C’è tempo fino al 30 aprile per non perdere i crediti Iva derivanti da operazioni annullate. Basta l’emissione di una nota di variazione Iva a credito.
Non solo dichiarazione Iva, entro il 30 aprile 2025 è necessario effettuare l’emissione della nota di variazione Iva a credito per non perdere somme di denaro.
Ecco in quali casi, limitati, è possibile emettere una nota di variazione Iva a credito e i termini temporali da rispettare per non perdere le somme.
Nota di variazione Iva a credito: in quali casi è necessaria?
L’articolo 26, commi 2 e 3, D.P.R. 633/1972, prevede che nel caso in cui dopo l’emissione della fattura e la registrazione della stessa, l’operazione che ha originato la fattura stessa venga meno in tutto o in parte o se ne riduca l’ammontare imponibile in conseguenza degli eventi ivi previsti, il soggetto passivo può recuperare la differenza d’imposta portandola in detrazione, previa emissione di una nota di credito.
Dal punto di vista pratico, se io emetto fattura con addebito Iva e la verso, ma l’operazione viene meno, quindi restituisco le somme al cliente, poi devo anche recuperare l’Iva che ho versato, altrimenti ho una perdita di denaro e l’unico modo che ho è una nota di credito Iva.
Degli esempi possono aiutare a capire meglio, la stessa norma sottolinea che può verificarsi tale evento in caso dichiarazione di nullità, annullamento, mancato pagamento in tutto o in parte a causa di procedure concorsuali rimaste infruttuose.
I casi principali di variazione in diminuzione sono:
- resi (per materiale difettoso, per materiale non conforme all’ordine, per inadempienze contrattuali, simili);
- errori di fatturazione;
- abbuoni, ribassi, sconti;
- premi.
Termini temporali nota di variazione a credito: scadenza il 30 aprile
Tale nota di credito, o nota di variazione, deve essere effettuata nei termini previsti dalla legge e a dettarli è l’articolo 19, comma 1, D.P.R. 633/1972 che nella versione in vigore da gennaio del 2017 fissa il termine massimo per la nota di variazione nel termine per la presentazione della dichiarazione Iva per l’anno di imposta di riferimento.
Ne consegue che chi presenta la dichiarazione Iva con a LIPE del quarto trimestre entro il 28 febbraio, entro tale termine invia anche la nota di variazione, chi, invece, presenta la dichiarazione Iva entro il 30 aprile, deve rispettare tale termine. Deve però essere ricordato che il saldo Iva deve essere versato in unica soluzione entro il 17 marzo 2025, oppure a rate, ma in questo caso la prima deve essere versata comunque entro il 17 marzo.
Nota di variazione nella dichiarazione Iva integrativa, perché non si può fare
Sappiamo che nella generalità dei casi, se si commettono errori nella dichiarazione fiscale è possibile presentare una dichiarazione integrativa. Questo vale anche per la dichiarazione Iva, ma deve essere precisato che l’Agenzia delle Entrate con la risposta a Interpello 55 del 2019 ha posto dei limiti.
Scaduto il termine ordinario per l’emissione della nota di variazione a credito, non è possibile recuperare attraverso una dichiarazione Iva integrativa. L’Agenzia ricorda, infatti, che l’emissione di una nota di variazione in diminuzione rappresenta non un obbligo bensì una facoltà alla quale il contribuente può rinunciare.
Nota di variazione a credito senza limiti temporali, ecco quando
Vi sono solo limitati casi in cui è possibile emettere una nota di variazione a credito senza limiti temporali, sono previsti dal comma 2 dell’articolo 26 del D.P.R. 633 e si tratta di:
- variazioni dovute a disposizione di legge;
- successiva applicazione di sconti o abbuoni contrattualmente previsti;
- dichiarazione di nullità, l’annullamento, la rescissione del contratto;
- risoluzione, recesso, revoca del contratto;
- mancato pagamento totale o parziale della fattura in conseguenza di procedure concorsuali o di procedure esecutive rimaste infruttuose
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