Erdogan all’attacco: Turchia e Grecia sono sull’orlo di una guerra

Violetta Silvestri

26/08/2020

Acque molto agitate tra Turchia e Grecia. I due Paesi sono sull’orlo di una guerra per le rivendicazioni marittime. Erdogan ha minacciato Atene, avanzando pretese di perforazione nel Mar Egeo e Mediterraneo. La tensione esploderà?

Erdogan all’attacco: Turchia e Grecia sono sull’orlo di una guerra

Si teme l’escalation di violenza tra Turchia e Grecia. L’ultimo messaggio lanciato da Erdogan sul Mediterraneo è suonato come una minaccia contro Atene: “non fare errori. Ankara si prenderà ciò che è suo.”

Al centro delle crescenti tensioni ci sono le perforazioni marittime al largo delle proprie coste, rivendicate da entrambi i Paesi come esclusive della loro sovranità.

Le risorse energetiche del Mar Egeo e del Mar Mediterraneo sono diventate molto attraenti per i Paesi dell’area e il Governo turco sta tentando di dominarne lo sfruttamento.

Le ultime notizie raccontano di esercitazioni militari congiunte proprio al largo di Cipro, nella porzione di mare conteso, tra Grecia Cipro, Italia, Francia. Intanto anche la Germania ha allertato Erdogan: serve una distensione.

La Grecia continua ad accusare la Turchia di azioni illegali e provocatorie, mentre Ankara difende le sue perforazioni come azioni irrinunciabili: c’è aria di guerra?

Erdogan minaccia: tensione massima tra Turchia e Grecia

Parole al veleno di Erdogan sulla già fragile relazione tra Turchia e Grecia per la questione del Mediterraneo e i diritti di esplorazione.

Il sultano, ormai convinto di poter diventare il vero e unico signore del gas, ha affermato:

“La Turchia è determinata a fare tutto ciò che serve per ottenere il riconoscimento dei propri diritti nell’Egeo, il Mar Nero e il Mediterraneo. Non accettiamo compromessi su ciò che è nostro e non ci saranno concessioni.”

L’avvertimento è alla Grecia e ai suoi tentativi di opporsi alle azioni di perforazione turche.

A fine luglio, la nave di esplorazione turca, Oruc Reis, è partita per svolgere un’indagine di perforazione a Sud e a Est dell’isola greca di Kastellorizo, secondo un piano di perlustrazione dei fondali in corso.

La notizia aveva allarmato la Grecia, che si sta muovendo come se una guerra dovesse esplodere da un momento all’altro. L’intransigente programma di sfruttamento delle risorse marittime della Turchia si sta intensificando in uno dei momenti storici più tesi tra i due Paesi.

La Grecia condanna da tempo le incursioni di Erdogan al largo delle sue coste, considerandole illecite secondo il diritto internazionale del mare.

Il sondaggio effettuato dalla Turchia si sta concentrando su un’area tra Cipro e Creta, che secondo Ankara è più che legale, visto che rientrerebbe nella sua piattaforma continentale (considerata il prolungamento della terraferma e quindi sotto l’esclusiva sovranità dello Stato nazionale).

Di tutt’altro avviso la Grecia, che invece sostiene che l’attività turca riguarda una vasta area della piattaforma continentale di Kastellorizo, sotto il controllo ellenico. Ma il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu ha dichiarato il mese scorso che “le isole lontane dalla terraferma e più vicine alla Turchia non possono avere una piattaforma continentale”.

La questione è complessa e riguarda la spinosa definizione dei confini marittimi e la delimitazione delle aree esclusive di sfruttamento delle risorse in aree geograficamente ricche di isole.

Molte isole greche nell’Egeo e nel Mediterraneo orientale, infatti, sono in vista della costa turca, quindi i problemi delle acque territoriali sono complessi e in passato i due Paesi sono stati già sull’orlo della guerra.

Se ora la Grecia dovesse estendere le sue acque territoriali da 6 miglia a un massimo di 12 consentite a livello internazionale, la Turchia sostiene che le sue rotte marittime sarebbero gravemente compromesse.

L’unica via di uscita sarebbe un accordo tra le parti, che invece resta un’opzione impossibile. A complicare i rapporti, inoltre, è arrivata un’intesa tra Grecia e Egitto il 6 agosto scorso, per delimitare le zone economiche esclusive e svantaggio della Turchia.

La Germania, con il suo ministro degli Esteri volato in missione ad Atene, ha messo tutti in allerta: “una nuova scintilla tra Grecia e Turchia potrebbe comportare un disastro”.

Perché c’è aria di guerra nei mari tra Grecia e Turchia?

La corsa alle risorse energetiche marine potrebbe sfociare in guerra tra Grecia e Turchia.

Negli ultimi anni, enormi riserve di gas sono state trovate nelle acque al largo di Cipro, spingendo il Governo cipriota, la Grecia, Israele ed Egitto a lavorare insieme per sfruttare al meglio le risorse. Nell’ambito di tale accordo, le forniture di energia andrebbero in Europa attraverso un gasdotto di 2.000 km nel Mediterraneo.

Ma anche la Turchia ha intensificato le perforazioni a ovest di Cipro, che è stata divisa dal 1974, con Cipro settentrionale sotto controllo turco, riconosciuta solo da Ankara, che vuole per sé una parte delle risorse.

Non solo, nel novembre 2019, Ankara ha firmato un accordo con la Libia secondo cui la Turchia ha creato una zona economica esclusiva (ZEE) dalla costa meridionale turca alla costa Nord-orientale della Libia.

L’Egitto ha espresso forte contrarietà e la Grecia ha affermato che si trattava di un assurdo, in quanto non ha tenuto conto dell’isola di Creta, a metà strada tra i due paesi.

Alla fine di maggio, la Turchia ha dichiarato di aver pianificato l’inizio delle perforazioni in diverse altre aree più a Ovest, allarmando i membri dell’UE Grecia e Cipro.

Diverse licenze sono state rilasciate a Turkish Petroleum per trivellazioni nel Mediterraneo orientale, comprese le aree delle isole greche di Rodi e Creta.

In questa cornice esplosiva, l’ultima mossa turca potrebbe davvero essere insostenibile per la Grecia.

L’Europa contro la Turchia

La questione del controllo marittimo e il vento di guerra che soffia tra Turchia e Grecia non sono rimaste indifferenti all’Europa.

Il Governo di Atene sta premendo affinché tutta l’Unione tenga conto degli atteggiamenti di Erdogan nella politica dei negoziati.

Il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas ha più volte inviatato Ankara a porre fine alle “provocazioni nel Mediterraneo orientale”.

L’Europa ha ripetutamente sottolineato che la limitazione delle zone economiche esclusive e della piattaforma continentale dovrebbe essere affrontata attraverso negoziati e in buona fede.

Cosa che non sta affatto avvenendo. L’escalation di tensione tra Grecia e Turchia rischia di allontanare definitivamente Ankara dall’UE, considerando anche la decisione di Erdogan di trasformare Santa Sofia in moschea.

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