Crisi Francia, governo Barnier collassa. Rischio shutdown, Macron pronto a giocare la nuova carta

Laura Naka Antonelli

4 Dicembre 2024 - 21:15

Crisi in Francia a rischio shutdown con mancata approvazione della legge di bilancio. Le mozioni di sfiducia di Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon al voto.

Crisi Francia, governo Barnier collassa. Rischio shutdown, Macron pronto a giocare la nuova carta

Il governo francese di Michel Barnier è ufficialmente collassato oggi, mercoledì 4 dicembre 2024, dopo appena tre mesi di vita.

L’Assemblea Nazionale ha votato a favore della doppia mozione di sfiducia presentata dal partito di sinistra, France Insoumise, guidato da Jean-Luc Mélenchon, e dall’estrema destra del Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen.

Un destino già segnato, per un governo, quello di Barnier, che era stato definito subito nato già morto, con la sua formazione agli inizi di settembre.

Lo strano patto tra il Nuovo Fronte Popolare (NFP) e il Rassemblement National ha portato 331 deputati di entrambi i partiti a sostenere la mozione di censura, ben a di sopra dei 288 voti necessari per far passare la proposta.

La rivincita di Le Pen: momento di verità che mette fine a un governo effimero. Macron si è già mosso

Marine Le Pen aveva già pregustato da un po’ la sua rivincita: rivolgendosi all’Assemblée Nationale prima dell’inizio della votazione dei deputati della giornata di oggi, la leader dell’estrema destra aveva parlato di momento della verità per la Francia.

“Eccoci al momento della verità, che mette fine ad un governo effimero”.

Nelle ultime ore, parlando dall’Arabia Saudita in occasione di una visita di Stato, il Presidente francese Emmanuel Macron ha accusato Le Pen di un “cinismo insostenibile”, facendo riferimento alla decisione della leader di estrema destra di sostenere la mozione di censura presentata dalla coalizione di sinistra, ovvero dal Nuovo Fronte Popolare (NFP), che include il France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon.

Macron, si apprende da fonti riportate da Reuters, si è tra l’altro già attivato, pensando alla formazione di un nuovo governo.

La sua speranza sarebbe quella di avere un nuovo primo ministro già il prossimo sabato, quando a Parigi si riuniranno reali e capi di Stato in occasione della riapertura di Notre Dame.

Tra gli invitati, il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump.

Dal canto suo, il primo ministro Michel Barnier, già nella serata di ieri, intervistato dai canali televisivi TF1 e France 2, si era così espresso:

“Per me non è una questione di sopravvivenza politica. Sono tre mesi che ricopro questa carica. Sono arrivato qui il 5 settembre, dicendo a me stesso che avrei potuto lasciare l’incarico il giorno dopo. Questa è la prima volta dal 1958 che non esiste una maggioranza. Nessuna maggioranza possibile tra le tre principali forze politiche. So che questa è una situazione fragile ed effimera”.

Barnier ha colto l’occasione per blindare la Presidenza di Emmanuel Macron, rigettando l’opzione che il capo dell’Eliseo si dimetta, in quanto “garanzia di stabilità”.

Lo stesso Macron ha definito “fantapolitica” e “senza senso” uno scenario che contempli le sue dimissioni da Presidente:

Sono stato eletto due volte dal popolo francese. Ne sono davvero orgoglioso, e onorerò la fiducia che mi è stata conferita fino all’ultimo secondo del mio mandato, servendo il Paese”.

Crisi governo in Francia: doppia mozione di sfiducia da Le Pen e Mélenchon

L’estrema destra di Le Pen e la sinistra radicale di Mélenchon hanno deciso così di unire le loro forze per affossare il disegno di legge sul finanziamento della previdenza sociale proposto con la manovra stilata dal governo di Michel Barnier: per Le Pen e Mélenchon una manovra di lacrime e sangue.

Del valore di 60 miliardi di euro, la legge di bilancio propone tagli alla spesa pubblica e aumenti delle tasse, per cercare di sforbiciare quel rapporto deficit-PIL della Francia che ha già portato la Commissione europea, nel mese di giugno, a sottoporre il Paese (così come l’Italia) a una procedura per deficit eccessivo.

