La cancellazione dei debiti contributivi, in certi casi, non è conveniente per il contribuente perchè potrebbe ritardare o inficiare la possibilità di andare in pensione.
Lo stralcio delle cartelle, che prevede la cancellazione dei debiti fino a 1.000 euro iscritti a ruolo tra il 1 gennaio 2000 e il 31 dicembre 2015, non ha solo aspetti positivi, anche se chi dovrebbe pagarle tende a vedere solo quelli. In alcuni casi specifici, infatti, lo stralcio del debito ha come effetto quello di allontanare il momento del pensionamento o quello di inibirlo del tutto.
Lo stralcio automatico delle cartelle, quindi, potrebbe essere, in alcuni casi, un’arma a doppio taglio ritorcendosi contro la carriera previdenziale di alcuni lavoratori e nello specifico potrebbe allontanare la pensione di:
- commercianti;
- artigiani;
- lavoratori autonomi dell’agricoltura;
- lavoratori iscritti alla Gestione Separata INPS, sia autonomi che parasubordinati.
L’INPS lancia l’allarma per le pensioni
A lanciare l’allarme sul pericolo per le pensioni di questi lavoratori è lo stesso istituto della previdenza sociale che ha inviato una nota all’ordine dei Commercialisti chiedendo di darne ampia diffusione. Per evitare di perdere annualità di contributi, infatti, gli eventuali pagamenti mancanti vanno effettuati.
Cerchiamo di capire bene la questione. La Legge di Bilancio 2023 ha previsto lo stralcio automatico dei debiti iscritti a ruolo tra il 1 gennaio 2000 e il 31 dicembre 2015. L’importo di 1.000 euro riguarda il singolo debito affidato all’agente di riscossione sia da amministrazioni statali che da enti previdenziali.
Rientrano nello stralcio, quindi, anche i debiti contributivi con l’Inps e l’Inail. E lo stralcio è automatico, non può essere il contribuente a scegliere se aderire oppure no.
Il problema dei debiti contributivi
Sia i datori di lavoro che i lavoratori autonomi con debiti fino a 1.000 euro per il mancato versamento dei contributi previdenziali tra il 2000 ed il 2015, si troveranno dal 1 aprile 2023 senza debiti pendenti.
Lo stralcio è automatico, ma mentre per i datori di lavoro è un sollievo e per i lavoratori dipendenti non comporta alcun danno, per i lavoratori autonomi non è così. Cerchiamo di capire perché.
I datori di lavoro risparmieranno i contributi non versati e non saranno tenuti più al versamento. Ma i lavoratori dipendenti non avranno nessuna conseguenza da questo mancato versamento perché per loro opera l’articolo 2116 del codice civile, in base al quale la pensione spetta anche per i periodi per i quali i contributi non sono stati versati effettivamente dal datore di lavoro.
Però la stessa cosa non accade ai lavoratori autonomi e ai parasubordinati. Per questi lavoratori, infatti, la pensione spetta solo in virtù dell’effettivo versamento dei contributi. Lo stralcio dei contributi non versati, quindi, compromette anche la pensione con effetti più disastrosi in alcuni casi. Esaminiamoli.
Quando un mese di contributi mancante compromette l’intera annualità
Nel caso dei lavoratori agricoli, ad esempio, il mancato versamento di una rata di contributi porta al mancato accredito dell’intero anno di contributi, anche se tutti gli altri mesi sono stati versati. Lo stralcio, quindi, di un mese di contributi non versati nel 2012, ad esempio, comporterà la perdita di tutto l’anno 2012 di contribuzione versta.
Per evitare, in questo caso, che lo stralcio vada a portare via intere annualità di contributi l’unica soluzione è quella di pagare i contributi mancanti .
Proprio in vista del rischio che molti lavoratori si trovino, dopo lo stralcio automatico, con preziosi contributi in meno, è stata prevista una sorta di sanatoria per salvare le pensioni. Lo stralcio, come abbiamo detto, ha cancellato il debito, ma anche i contributi.
E allora si è corso ai ripari prevedendo un modo che permetta agli autonomi di recuperare, pagando, i contributi cancellati dallo stralcio automatico.
I contributi cancellati possono essere riattivati entro il 31 dicembre 2023 pagando i relativi versamenti o a rate o in un’unica soluzione.
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