La maternità surrogata non è reato universale, nonostante le intenzioni del governo, ma sfruttarla è ufficialmente un crimine per l’Unione europea. Ecco perché, di cosa si tratta e dove è legale.
La maternità surrogata rappresenta per molte persone l’unica possibilità per riuscire ad avere un figlio, ma non tutti sono favorevoli a questa pratica. Di recente, si è tornato a discuterne in Italia per via del riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali. Secondo alcuni esponenti politici, infatti, consentire il riconoscimento dei figli avrebbe ammesso la maternità surrogata, attualmente vietata in Italia. Ogni Stato ha, in effetti, una diversa normativa a riguardo. Il fatto che la maternità surrogata sia contraria ad alcune ideologie ha ovviamente influenzato la regolamentazione – anche se non avrebbe dovuto – ma quali sono gli interessi legislativi riguardo a questa pratica?
La questione è sempre molto attuale, capace di tenere vivo l’interesse politico, religioso, giuridico e sociale come pochi altri argomenti. Oggi più che mai, con l’approvazione del parlamento europeo della direttiva Ue che la vieta, insieme ai matrimoni forzati e le adozioni illegali, tutti fatti rientrare nel macro-argomento «traffico degli esseri umani». Insomma, sebbene non ancora un reato universale, sfruttare la maternità surrogata si appresta ad essere un eurocrimine , che potrebbe sì portare a ulteriori limitazioni alla pratica (più come effetto collaterale, che intenzione della norma) ma anche a una tutela più profonda verso le donne vittime di costrizioni. Approfondiamo la questione.
Cos’è la maternità surrogata?
Prima di analizzare la legalità della maternità surrogata e le normative dei vari Stati a riguardo, è opportuno definire che cos’è, anche perché molto spesso c’è troppa confusione su questo punto. Con la maternità surrogata una donna porta avanti una gravidanza per conto del genitore o dei genitori committenti, chiamati intenzionali. In altre parole, la madre surrogata mette a disposizione il proprio corpo per portare avanti una gestazione impossibile per il committente, ricevendo in cambio un compenso o a titolo gratuito.
Ne consegue che la madre surrogata rinuncia a ogni diritto genitoriale sul bambino portato in grembo, la cui responsabilità cadrà sui genitori intenzionali dal momento della nascita. La maternità surrogata può essere genetica (detta anche parziale o tradizionale), nel caso in cui avviene l’inseminazione artificiale avviene tra un ovocita della futura gestante e il seme del committente o di un donatore. Solitamente questa pratica è sconsigliata, perché in qualità di madre biologica la madre surrogata potrebbe coinvolgersi di più emotivamente.
Allo stesso tempo, a volte ricadono su questa scelta le persone che possono contare su una parente che si presti come surrogata, al fine di avere un figlio con un patrimonio genetico simile al proprio o semplicemente come atto di solidarietà.
L’alternativa è la maternità surrogata gestazionale o completa, nella quale la madre surrogata non ha alcun legame biologico con l’embrione, che può provenire dalla generazione in vitro dei genitori committenti o tramite le donazioni di ovociti e sperma.
Dov’è legale la maternità surrogata
Come anticipato, i vari paesi hanno diverse disposizioni circa la maternità surrogata, che è completamente legale nei seguenti paesi:
- Grecia.
- Olanda.
- Albania.
- Ucraina.
- Polonia.
- Russia.
- Stati Uniti (alcuni Stati).
In altri paesi, invece, è consentita esclusivamente la maternità surrogata a titolo gratuito, si tratta di:
- Gran Bretagna.
- Paesi Bassi.
- Cipro.
- Australia.
- Canada.
- Danimarca.
- Ungheria.
- Israele.
- Alcuni paesi degli Stati Uniti.
In Belgio e Repubblica Ceca, invece, la maternità surrogata non è espressamente regolamentata dalla legge. Tutti gli altri paesi sono quindi contrari, proprio come l’Italia.
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Quali sono le regole in Italia sulla maternità surrogata
In Italia la maternità surrogata è illegale, infatti questa pratica medica è vietata dalla legge n. 40 del 2004, secondo cui:
Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro.
La ragione di questo divieto è la tutela delle donne, in particolar modo di quelle economicamente più fragili, che potrebbero prestarsi come madri surrogate per il compenso economico, ma soffrendone. Ecco perché diversi Stati hanno scelto di legalizzare soltanto la maternità surrogata a titolo gratuito, in modo da limitare eventuali situazioni di abuso. Ciò potrebbe non essere sufficiente, in quanto ci sono vari modi per aggirare il divieto di pagamento, come i rimborsi spese.
È evidente che la legge dovrebbe trovare la giusta misura, per tutelare le donne e allo stesso tempo garantire loro il diritto di scelta sulla questione. In altre parole, servirebbero misure poste a tutelare il libero consenso delle donne, anziché regolamentare la pratica medica in sé. A livello legislativo non esistono altri fattori determinanti per la questione, che resta inevitabilmente in balia delle diverse ideologie politiche (e non) degli esponenti governativi.
La commissione Giustizia del governo Meloni ha infatti proposto il riconoscimento della gravidanza come reato universale, in questo modo la pratica da parte delle cittadine italiane sarebbe punibile anche se svoltasi all’estero. Per il momento, tuttavia, la giurisprudenza ritiene perseguibili soltanto le azioni commesse sul territorio italiano.
Maternità surrogata eurocrimine?
Nel frattempo, come anticipato, è stata approvata dall’Europarlamento la revisione della direttiva contro il traffico di esseri umani che d’ora in poi vieta lo sfruttamento della maternità surrogata in tutti gli Stati membri. La direttiva ha ricevuto - fortunatamente - un consenso senza paragoni (563 voti a favore, contro 7 contrari e 17 astenuti) ed entrerà in vigore dopo 20 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea. Attenzione, però, questa direttiva non vieta la maternità surrogata in quanto tale, non punisce la donna che vi si presta né i genitori che si affidano a una gestante consenziente.
L’ambito è appunto quello delle vittime del traffico di esseri umani, includendo tutte quelle situazioni in cui la madre surrogata non è consenziente perché forzata o indotta. Certo è che molti esponenti politici auspicano da questo punto di compiere un ulteriore passaggio, che non ha nulla a che vedere con la motivazione alla base di questa direttiva, per vietare in tutto e per tutto la maternità surrogata, a prescindere dal consenso.
Per il momento, però, le leggi restano quelle descritte e la novità in ambito europeo non ha nulla a che vedere con i dibattiti ideologici intorno al cosiddetto utero in affitto, ma il principio di libertà, dignità e autodeterminazione di ogni essere umano in quanto tale.
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