Nel disperato tentativo di rimettere in riga le casse disastrate dello Stato, il governo di minoranza di Michel Barnier, dato per spacciato fin dalla sua formazione, ha annunciato una manovra che, puntando in primis sull’obiettivo di far scendere il rapporto deficit-PIL della Francia dal 6,1% attuale al 5% nel 2025, propone misure draconiane, definite subito shock, per tagliare la spesa pubblica, a svantaggio del welfare: qualcosa che ha fatto scattare sull’attenti fin da subito l’estrema destra e la sinistra radicale del Paese.

Governo pronto a bypassare il Parlamento, il nodo dell’indicizzazione delle pensioni

Nella giornata di lunedì, ben consapevole di non disporre della maggioranza dei voti necessaria per far passare il testo della manovra, il premier Barnier ha deciso di attivare l’articolo 49,3 della Costituzione francese, che consente di rendere esecutiva una legge bypassando l’Assemblea Nazionale.

Immediata la reazione dei partiti di opposizione, che hanno presentato la doppia mozione di sfiducia, in particolare sui seguenti testi specifici della manovra:

  • Il disegno di legge PLF, che definisce il bilancio del governo per il 2025.
  • Il disegno di legge sul finanziamento della previdenza sociale (PLFSS), che stabilisce le risorse da destinare a diverse aree del sistema previdenziale francese.
  • La legge di finanziamento di fine anno (PLFFG), che contiene disposizioni considerate essenziali per la gestione del bilancio alla fine del 2024.

Il nodo, fin da subito, è stato rappresentato nello specifico dal disegno di legge sul finanziamento della previdenza sociale: il governo di Michel Barnier in realtà aveva fatto alcune concessioni, cercando di andare incontro alle richieste in particolare dell’estrema destra di Marine Le Pen: Barnier aveva ritirato nei giorni scorsi la disposizione relativa all’aumento delle tasse sull’elettricità, sforbiciando inoltre gli aiuti sanitari a favore degli immigrati.

Una concessione era stata fatta anche sui rimborsi dei farmaci nel 2025, che non sarebbero più stati tagliati, contrariamente a quanto era stato previsto dalla versione originale della manovra.

Tuttavia, il primo ministro si era rifiutato di accogliere la richiesta di Le Pen di assicurare con la legge di bilancio la completa indicizzazione delle pensioni all’inflazione.

Le Pen aveva così lanciato un ultimatum scaduto ufficialmente nella giornata di lunedì.

Il voto di oggi: gli scenari. Rischio shutdown senza legge di bilancio?

A questo punto, cosa accadrà alla Francia?

Costituzionalisti, politici ed economisti hanno sfornato nelle ultime ore diversi scenari su quanto potrebbe accadere a Parigi, alle prese con una sfida senza precedenti, con un governo collassato in vista della scadenza imminente dei termini per l’approvazione della legge di bilancio, fissata per la fine dell’anno.

Ora che il governo di Barnier è collassato, in teoria collasseranno anche i testi della legge di bilancio, come avevano anticipato a Le Monde Aurélien Baudu, professore di diritto pubblico all’Università di Lille, e il suo collega alla Paris Cité University, Xavier Cabannes.

Ma il Presidente Emmanuel Macron potrebbe per l’appunto nominare un nuovo primo ministro, e anche con una certa fretta, per evitare una situazione di shutdown in Francia, che si verificherebbe a partire dal prossimo 1° gennaio, nel caso in cui Parigi si ritrovasse orfana di una legge di bilancio per il 2025.

Un nuovo governo provvisorio lampo dovrebbe varare una nuova manovra entro questo mese.

La manovra tornerebbe al Parlamento, che avrebbe 70 giorni di tempo per esaminarla. Il problema è che anche in questo scenario, il rischio concreto è che manchi il tempo per riuscire ad approvare il testo prima del 2025.

Simbolo evidente della crisi francese, sui mercati, è il trend dello spread OAT-Bund, ovvero dello spread tra la Francia e la Germania, che è schizzato qualche giorno fa fino a 90 punti base, al record dalla crisi dei debiti sovrani, scontando il rischio che Parigi, assediata dalla crisi politica, non riesca a fare i compiti imposti dall’UE, riportando i rapporti del debito-PIL e del deficit-PIL su una traiettoria discendente.

