Minacciare il dipendente di licenziamento costituisce un abuso di potere da parte del datore di lavoro. Questi può essere sanzionato perché si rende responsabile del reato di estorsione?
Come lavoratore subordinato hai firmato un contratto di lavoro che ti impegna a rispettare determinati obblighi, ma che al contempo ti garantisce anche una serie di diritti. Parallelamente sul datore di lavoro ricadono vari doveri, insieme ad alcuni diritti tipicamente riservati a colui che assume. Attenzione dunque a ciò che accade, giorno dopo giorno, nel luogo di lavoro, perché non sempre tutto fila per il verso giusto e talvolta il datore di lavoro potrebbe abusare delle sue prerogative e dei suoi poteri.
Proprio come nel caso della minaccia di licenziamento, il quale costituisce di fatto un ricatto e che, per la legge, rappresenta un illecito penale - vale a dire il reato di estorsione. Lo ha nuovamente chiarito la Corte di Cassazione quest’anno, con un provvedimento che conferma una linea consolidata nella giurisprudenza. Perciò se un datore di lavoro usa parole intimidatorie, prospettando il licenziamento in caso di mancato rispetto delle sue richieste (mirate allo sfruttamento dei dipendenti e ad un ingiusto profitto), si tratterà certamente di estorsione.
In altre parole, se sei stato assunto con precisi compiti e poi ti rendi conto che l’azienda comincia a pretendere sempre di più per trarre da te maggiore profitto, andando oltre quanto previsto dal tuo contratto e minacciando il licenziamento se non ti adegui, prenditi cinque minuti di tempo e prosegui nella lettura. Ti spiegheremo perché puoi tutelarti a livello giudiziario e perché in questi casi ricorre un reato deplorevole come quello di estorsione. I dettagli.
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La minaccia di licenziamento del datore di lavoro è reato?
- Reato di minacce e licenziamento: il contesto di riferimento
- Per quale finalità la legge tutela contro il reato di minacce?
- Minaccia di licenziamento: perché si tratta di reato di estorsione?
- Minaccia di licenziamento sul lavoro: alcuni esempi pratici
- Cosa fare in caso di minaccia di licenziamento del datore di lavoro?
Reato di minacce e licenziamento: il contesto di riferimento
Sicuramente il reato di minacce è un tema attuale e ricco di spunti a cui fare attenzione. Se ti stai chiedendo come in concreto la minaccia di licenziamento può considerarsi reato, sarai interessato a saperne un po’ di più su questo illecito penale. D’altronde, conoscerne almeno gli aspetti essenziali può aiutarti a capire come e quando difenderti dagli abusi di potere da parte del datore di lavoro.
Norma di riferimento in tema di reato di minacce è l’art. 612 del Codice Penale, il quale dispone che chiunque minaccia ad altri un ingiusto danno è punito, a querela della persona offesa, con la sanzione della multa o della reclusione. Chiaramente la minaccia di licenziamento trova spazio in questa definizione.
Tieni inoltre presente che, in certi casi pratici, la minaccia rappresenta di fatto una modalità di esecuzione di un reato differente e più grave. Ad esempio pensa all’illecito penale che prende il nome di maltrattamenti nei confronti dei familiari, oppure al reato di atti persecutori. Si tratta anche dei casi di mobbing, di cui si rendono responsabili colleghi o datore di lavoro. Comprenderai allora che il reato di minacce sia di fatto ’assorbito’ dal reato più grave, la cui pena viene poi applicata dal giudice.
Quanto appena ricordato ti fa intuire gli indubbi rapporti intercorrenti tra minaccia di licenziamento e reato, ma procediamo per gradi.
Per quale finalità la legge tutela contro il reato di minacce?
Tieni presente che la legge ti protegge contro le minacce al fine di garantire la tua serenità psichica come vittima di un reato. Il bene giuridico protetto è la libertà morale, vale a dire la libertà da comportamenti di altre persone, che siano in grado di danneggiare il tuo stato di serenità e la tua sfera psichica. Ciò vale anche e soprattutto in ambito lavorativo, dove già il lavoratore è assai responsabilizzato dal CCNL di riferimento e dal contratto firmato con l’azienda.
Ovviamente avranno importanza le circostanze concrete delle minacce e le tue condizioni personali. Per quanto riguarda l’ambito lavorativo, rileverà il rapporto intercorrente tra te e il datore di lavoro e ogni dettaglio potrà contare ed essere utile, al fine dell’individuazione delle minacce e dunque del reato.
Minaccia di licenziamento: perché si tratta di reato di estorsione?
Se parliamo di minaccia di licenziamento, sono le pronunce dei giudici a chiarirci che siamo innanzi ad un caso di estorsione, reato che di fatto ’ingloba’ quello di minacce. Tu come lavoratore potrai certamente tutelarti a livello giudiziario.
