È legale mentire alla Polizia?

Ilena D’Errico

13 Maggio 2024 - 23:29

È legale mentire alla Polizia? Sorprendentemente alcune volte sì, ecco quando e in quali casi si commette invece un reato (e cosa si rischia).

È legale mentire alla Polizia?

Può succedere di trovarsi a dover rispondere a domande della Polizia, non necessariamente riguardo a gravi reati o per qualcosa che riguarda personalmente l’interlocutore. Parlare con le Forze dell’Ordine, anche per chi è in tutto e per tutto innocente, può creare un po’ di soggezione e qualcuno va nel panico, tanto da omettere delle informazioni o addirittura dire delle bugie per evitare di mettere sé o altri in cattiva luce. Non è certo il comportamento collaborativo che ci si aspetterebbe dai cittadini per gli interessi della collettività, ma di fatto capita a tanti.

D’altra parte, si intuisce facilmente che un attimo di stress o confusione non sono nemmeno lontanamente paragonabili alla bugia detta in modo consapevole per coprire un reato, un illecito di altro tipo o comunque ostacolare il lavoro degli agenti. Bisogna però anticipare che quanto suggerito dalla logica comune non sempre corrisponde alle leggi e infatti proprio in questo caso la risposta sarà una sorpresa per molti. Ecco quando è legale mentire alla Polizia e quando, invece, si commette un reato.

È legale mentire alla Polizia?

Premettiamo che la legge non prevede un obbligo generico di dire la verità alla Polizia o comunque alle Forze dell’Ordine. Questo dovere sussiste soltanto in determinate situazioni, tenendo conto anche di particolari circostanze che scusano, in qualche modo, il comportamento degli interessati. Approfondiamo ora le ipotesi più rilevanti.

Persona informata sui fatti

La persona informata sui fatti è quel soggetto che potrebbe avere delle informazioni su un reato o sul suo autore, perché ha assistito al fatto o ha comunque avuto accesso a informazioni potenzialmente rilevanti per l’indagine. Questo significa che chi ha assistito a un crimine o ha delle informazioni in proposito deve rispondere sinceramente alle domande poste dalle Forze dell’Ordine.

Tra le varie conseguenze possibili per la persona informata sui fatti che mente alla Polizia c’è l’accusa per favoreggiamento personale, un reato punito dall’articolo 378 del Codice penale con la reclusione fino a 4 anni, mentre il favoreggiamento riguardante contravvenzioni è punito con la multa fino a 516 euro. Esistono poi ipotesi ben più gravi, come il favoreggiamento della criminalità organizzata.

Questo reato è contestabile anche se l’autore del reato non è punibile, ad esempio perché incapace di intendere e di volere oppure minore di 14 anni. Quando si hanno delle informazioni utili è quindi opportuno riferirle alle Forze dell’Ordine, sebbene è giusto sapere che la legge prevede delle eccezioni.

Indagato o sospettato

Chi è indagato o sospettato di aver commesso un reato o lo ha effettivamente commesso non è tenuto a dire la verità alle autorità, perché la legge non impone ai cittadini di autoincriminarsi. Apparentemente in modo paradossale, chi ha visto un reato deve per forza dire la verità alla Polizia, mentre chi lo ha commesso può mentire tranquillamente senza rischiare conseguenze ulteriori. Lo stesso accade quando il reato è stato commesso in concorso con altri soggetti.

Questo è il motivo per cui se la persona informata sui fatti si lascia sfuggire indizi sulla propria responsabilità deve essere invitata alla nomina di un avvocato e avvisata che le dichiarazioni successive saranno incluse nelle indagini.

Tutelare i congiunti

I rapporti familiari e comunque sentimentali sono molto forti e producono una solidarietà naturale che, secondo la legge, è comprensibile essere superiore a obblighi diversi da quello morale. Per questo motivo, chi mente alla Polizia per salvare un proprio congiunto da un’accusa non è perseguibile penalmente. Sono inclusi nei congiunti:

  • ascendenti (nonni e genitori);
  • discendenti (figli e nipoti);
  • coniuge o unito civilmente (o convivente secondo la Cassazione);
  • fratelli e sorelle;
  • affini nello stesso grado;
  • zii e nipoti.

Mentire sulla propria identità

Al di fuori della persona informata sui fatti, l’obbligo di dire la verità alla Polizia sussiste solo in merito alla richiesta di identificazione personale. In altre parole, bisogna fornire – se richieste - le proprie generalità veritiere. Il rifiuto d’indicazioni sulla propria identità personale è punito dall’articolo 651 del Codice penale con l’arresto fino a 1 mese o l’ammenda fino a 206 euro.

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