A confermare l’ansia dei mercati, è stata soprattutto la performance dello spread Francia-Grecia, che è arrivato addirittura ad azzerarsi.

La “loi spéciale” che salverebbe Parigi da uno scenario di shutdown in stile USA

Il worst case scenario si presenterebbe, almeno secondo i mercati, l’ampia platea dei bond vigilantes, e l’Europa tutta, nel caso in cui il Presidente francese Emmanuel Macron non riuscisse a nominare un nuovo primo ministro e, dunque, nel caso in cui a Parigi non si trovasse l’accordo per la formazione di un nuovo governo: gli affari ordinari verrebbero gestiti di conseguenza dal governo dimissionario di Barnier che potrebbe provare, in base all’articolo 45 della Legge LOLF, a prorogare la legge di bilancio del 2024 al 2025 con una “proposta di legge speciale”.

Proprio questa “loi spéciale” fa sì che il rischio che in Francia si presenti una situazione di shutdown simile a quella che ha angosciato gli Stati Uniti diverse volte sia, come fa notare Bloomberg, vicino alla zero.

Questa legge speciale permette infatti al governo di turno di ottenere l’autorizzazione del Parlamento per incassare le entrate nel mese di gennaio, e di prorogare l’efficacia della legge di bilancio dell’anno precedente, in questo caso del 2024, all’anno successivo (2025).

La loi speciale deve essere tuttavia approvata dal Parlamento. Se così fosse, Parigi riuscirebbe a sventare la minaccia dello shutdown.

Se invece la proposta venisse bocciata si arriverebbe a una situazione di blocco totale. Sembrano lontani anni luce i tempi in cui la Francia, insieme alla Germania, rideva dei problemi dell’Italia.

Cosa potrebbe fare il presidente Macron per sventare il peggio

A quel punto il presidente Emmanuel Macron potrebbe tuttavia intervenire attivando l’articolo 16 della Costituzione, e rendendo esecutiva la manovra bypassando il Parlamento, con il rischio di far esplodere il caos totale in Francia.

Nel caso in cui Macron decidesse invece di non arrogarsi questi poteri eccezionali, comunque riconosciuti dalla Costituzione francese, la Francia si ritroverebbe senza alcuna legge di bilancio, il prossimo 1° gennaio 2025. E, per la prima volta nella sua storia, dovrebbe affrontare la situazione di un vero shutdown.

Esiste anche una ultima opzione: al fine di scongiurare lo shutdown, il governo potrebbe attivare l’Articolo 47 della Costituzione, varando la manovra.

Ma la possibilità che un governo bocciato da una mozione di sfiducia faccia ricorso all’Articolo 47, divide i costituzionalisti: “ Un governo bocciato non potrebbe attivare l’Articolo 47 , in quanto se un governo cade, a cadere sono anche tutte le proposte di legge che ha presentato”, ha spiegato Cabannes a Le Monde.

Il costituzionalista Benjamin Morel ha invece affermato che l’attivazione dell’Articolo 47 sarebbe comunque “una via legale, anche se le conseguenze politiche sarebbero molto gravi”.

Alcuni esperti come Morel fanno notare che, di norma, proposte di legge bocciate in Francia da una mozione di sfiducia non sono tecnicamente affossate.

Detto questo, un eventuale governo provvisorio che prendesse le veci del governo di Barnier o che fosse guidato dallo stesso primo ministro francese attuale non godrebbe di una legittimazione sufficiente e necessaria a spingere per la loro approvazione, in questo caso per far passare la manovra per il 2025.

Il punto, ha spiegato a Bloomberg Bruino Cavalier, responsabile economista di Oddo BHF, è che “ non esiste un manuale di istruzioni su cosa fare se una legge di bilancio non viene approvata”.

Praticamente, la Francia “sta testando i limiti di un Paese dove è in vigore un sistema di monarchia repubblicana che dovrebbe in teoria garantire la stabilità politica”.

Ovviamente, si chiederà qualcuno, esiste anche l’opzione di tornare al voto, dunque delle elezioni anticipate.

Tuttavia su questo il presidente Macron ha le mani legate, in quanto deve essere trascorso un anno dalle ultime elezioni di fine giugno e inizi luglio prima che i francesi possano recarsi di nuovo alle urne. Dunque, l’ipotesi delle elezioni anticipate è congelata fino all’estate del 2025.

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