Vent’anni dopo l’invasione illegale dell’Iraq guidata dagli Stati Uniti, Washington sta ancora affrontando le conseguenze di quella guerra.
La notte tra il 19 e il 20 marzo 2003, l’aviazione statunitense iniziò a bombardare la capitale irachena, Baghdad. L’UE e la NATO erano profondamente divise sull’opportunità di unirsi all’aggressione: mentre i nuovi membri della NATO dell’Europa centrale e orientale erano a favore della guerra, Parigi e Berlino non erano così entusiasti.
La guerra in Iraq ha anche segnato l’inizio del coordinamento diplomatico tra Mosca e Pechino al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC). Quel primo coordinamento delle Nazioni Unite Russia-Cina si è, 20 anni dopo, trasformato in una determinata politica congiunta verso la la creazione di un nuovo ordine mondiale basato sul diritto internazionale.
L’invasione dell’Iraq ha scatenato conseguenze geopolitiche ben oltre quelle che potevano essere previste in origine, come la proliferazione del terrorismo, il declino del potere degli Stati Uniti e le crescenti tensioni internazionali. Nel 2003, il cambiamento globale nell’equilibrio di potere non era quello che i warlords di Washington e Londra speravano di ottenere. [...]
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