Dopo Alberto Nagel e Andrea Orcel, prende la parola anche il numero uno di MPS Luigi Lovaglio, tornando a sponsorizzare l’OPS su Mediobanca. Quella frase su Generali.
Il numero uno di MPS-Monte dei Paschi di Siena, l’amministratore delegato Luigi Lovaglio, prende la parola, presentando la ratio dell’OPS che la banca senese ha promosso il 24 gennaio scorso su Mediobanca. OPS che ha scioccato subito Piazza Affari, già alle prese con altre due grandi partite: l’OPA lanciata sulla società del risparmio gestito Anima Holding da Banco BPM, la banca italiana guidata dal CEO Giuseppe Castagna e, tempo qualche settimana, l’OPS da 10,1 miliardi di euro circa che ha visto finire nel mirino lo stesso Banco, diventato preda di UniCredit.
Dopo quelle speculazioni infinite che sono andate avanti per anni, confermandosi tra i market mover principali di Piazza Affari, le banche italiane hanno deciso (finalmente per le predatrici, purtroppo per le prede) di muoversi e di espandere il proprio raggio di azione lanciando la strategia delle operazioni di M&A (mergers and acquisitions, fusioni e acquisizioni), in un contesto meno benigno rispetto al passato, a causa dei tagli ai tassi di interesse che la BCE di Christine Lagarde ha iniziato a varare (a partire dal giugno del 2024 fino all’ultimo meeting dello scorso 6 marzo).
Sei sforbiciate, in tutto, che hanno privato le banche italiane e dell’area euro di quella manna dal cielo rappresentata dall’effetto delle strette monetarie del 2022-2023 sulla crescita dei margini netti di interesse, a beneficio della redditività degli istituti.
Oggi giornata negativa per i titoli delle principali banche italiane, a fronte di un indice Ftse Mib che ha concluso la giornata di contrattazioni in calo dell’1,32%, a quota 39.188,17 punti, sulla scia anche delle dichiarazioni che la presidente della BCE Christine Lagarde ha rilasciato sul danno che i dazi della seconda amministrazione di Donald Trump potrebbero infliggere al PIL dell’area euro. Le azioni del Monte dei Paschi di Siena hanno perso il 2,35% a quota 7,636 euro, mentre Mediobanca ha lasciato sul terreno lo 0,53%, a 17,98 euro. Giù anche Generali, scesa dello 0,98%, a quota 32,43 euro.
MPS, l’AD Lovaglio su OPS Mediobanca: quota Generali non cruciale, interesse è su altro
Il CEO di MPS Luigi Lovaglio è tornato a commentare la grande mossa che la banca senese ha lanciato alla fine di gennaio su Mediobanca e che si è scontrata subito con il grande no della preda: no tuonato fino a qualche giorno fa, quando a dire la sua è stato Alberto Nagel.
Ma se Nagel è tornato a bocciare in toto l’OPS, Lovaglio l’ha ovviamente sponsorizzata.
L’AD di Rocca Salimbeni ha cercato di affossare tutte le ipotesi rimbalzate più volte sui mercati che hanno portato sempre alla stessa tesi: quella secondo la quale la conquista di Mediobanca non sarebbe fine a se stessa, ma servirebbe piuttosto ai maggiori azionisti del Monte dei Paschi - MEF, Francesco Gaetano Caltagirone, la cassaforte della famiglia Del Vecchio Delfin - per attaccare piuttosto la fortezza chiamata Assicurazioni Generali, di cui Piazzetta Cuccia è maggiore azionista con una quota del 13,1%.
Niente di tutto questo: insieme a Mediobanca, ha affermato Lovaglio, il Monte punta a dar vita, semplicemente, al “terzo polo bancario in Italia”, per valore di “asset in gestione e depositi” e “capace di generare una significativa generazione di capitale ” da distribuire agli azionisti, dunque di dividendi.
Il banchiere, così come prima di lui Alberto Nagel e Andrea Orcel CEO di UniCredit - quest’ultimo entrato tra l’altro agli inizi di febbraio a gamba tesa nel capitale di Generali - ha parlato in occasione della Morgan Stanley Europea conference di Londra, in corso in questi giorni.
