Nuovo calcolo busta paga, queste persone prendono meno soldi a partire dal 2025

Simone Micocci

13 Novembre 2024 - 18:16

Chi guadagna 35.000 euro l’anno sarà molto penalizzato dal nuovo taglio del cuneo fiscale. Si perdono fino a 550 euro l’anno sullo stipendio netto.

Nuovo calcolo busta paga, queste persone prendono meno soldi a partire dal 2025

La legge di Bilancio 2025 introduce nuove regole per il calcolo dello stipendio netto in busta paga, passando da un taglio del cuneo contributivo a uno di tipo fiscale.

Dal governo assicurano che il nuovo calcolo in busta paga non svantaggia nessuno, ma facendo qualche rapida considerazione non sembra essere assolutamente così. Ci sono molte persone infatti che rischiano di perdere dei soldi a partire dal 2025, con l’importo netto in busta paga che quindi sarà più basso rispetto a quanto percepito quest’anno.

Anche perché va detto che il passaggio da uno sgravio di tipo contributivo - dove il lavoratore versa meno contributi all’Inps, con lo Stato che si fa comunque carico della parte mancante - a uno fiscale comporta un secondo svantaggio: una minore capienza fiscale, limitando la possibilità di beneficiare di altri tipi di detrazione.

Ma concentriamoci sulle buste paga facendo chiarezza su chi viene penalizzato dal nuovo calcolo e soprattutto quanti soldi si rischiano di perdere.

La differenza tra il cuneo fiscale contributivo e quello fiscale

Quando si parla di cuneo fiscale si fa riferimento alla differenza che c’è tra l’importo lordo indicato in busta paga e il netto che entra nelle tasche del lavoratore, sul quale incidono in prima istanza i contributi a carico del lavoratore e in seconda le imposte (Irpef, addizionali regionali e comunali),

Tagliando una di queste voci quindi viene aumentato l’importo netto dello stipendio, come fatto ad esempio nel 2024 con la conferma dello sgravio fiscale che per i redditi fino a 35.000 euro (2.692 l’importo lordo della busta paga) è pari al 6%, un punto in più nel caso di redditi fino a 25.000 euro (1.923 euro in busta paga).

Nella migliore delle ipotesi ne è risultato un risparmio mensile di 160 euro circa, 1.938 euro l’anno considerando che lo sgravio spetta per 12 mensilità (non se ne ha diritto sulla tredicesima). Va detto però che si tratta di un risparmio lordo: sulla quota di contributi non versata, infatti, bisogna applicare le imposte che di fatto riducono l’importo che effettivamente entra nelle tasche del lavoratore. Calcolare quanto spetta di netto con il bonus contributi oggi riconosciuto non è tuttavia possibile in quanto ci sono diverse variabili che entrano in gioco come ad esempio il fatto che in busta paga si goda anche delle detrazioni per familiari a carico. Secondo le stime effettuate dai vari centri studi, comunque, possiamo dire che nel migliore dei casi spettano poco meno di 100 euro netti in più in busta paga.

Nel 2025 i contributi si tornano a pagare per intero, in quanto il governo ha scelto di intervenire direttamente sull’Irpef, restituendo così un’informazione più chiara su quanto effettivamente si guadagna in più di netto.

Nel dettaglio, per i redditi fino a 20.000 euro l’anno viene introdotto un nuovo trattamento integrativo, una sorta di bonus Meloni, di importo variabile:

  • 7,1% con reddito da lavoro dipendente non è superiore a 8.500 euro, quindi fino a un massimo di 603,50 euro netti;
  • 5,3%, con reddito di lavoro dipendente superiore a 8.500 euro ma non
  • a 15.000 euro. Al massimo, quindi, spettano 795 euro in più l’anno;
  • 4,8%, quando il reddito di lavoro dipendente è superiore a 15.000 euro, ma non a 20.000 euro. La misura massima dell’aumento è dunque pari a 960 euro.

Per i redditi sopra i 20.000 euro e fino ai 32.000 euro, invece, viene aumentata la detrazione per redditi da lavoro dipendente di ulteriori 1.000 euro l’anno.

Nel caso di redditi superiori e fino alla soglia di 40.000 euro, invece, la detrazione viene aumentata applicando la seguente formula:

1.000 * [(40.000 - Reddito complessivo)]/8.000

L’importo quindi si riduce tanto più ci si allontana dalla soglia dei 32.000 euro, fino ad arrivare a zero per chi prende 40.000 euro.

Chi ci perde con il nuovo calcolo?

Per capire come cambia la busta paga nel 2025 bisogna iniziare dal togliere quanto si prende oggi grazie allo sgravio contributivo, per poi aggiungere quanto invece spetta con lo sgravio fiscale.

Retribuzione annua lorda Aumento netto annuo nel 2024 Aumento netto annuo nel 2025 Differenza annua
10.000 euro 528 euro 530,04 euro +2,04 euro
12.500 euro 672 euro 662,52 euro -9,48 euro
15.000 euro 804 euro 795 euro -9,00 euro
17.500 euro 804 euro 840,00 euro +36,00 euro
20.000 euro 912 euro 960,00 euro +48,00 euro
22.500 euro 1.032 euro 1.000 euro -32,00 euro
25.000 euro 1.152 euro 1.000 euro -152,00 euro
27.500 euro 1.080 euro 1.000 euro -80,00 euro
30.000 euro 1.080 euro 1.000 euro -80,00 euro
32.500 euro 1.092 euro 937,50 euro -154,50 euro
35.000 euro 1.176 euro 625 euro -551 euro
38.000 euro - 249,96 euro 249,96 euro

Come anticipato, bisogna considerare che il risparmio netto dello sgravio contributivo, quindi spettante nel 2024, è indicativo viste le diverse variabili che possono ridurre o aumentare l’importo. Questi comunque ci servono per fare un confronto tra oggi e il 2025, quando come possiamo vedere molti lavoratori rischiano di perdere molti soldi con il passaggio alle nuove regole di calcolo del netto in busta paga.

A essere maggiormente penalizzati sarebbero coloro che hanno un reddito vicino ai 35.000 euro (ma non superiore), quindi sotto i 2.692 euro. Oggi questi hanno diritto a un risparmio lordo di circa 1.938 euro, al netto poco più di 98 euro al mese (1.176 euro per 12 mensilità), che viene meno dal prossimo gennaio. In aggiunta con le nuove regole bisognerebbe invece aggiungere una detrazione così calcolata:

1.000 * [(40.000 - 35.000)]/8.000

Ne risultano 625 euro l’anno, qualcosa come 550 euro circa in meno rispetto a quanto percepito nel 2024. Una vera e propria beffa che in parte potrebbe essere compensata dal nuovo taglio dell’Irpef che il governo conta di approvare con le risorse arrivate dalle adesioni al concordato preventivo.

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