Nell’ultimo Consiglio Europeo si è discusso dell’emergenza economico-sociale che può far implodere la Tunisia. Il rischio è che aumentino i flussi migratori. Ecco cosa sta accadendo.
Si torna a parlare di immigrazione in Europa e soprattutto di ciò che sta accadendo in Tunisia.
La crisi economico-sociale minaccia di far implodere il Paese, che rischia di collassare su sé stesso, provocando un vero e proprio “esodo” di massa, almeno stando alle stime riportate dalla premier Giorgia Meloni durante l’ultimo Consiglio europeo.
La premier ha spiegato ai suoi colleghi europei che la crisi in Tunisia è ormai una bomba pronta a esplodere, e rischia di travolgere anche il Vecchio Continente. Senza repentini interventi, infatti, il contesto tunisino potrebbe rivelarsi molto delicato sia per l’Italia che per il resto d’Europa, tanto da azzardare l’ipotesi dell’arrivo di centinaia di migliaia di migranti nei prossimi anni.
Davanti a un simile quadro è opportuno fare chiarezza per comprendere cosa stia accadendo in Tunisia e cosa potrebbe succedere se effettivamente il sistema collassasse.
Migranti, bomba Tunisia pronta a esplodere: cosa sta accadendo
La crisi economico-sociale che sta affrontando la Tunisia è frutto di problemi strutturali che affliggono lo Stato da anni. Il Paese nordafricano è stato considerato più volte un virtuoso esempio della primavera araba: è da qui che con effetto domino si propagarono tra il 2010 e il 2011 le rivolte che sconvolsero numerosi paesi del Nord Africa e Medio Oriente.
La rivoluzione tunisina, che portò in pochissimo tempo al rovesciamento dell’allora presidente Ben Ali, ebbe origine dalla crisi politica e soprattutto da una profonda crisi economico-sociale, basti ricordare il giovane venditore ambulante Mohamed Bouazizi che si diede alle fiamme in piazza a seguito del sequestro della sua merce. Episodio che testimoniò l’insofferenza di un paese stremato dalle condizioni economiche. La rivoluzione portò alla formazione di un nuovo sistema politico semipresidenziale, dove parlamento e primo ministro hanno maggior potere.
Eppure, nonostante l’apparente cambio di rotta, nulla è cambiato nell’ultimo decennio, specialmente a livello economico, a causa dell’estrema litigiosità e frazionamento dei partiti, causando - come spiegato da Insideover - una carenza di investimenti, interni e stranieri, aumentando i problemi di bilancio e dell’inflazione. Nel 2019 il malcontento ha spinto i tunisini a dare fiducia a Kais Saied, un costituzionalista, candidato indipendente, il quale dopo aver vinto le elezioni e aver congelato il parlamento, è riuscito a far passare modifiche costituzionali rendendo nuovamente prioritario il ruolo del capo dello Stato.
E se a livello politico qualcosa si è sbloccato, in campo economico tutto è rimasto immutato. Il principale obiettivo di Saied era probabilmente quello di evitare il ricorso ai prestiti del Fmi (Fondo Monetario Internazionale), ma il Covid ha acutizzato i problemi economici. Ma ciò che rischia di portare al crollo del sistema economico tunisino è la guerra in Ucraina, poiché la Tunisia come molti altri Paesi dipende dalle importazioni di grano ucraino e russo. La guerra ha quindi portato a un aumento dei prezzi dei beni di prima necessità. Aumentata l’inflazione, le manovre di bilancio sono sempre più limitate a causa dell’assenza di risorse economiche. A oggi Tunisi rischia di dipendere unicamente dal piano da due miliardi di euro di prestiti del Fmi. Prestiti però vincolati a riforme molto dure, in grado di accentuare l’esasperazione della popolazione.
Migranti, rischio aumento sbarchi dalla Tunisia: perché potrebbero aumentare gli sbarchi
Davanti a una simile situazione sono più che comprensibili gli allarmi del governo italiano. L’aumento della povertà, l’instabilità economica e il baratro sociale minacciano di esplodere, spingendo molti tunisini a imbarcarsi verso le coste siciliane, con il rischio che gli sbarchi possano essere sempre di più.
Stando ai dati ministero degli Interni nel 2022 l’aumento di sbarchi dalla Tunisia è stato imponente e la situazione sembra destinata a peggiorare nel 2023. Infatti, secondo fonti del Viminale, nei primi mesi dell’anno si è assistito a un incremento del 788% degli sbarchi dalle coste tunisine. Ma non solo.
Le ragioni di un aumento dei barconi diretti verso l’Italia e il resto d’Europa possono essere rintracciate anche nella politica migratoria adottata dal presidente Kais Saied, il quale ha sostenuto che la presenza di migranti irregolari in territorio tunisino sia una minaccia “all’identità culturale araba del Paese”, promettendo di favorire i rimpatri. Parole che potrebbero aver causato la fuga di migranti subsahariani verso l’Italia.
Da qui le preoccupazioni del governo italiano. Durante il Consiglio europeo Giorgia Meloni ha parlato di un possibile arrivo di 900.000 migranti dalla Tunisia - cifra forse approssimata per eccesso, ma che rende la preoccupazione del governo. È quindi chiara la posizione di Roma: la Tunisia non può fallire e non può essere lasciata da sola mentre affronta una crisi devastante.
© RIPRODUZIONE RISERVATA