Nel tentativo di affossare sospetti che tuttavia sono ormai consolidati da un bel po’ di tempo, l’AD di MPS ha così affermato che “ la quota di Generali non è cruciale per le potenzialità che noi abbiamo esplorato in questo deal”.
Ovvio, “bene che ci sia”, ma ciò che interessa a Monte dei Paschi di Siena “è la parte core del business” di Mediobanca. Tra l’altro, nel caso in cui l’OPS di MPS avrà successo, la quota di Generali diventerà anche meno cruciale. “La dipendenza del gruppo da Generali sarà molto inferiore”, ha rimarcato il banchiere.
Lovaglio su dividendi MPS e Mediobanca, il punto di forza di Piazzetta Cuccia
Le nozze con Mediobanca non confermerebbero, insomma, alcun eventuale interesse del Monte dei Paschi verso Generali quanto, piuttosto, la necessità della banca senese di rafforzare il proprio business attraverso una operazione di consolidamento, con cui MPS potrebbe “remunerare ulteriormente” i suoi stakeholders.
Ciò a cui punta il Monte è il valore aggiunto che riuscirebbe a incassare con i punti di forza di Piazzetta Cuccia: “Quello davvero importante per lo sviluppo e la crescita complessiva, e per la creazione di valore, è la parte di investment banking e wealth management della banca ”, ha detto il CEO, aggiungendo che, a suo avviso, Mediobanca dovrebbe concentrarsi proprio “sul private investment bank”. Di fatto, “sarà fondamentale che questa parte del business continui a crescere, a creare valore, perché è complementare alla nostra parte di business, molto più orientata al retail. Quindi la vostra argomentazione è che si tratta di un’attività complementare, che presenta sinergie di fatturato”.
Lovaglio ha sottolineato inoltre che, grazie all’M&A, MPS potrebbe distribuire fino al 100% degli utili, conservando un ratio di capitale all’incirca del 16%. E questo significa che “non stiamo perdendo quello che abbiamo oggi stand alone”.
Nessuna particolare preoccupazione, inoltre, per il rischio che il governo Meloni modifichi la normativa sul credito di imposta delle DTA, spalmandone i benefici in un arco temporale più lungo.
Lovaglio ha definito il rischio, stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa Radiocor, “molto basso”, ricordando che “le DTA sono contante dal primo giorno” e che grazie alla loro presenza MPS sarà capace di offrire un payout del 100% attraverso una generazione di capitale superiore all’utile netto. Inoltre, contrariamente a quanto ha riferito Nagel, “le dissinergie saranno minime e faremo attenzione”.
OPS Mediobanca coerente con piano industriale MPS. Le frasi su utili ed effetto tagli tassi BCE su NII
Nessun dubbio per quanto riguarda il razionale industriale dell’OPS: per il CEO l’offerta “è coerente con il nostro piano industriale: abbiamo capitale libero, agli investitori ho sempre detto che la nostra idea era cercare fabbriche prodotto perché pensiamo che sia importante ampliare il potenziale del gruppo per la generazione dei ricavi”.
Forte di una fase che già da un bel po’ è stata definita di Rinascimento da Piazza Affari, la nuova MPS è tornata a sbandierare oggi tutta la sua capacità di macinare nuovi utili e dividendi, facendo la gioia degli azionisti. Lovaglio ha detto di ritenere che l’utile prima delle imposte del 2025 “sarà molto simile a quello del 2024”, qualcosa che rappresenta “una buona indicazione per i nostri azionisti” mentre lato dividendi l’amministratore delegato ha ricordato che cedole da oltre 1 miliardo saranno versate a maggio, nel caso in cui la proposta dovesse ricevere l’ok dei soci durante l’assemblea del Monte della metà di aprile.
Per quanto riguarda l’impatto dei tagli dei tassi della BCE sui ricavi, anche su questo fronte Lovaglio non ha battuto ciglio, sottolineando di avere fiducia nella capacità di Monte dei Paschi di Siena di compensare il calo dell’NII (net interest income, margine netto di interesse), attraverso una crescita delle commissioni. Ancora di più, grazie all’apporto del business di Mediobanca.
© RIPRODUZIONE RISERVATA