Nel magazzino della Riscossione ci sono più di mille miliardi di euro non riscossi, quasi 22 anni di tasse non pagate. I problemi dell’Ader sono gli stessi da anni, anche con le dimissioni di Draghi.
Nel suo discorso al Senato del 20 luglio Draghi ha puntato i fari sui problemi della Riscossione. Il magazzino dell’AdeR, infatti, è ingolfato con oltre mille miliardi di crediti non riscossi. «Mille miliardi» sembra una formula per dire «davvero molti soldi», e invece bisogna interpretare questa frase con un significato letterale. Anzi, a voler essere precisi, sono 1.100 i miliardi di euro non riscossi, pari al 60% del Pil.
Nel discorso tenuto al Senato Draghi ha affermato la necessità di approvare il prima possibile la riforma fiscale, che include il completamento della riforma della riscossione, e varare subito dopo i decreti attuativi. Ora, con le dimissioni di Draghi, il governo rimane in carica per il disbrigo degli affari correnti.
Mille miliardi di euro non riscossi: i problemi della Riscossione si trascinano da anni
Draghi ne ha parlato nel suo discorso al Senato, ma il direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini ha sollevato più volte la questione della Riscossione durante gli anni. L’ultima volta che ne ha parlato risale al 7 aprile 2022, in occasione di un’audizione presso la Commissione per l’attuazione del federalismo fiscale.
Ruffini per l’ennesima volta ha chiesto un intervento legislativo per sbloccare la situazione del magazzino della Riscossione, visto che si sono stratificati 1.100 miliardi di euro non riscossi. Sono cifre talmente alte che non si riescono nemmeno a immaginare. Per dare un’idea concreta degli importi di cui stiamo parlando, 1.100 miliardi di euro equivalgono a quasi 22 anni (21 anni e 4 mesi) di tasse non riscosse.
Dal punto di vista operativo e gestionale, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione riesce a occuparsi di un magazzino di tre anni, ha detto Ruffini. Oltre questo periodo, spiega il direttore, “non si può immaginare una gestione seria in ogni Paese occidentale”.
L’Italia è arrivata ad accumulare 21 anni e 4 mesi di crediti da riscuotere, per un totale di 140mila cartelle e 16 milioni di cittadini iscritti a ruolo.
Riforma della Riscossione sempre più necessaria
I primi passi sulla riforma della Riscossione sono stati fatti in legge di Bilancio. La manovra ha stabilito che i costi di remunerazione del servizio, per i carichi affidati alla Riscossione dal 1° gennaio 2022, graverà prevalentemente sul bilancio dello Stato, e non più sui cittadini. In questo modo la copertura dei costi di gestione del servizio nazionale di riscossione viene coperta grazie a stanziamenti di risorse a carico dello Stato. Gli oneri di riscossione delle somme iscritte a ruolo vengono aboliti:
- del 3% in caso di pagamento entro i sessanta giorni;
- del 6% se la scadenza dei sessanta giorni non viene rispettata, insieme agli interessi di mora;
- l’1% delle somme iscritte a ruolo nel caso di riscossione spontanea.
C’è quindi un doppio binario: l’AdeR userà due modelli diversi per le cartelle di pagamento in base alla data di riferimento.
È evidente che le novità della legge di Bilancio, seppur necessarie, non si traducono in grandi soluzioni, che affrontano i problemi più gravi come un magazzino pieno di crediti non riscossi. Ed è anche probabile, se non evidente, che questi problemi continueranno a esserci ancora per molto tempo.
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