La crisi di governo non stoppa solo le riforme urgenti dal punto di vista economico, ma blocco anche alcuni provvedimenti in discussione in Parlamento: vediamo quali, dallo ius scholae al ddl Zan.
La crisi di governo e le dimissioni di Mario Draghi mettono a rischio una serie di interventi attesi in Italia: dal taglio del cuneo fiscale agli sconti in bolletta. Tra le misure urgenti potrebbero invece rientrare, nonostante un esecutivo in carica solo per li disbrigo degli affari correnti, la proroga del bonus 200 euro o il taglio dell’Iva.
Ci sono poi i timori legati al Pnrr, quelli per la legge di Bilancio e il rischio di un esercizio provvisorio o, ancora, quelli per la tenuta della banca Monte dei Paschi di Siena. Ma la crisi non vuol dire solo dire addio a riforme in campo economico urgenti e legati all’emergenza del momento. Perché, infatti, con lo scioglimento delle Camere si devono abbandonare anche alcune riforme su cui proprio il Parlamento era chiamato a decidere.
Non solo la riforma del fisco o del catasto o, ancora, il nuovo codice degli appalti. Ma anche tematiche relative ai diritti sociali, come nel caso di ius scholae e ddl Zan. Ma anche altre questioni come la depenalizzazione della cannabis, temi discussi in Parlamento e su cui il governo Draghi non ha mai preso posizione. Riforme che, a questo punto, non vedranno più la luce.
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Ius scholae, salta la legge sulla cittadinanza
Lo scioglimento delle Camere fa saltare la legge sulla cittadinanza. Lo ius scholae, la cui discussione a Montecitorio doveva iniziare subito prima della crisi di governo, permette di concedere la cittadinanza italiana ai giovani figli di immigrati nati o cresciuti in Italia, purché abbiano completato almeno un ciclo di cinque anni di studio.
Con l’ostruzionismo, soprattutto da parte della Lega, applicato alla Camera si era arrivati al rinvio della discussione che sarebbe dovuta iniziare pochi giorni prima delle comunicazioni di Draghi al Parlamento. Considerando la volontà politica del centrodestra e le sue probabilità di vittoria alle politiche, è chiaro che una vittoria elettorale di quella coalizione renderebbe praticamente impossibile l’approvazione dello ius scholae anche nella prossima legislatura.
Addio al ddl Zan
Nessuna possibilità anche per il ddl Zan, il disegno di legge contro i reati di omotransfobia e discriminazione. Provvedimento affossato a ottobre al Senato e che il Pd ha provato a ripresentare in primavera, dopo sei mesi, ma senza mai arrivare alla discussione in Aula. Non era bastato neanche l’appello del segretario dem, Enrico Letta, nel tentativo di far approvare il ddl entro fine legislatura. Un obiettivo già quasi impossibile con il Parlamento della 18esima legislatura e che sembra ancora più improbabile con i nuovi parlamentari, se la maggioranza fosse davvero di centrodestra.
Le riforme sanitarie
A fermarsi, con la crisi di governo, saranno anche alcune leggi in campo sanitario. È il caso, per esempio, della legge delega per la riforma degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico. Stesso discorso che vale anche per la riforma della sanità territoriale e dei medici di medicina generale. E, ancora, lo stop riguarda anche la legge sul suicidio assistito, il cui iter si interrompe con lo scioglimento delle Camere.
Che fine farà la rete unica a banda larga?
Altra questione in sospeso è quella della creazione di un operatore a banda larga unificato. Cassa depositi e prestiti ne sta discutendo con Tim, con l’obiettivo di basarsi su un’infrastruttura di Tim e Open Fiber, ovvero dello Stato. Proprio Cdp ha una partecipazione del 60% in Open Fiber. I colloqui continueranno anche con la crisi di governo, ma c’è stata una richiesta - da parte di Fratelli d’Italia, che secondo i sondaggi sarà il primo partito alle elezioni - di interrompere la discussione e rinviare tutto. Un’altra questione che potrebbe essere accantonata con la crisi.
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