MPS, maxi blitz di Delfin (Del Vecchio), asse italiano con Caltagirone. La strategia di Meloni

Laura Naka Antonelli

10 Gennaio 2025 - 10:24

II due pilastri del capitalismo made in Italy si rafforzano nel capitale del Monte dei Paschi di Siena, focus titolo a Piazza Affari. Regia Meloni con dossier UniCredit-BPM.

MPS, maxi blitz di Delfin (Del Vecchio), asse italiano con Caltagirone. La strategia di Meloni

Mossa a sorpresa di Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, che ha quasi triplicato la quota detenuta nel capitale di MPS-Banca Monte dei Paschi di Siena al 9,78% rispetto al 3,5% delle azioni della banca senese che aveva acquistato quando il governo Meloni, lo scorso novembre, aveva proceduto al terzo atto del processo di privatizzazione del Monte di Stato, in linea con i diktat imposti dall’Unione europea.

Il maxi blitz della cassaforte della famiglia erede del patron di Luxottica Leonardo Del Vecchio, deceduto nel 2022, segue la scalata del gruppo Caltagirone, anch’esso entrato inizialmente nel capitale di Siena insieme a Delfin quando il MEF aveva messo in vendita a novembre un’altra quota detenuta in MPS.

Caltagirone ha successivamente rafforzato la presa in MPS, con manovre che hanno portato subito il Financial Times a parlare di un chiaro attacco contro Andrea Orcel, salendo fino al 5% del capitale della banca, grande dossier a cui il governo Meloni sta lavorando.

Massima attenzione al titolo del Monte dei Paschi di Siena, che ha chiuso la sessione di ieri segnando un rialzo dello 0,83%, a quota 7,038 euro e che oggi reagisce positivamente alla notizia, confermandosi tra i titoli migliori di Piazza Affari. Le azioni, scattate di oltre l’1% in avvio di seduta, riducono tuttavia ora gran parte dei guadagni.

Con mossa Delfin (Del Vecchio), soci privati hanno in mano il 15% di MPS

Con il blitz di Delfin, i soci privati Del Vecchio e Caltagirone, pilastri del capitalismo made in Italy, detengono ora una partecipazione in MPS che si aggira attorno al 15%, rendendo meno significativa la quota posseduta dall’altro attore di Piazza Affari entrato nel capitale di Siena sempre a novembre, ovvero Banco BPM, che ha in mano il 5% del Monte. Banco BPM che, nelle intenzioni - tuttora attuali - del governo Meloni, sarebbe il cavaliere bianco ideale per acquistare il Monte dei Paschi di Siena e per creare quel terzo polo bancario in Italia su cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in primis punta da tempo.

Su uno scenario di una operazione di M&A tra MPS e Banco BPM Piazza Affari aveva scommesso subito, mettendo in conto come, in caso di successo dell’OPA lanciata dal Banco su Anima, la quota di Piazza Meda nel Monte sarebbe salita al 9% circa.

Il piano di Meloni di un matrimonio tra Banco BPM (controllato dai francesi di Crédit Agricole) e Monte dei Paschi di Siena si è scontrato tuttavia con lo scoglio dell’OPS, lanciata sul Banco, pochi giorni dopo il suo ingresso nel capitale di MPS, da UniCredit.

Governo Meloni punta ad asse tutto made in Italy Del Vecchio-Caltagirone? L’azionariato di MPS

Il governo Meloni punta a questo punto sull’asse Delfin (Del Vecchio)-Caltagirone per blindare l’italianità di MPS, con Banco BPM, tra l’altro in mano ai francesi, a rischio di essere inglobata, nonostante i suoi no ripetuti, da UniCredit?

Proprio quell’OPS presentata lo scorso 25 novembre da UniCredit sul Banco BPM ha messo in pericolo il piano del governo Meloni di dare in sposa MPS a Piazza Meda, che aveva acquistato una quota del Monte del 5% circa durante l’offerta di azioni lanciata dal Tesoro maggiore azionista qualche giorno prima, volta a far diventare MPS meno Monte di Stato, e successiva alle due mosse precedenti, la prima alla fine del 2023, quando il governo Meloni aveva iniziato a mollare l’istituto senese restituendolo al mercato, e la seconda a marzo del 2024.

Con l’ulteriore cessione di azioni comunicata il 13 novembre scorso, il controvalore complessivo incassato dal MEF grazie alle tre operazioni è ammontato a “ circa 2,7 miliardi di euro , a fronte di un importo dell’aumento di capitale di BMPS sottoscritto a novembre 2022 di circa 1,6 miliardi di euro”, come ha reso noto lo stesso Tesoro in occasione di quella terza mossa.

Ma su MPS si muovono anche i francesi attraverso Natixis

La notizia del maxi blitz di Delfin in MPS è arrivata ieri sera, con la diffusione delle partecipazioni rilevanti da parte della Consob, da cui è emersa una partecipazione diretta della cassaforte della famiglia Del Vecchio nel Monte dei Paschi pari per l’appunto al 9,78%, che corrisponde alla percentuale ora posseduta da Delfin sui diritti di voto della banca senese.

A muoversi nel capitale di MPS sono stati tuttavia anche i francesi, per la precisione quelli della banca francese Bpce (Groupe des Banques Populaires et des Caisses d’Epargne) che, attraverso la controllata Natixis, sempre stando alle partecipazioni annunciate dalla Consob, è titolare di una partecipazione potenziale complessiva del 6,398%, che risale al 6 gennaio scorso.

Il blitz di Delfin ridisegna la mappa dell’azionariato di MPS, ora così composto: il ministero dell’Economia detiene l’11,73% della banca senese, Delfin il 9,78%, Caltagirone il 5,026%, Banco Bpm il 5,003% e Anima, che sarebbe stata secondo alcune indiscrezioni la vera preda di Andrea Orcel, e su cui si è mossa di recente anche Caltagirone, è presente nel capitale del Monte dei Paschi di Siena con il 3,992%.

A Piazza Affari i riflettori rimangono puntati anche sul dossier UniCredit-Banco BPM, dopo i calcoli che JP Morgan ha fatto sul premio che Andrea Orcel potrebbe permettersi di pagare per strappare il sì degli azionisti di BAMI.

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