittadini. Altrimenti? Altrimenti potrebbe emergere la necessità di un nuovo lockdown, della chiusura delle scuole o del ritorno a un sistema che sfrutta il green pass.
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