Cresce l’occupazione nelle startup italiane con oltre 15.000 dipendenti. Nelle scaleup sale la presenza femminile (al 30%). I risultati della ricerca di Italian Tech Alliance e Politecnico di Milano.
Occupazione in crescita nelle startup italiane: +59% nel periodo compreso tra il 2020 e il 2022. Questo dato sorprendente è stato rivelato da una ricerca commissionata da Italian Tech Alliance agli Osservatori Startup Hi-tech e Startup Thinking del Politecnico di Milano. Il tasso medio di crescita annuale è stato del 26,2%, con l’80% dei posti di lavoro generato da circa il 25% delle startup.
Contributo delle startup all’economia italiana
La ricerca condotta tra il 2020 e il 2022 rivela un aumento straordinario dei dipendenti all’interno delle startup italiane, registrando un notevole incremento del 59%. Questo incremento significativo ha portato il numero complessivo di dipendenti da 9.640 nel 2020 a oltre 15.300 unità nel 2022. Inoltre, nel corso del 2021, sono stati generati 2.779 nuovi posti di lavoro, cifra che è salita a 2.940 nel 2022.
Confrontando questo tasso di crescita con quello di altre realtà aziendali, emerge un quadro sorprendente. Nonostante le grandi imprese mantengano valori assoluti superiori in termini di posti di lavoro netti generati, le startup superano sia le PMI che le grandi aziende in termini di crescita relativa. Infatti, le startup presentano un tasso di crescita annuale medio del 26,2%, in netto contrasto con il 4,3% delle grandi aziende, il 3,2% delle medie imprese e il 6% delle PMI.
Francesco Cerruti, Direttore Generale di Italian Tech Alliance, sottolinea come “Le startup non sono “soltanto” imprese giovani, innovative e ad elevata crescita, ma si confermano come uno dei principali motori dell’economia del nostro Paese, capaci di dare un contributo significativo alla creazione di nuovi posti di lavoro”, spiega Cerruti. “La presenza di un sano e dinamico ecosistema di startup è garanzia fondamentale da una parte di vitalità del tessuto produttivo e dall’altra della creazione di opportunità professionali all’altezza per tanti potenziali professionisti che troppo spesso nel nostro Paese sono costretti ad emigrare. È opportuno, conclude Cerruti, che le istituzioni, come peraltro avviene nella maggior parte degli altri grandi Paesi indipendentemente dal colore politico di chi governa, dedichino sempre maggiore attenzione a queste tematiche”.
Finanziamenti nelle startup e nascita delle scaleup
Un aspetto significativo emerso dalla ricerca è il legame tra il finanziamento ricevuto e la crescita occupazionale delle startup. Le startup che hanno ricevuto finanziamenti di fase avanzata (late stage), superiori a 15 milioni di euro, hanno registrato una crescita notevolmente maggiore rispetto a quelle che hanno ricevuto finanziamenti inferiori. Questo è evidente nel numero medio di dipendenti impiegati, che cresce in modo coerente in base al capitale raccolto.
Le scaleup, rappresentando l’11% del campione di startup analizzate, giocano un ruolo chiave nell’ecosistema occupazionale. Esse creano in media 19 posti di lavoro all’anno, dimostrando la loro capacità di generare occupazione in modo sostenuto. Questo è particolarmente evidente considerando che circa la metà delle posizioni lavorative analizzate sono riconducibili alle scaleup.
Sfide e opportunità per il futuro
Nonostante il trend positivo, emergono anche sfide importanti per le startup italiane. La ricerca evidenzia la carenza di competenze tecniche e scientifiche, con la difficoltà di reperire figure qualificate, soprattutto nel settore software. Anche la ricerca di figure manageriali e commerciali con competenze o background tecnologico si rivela difficile, spingendo molte aziende a cercare talenti all’estero. Questo problema potrebbe essere aggravato dalla fuga di cervelli verso paesi esteri con offerte più competitive.
Antonio Ghezzi, Direttore dell’Osservatorio Startup Hi-tech del Politecnico di Milano, sottolinea l’importanza di favorire la conversione delle startup in scaleup per garantire una maturazione dell’ecosistema startup italiano.
“Questo passaggio è cruciale per raggiungere una prima maturazione dell’ecosistema startup italiano” dichiara Ghezzi. “Tuttavia, per promuovere efficacemente questo processo, dobbiamo prestare attenzione a segnali d’allarme come la carenza di competenze tecnico-scientifiche e il rischio di fuga di cervelli verso paesi esteri con offerte più competitive”.
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