Tieni presente che secondo il Codice Penale è reato di estorsione quello compiuto da chi “mediante violenza o minaccia, costringendo taluno a fare o ad omettere qualcosa, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno” (art. 629 c.p.). Nel testo dell’articolo espressamente si parla di minacce e questo ti fa subito capire che la minaccia di licenziamento di fatto costituisce un caso di estorsione.
Non solo. Con la sentenza n. 3724 di quest’anno la Corte di Cassazione ha chiarito alcuni punti interessanti:
- il concetto di minaccia comporta che sia compito della vittima del reato scegliere la condotta da tenere a seguito della minaccia stessa;
- ciò però nella consapevolezza che se la condotta prescelta fosse differente da quella voluta dal datore che minaccia il licenziamento, si verificherebbe il male ingiusto prospettato con la minaccia stessa - ovvero la perdita del lavoro;
- al contempo la minaccia in questione rappresenta un caso di estorsione, ovvero il tipico reato che si verifica quando la vittima di fatto coopera alla sua realizzazione, perché la sua volontà risulta influenzata dalle minacce del datore di lavoro.
In altre parole, la Cassazione ha fugato ogni dubbio a riguardo e tu potrai far valere i mezzi di tutela che la legge ti riserva, per difenderti dalla minaccia di licenziamento del datore di lavoro.
Queste ultime sono estorsione perché, lo ribadiamo, il datore di lavoro prospetta la perdita dell’occupazione, abusando di fatto del suo potere e della sua posizione per ottenere dal lavoratore una condotta a lui favorevole, ma con danno al lavoratore stesso.
Minaccia di licenziamento sul lavoro: alcuni esempi pratici
In linea generale, ricorda che le minacce sul lavoro possono costituire costituire più illeciti diversi: pensiamo al semplice reato di minacce di cui all’art. 612 c.p., agli atti persecutori (mobbing) ma pensiamo anche al reato di estorsione. Proprio quest’ultimo, come abbiamo visto, assume importanza nel caso in cui il datore di lavoro minacci il licenziamento al dipendente.
La suddetta sentenza n. 3724 della Corte di Cassazione penale ha stabilito che dà luogo al reato di estorsione la condotta del datore di lavoro che, sfruttando la situazione del mercato del lavoro a lui favorevole per la prevalenza dell’offerta sulla domanda, “costringe i lavoratori, con la minaccia larvata di licenziamento, ad accettare la corresponsione di trattamenti retributivi deteriori e non adeguati alle prestazioni effettuate”.
In altre parole, risponde del reato di estorsione il datore di lavoro che prefigura la perdita del lavoro per indurre i dipendenti ad accettare condizioni economiche non proporzionate, inique ed illegittime rispetto alle prestazioni dagli stessi compiute.
In un’altra sentenza del 2008 sempre la Corte di Cassazione ha chiarito che il datore di lavoro che non rispetta, a titolo di trattamento economico, i minimi contrattuali previsti - minacciando peraltro i lavoratori che non si adattano al trattamento peggiorativo - è condannabile penalmente per il reato di estorsione. Analogamente, commette il reato di estorsione il datore di lavoro che, sotto la minaccia di licenziamento, impone ai propri dipendenti condizioni di lavoro contrarie alla legge ed ai contratti collettivi.
Non solo. Possibile anche denunciare il datore di lavoro che minaccia il lavoratore di licenziamento o di messa in cassa integrazione soltanto per costringerlo agli straordinari o per imporgli di dire sì ad uno stipendio inferiore di quello indicato in busta paga, o ancora come ritorsione dopo litigi in azienda. Contro il ricatto del datore di lavoro il dipendente potrà tutelarsi perché - lo ribadiamo - in tutti questi casi si tratta di estorsione ai danni del lavoratore stesso.
Cosa fare in caso di minaccia di licenziamento del datore di lavoro?
Ricorda che la legge ti protegge come lavoratore da ogni comportamento che integra minacce sul lavoro consentendoti anzitutto di fare una segnalazione alle forze dell’ordine per minacce e una querela al fine di ottenere tutela in sede penale.
Nei casi in cui il tuo datore di lavoro faccia minacce di licenziamento, potrai attivarti essendo in gioco il reato di estorsione. Anzi, se tu come lavoratore pensi di essere vittima di continue ed ingiuste richieste dell’azienda o datore di lavoro, che minaccia di licenziarti o “ti lascia libero di andartene” se non fai come dice il capo, farai bene a rivolgerti subito ad un legale per dettagliare la situazione, esporre la vicenda e orientarti sulle modalità di tutela previste dalla legge.
Non dimenticare infatti che dette condotte intimidatorie e vessatorie del datore sono illegittime, punibili e soprattutto costituiscono un reato da cui discende il diritto al risarcimento danni a tuo favore.
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