Dai dati PMI l’unica certezza è che la ripresa economica in Europa non c’è e la Germania resta un Paese in crisi: tutti i numeri dello stallo e del pericolo recessione.
La ripresa economica in Europa non decolla e la Germania continua a trascinare la regione nell’incertezza: questo il quadro emerso dalla lettura dei dati preliminari dei PMI.
La crescita dell’attività economica nella zona euro ha subito una battuta d’arresto questo mese, poiché la tiepida espansione del settore dei servizi non è riuscita a compensare una recessione più profonda nel manifatturiero. La Germania si è contratta a sorpresa, scendendo sotto la soglia vitale per la prima volta da marzo. Anche la Francia non è riuscita a crescere.
I dati sono tra i primi che i funzionari della Bce dovranno analizzare nei prossimi mesi, dopo aver lasciato i tassi di interesse in sospeso la scorsa settimana. Mentre i decisori politici hanno riconosciuto che la crescita si è indebolita e che il 2024 è ancora pieno di rischi al ribasso, stanno aspettando un’ulteriore conferma che l’inflazione sia sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo del 2% l’anno prossimo.
La ripresa dell’Eurozona appare quindi in stallo, con segnali di allerta ancora troppo evidenti.
Europa in stallo, la ripresa non c’è e la Germania rimane in crisi
I numeri, sebbene preliminari per il mese di luglio, parlano chiaro sulla situazione in Eurozona: l’indice composito dei direttori degli acquisti dell’HCOB, compilato da S&P Global, è sceso a 50,1 questo mese dal 50,9 di giugno, appena sopra la soglia di 50 che separa la crescita dalla contrazione e deludendo le aspettative di un sondaggio Reuters che prevedeva un rialzo a 51,1.
La lettura è la peggiore da febbraio.
Le aspettative per l’anno prossimo sono nuovamente calate, il che suggerisce che i manager aziendali non si aspettano un’imminente inversione di tendenza. L’indice composito di output futuro ha registrato un minimo di sei mesi di 60,0 rispetto al 60,8 di giugno.
Il PMI relativo al settore dei servizi è sceso questo mese a 51,9 da 52,8, a fronte di una previsione del sondaggio di un aumento a 53,0. Le aziende del settore hanno dovuto affrontare un aumento più ripido nei costi di input questo mese, ma hanno aumentato i prezzi applicati a un tasso più basso.
Notizie ancora peggiori dal settore manifatturiero. L’indice è diminuito al minimo degli ultimi sette mesi, a 45,6 da 45,8 di giugno. Un indice che misura la produzione è calato a 45,3 da 46,1. Con la domanda in ribasso al ritmo più rapido quest’anno, le fabbriche hanno ridotto il personale al ritmo più rapido da dicembre. L’indice di occupazione è sceso a 46,8 da 47,5.
“L’economia della zona euro si è mossa a malapena a luglio”, ha sottolineato Cyrus de la Rubia, della Hamburg Commercial Bank. “La situazione si è deteriorata in modo significativo nel settore manifatturiero e ha contrastato una crescita moderata nel settore dei servizi”.
L’industria è ormai in territorio di contrazione da due anni. Ha toccato il minimo di sette mesi a luglio e de la Rubia ha anche evidenziato che è inquietante il modo in cui le aziende del settore manifatturiero stanno tagliando i posti di lavoro mese dopo mese.
Le due principali economie della zona euro hanno avuto performance inferiori alla media della regione già da un po’ di tempo. I servizi sono cresciuti in Germania e in Francia questo mese, con quest’ultima che ha ricevuto una spinta dai Giochi olimpici che iniziano questa settimana.
Tuttavia, la crisi manifatturiera tedesca è nuovamente peggiorata e de la Rubia ha avvertito che l’economia potrebbe contrarsi nel terzo trimestre.
I PMI sono attentamente monitorati dai mercati e sono efficaci nel rivelare tendenze e punti di svolta in un’economia. Da questi dati preliminari dell’Eurozona, non si prevedono ancora segnali di forte ripresa.
Questo contesto potrebbe convincere la Bce a tagliare di nuovo i tassi a settembre, anche per stimolare la domanda. Ma l’incognita inflazione è ancora un ostacolo a un allentamento monetario determinato.
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