Omicron 5 è come un’influenza? I dati a confronto

Giorgia Bonamoneta

25 Giugno 2022 - 23:26

Omicron 5 e l’influenza sono simili? Ecco cosa dicono gli esperti con i dati a confronto.

Omicron 5 è come un’influenza? I dati a confronto

Tutto è iniziato con una banalizzazione del virus e le sue conseguenze sul corpo umano. Per non fare allarmismo prima di venire a conoscenza di dati più certi, nei primi mesi del 2020 il coronavirus era stato etichettato come una semplice influenza, ma più aggressiva per chi soffriva di altre patologie. Caso dopo caso la convinzione che il coronavirus non fosse affatto un’influenza si è impadronito prima dei discorsi complottisti e poi di quelli ufficiali. Ironia della sorte, due anni e milioni di morti dopo, a dire che la sottovariante Omicron 5 è una semplice influenza sono gli stessi complottisti, nel tempo naturalizzati no-vax, che avevano cercato di avvertire il mondo nel 2020.

Oggi la scienza ha portato al pettine diversi nodi sul virus, su come funziona e come tenerlo a bada, anche se alcuni di questi riescono ancora a passare attraverso la fitta ricerca e a confondere i dati. È il caso delle sottovarianti, che rappresentano sempre nuove incognite: buone o cattive, più pericolose o più contagiose. Omicron 5 può apparire come una semplice influenza per la sua bassa mortalità e, al contrario, l’alta capacità di contagio, ma non è così. Omicron 5 non è come una semplice influenza e a dirlo sono svariati esperti, oltre che i dati.

Da quando è emersa la variante Omicron, con tutte le sottovarianti connesse, il numero dei decessi è sì diminuito, ma rimane ancora molto più alto rispetto al numero delle vittime causate dell’influenza stagionale. Dove si somigliano i due virus è invece nella sintomatologia lieve, fatto che le rende interscambiabili e spesso lascia la possibilità ai positivi al coronavirus di contagiare altre persone.

Omicron 5 e influenza: perché sono tanto simili quanto diverse

Non è solo una questione di dati: Omicron 5 e l’influenza non sono la stessa cosa. A ribadirlo è stato il professor Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi. Con la ripresa dei contagi il faro che si era spento sulla pandemia, soprattutto dall’inizio dell’estate, ha preteso di essere riacceso. Più contagi, ormai lo sappiamo, non vuol dire né più decessi né più posti in terapia intensiva occupati, ma può voler dire che il virus circola tanto da incontrare soggetti fragili o non vaccinati - cioè coloro che sono considerati a rischio - e ha maggiori possibilità di mutare.

Eppure, anche se con una mortalità più bassa, questa “finta influenza” è ancora in grado di colpire. Ne sono la triste prova le oltre 20 mila vittime degli ultimi mesi. Rispetto alle prime ondate la variante Omicron e le sue sottovarianti, come la BA.5, sono decisamente meno letali, ma fanno segnare ancora numeri impressionati e soprattutto ben superiori, e fuori stagione, rispetto a quelli dell’influenza. Infatti secondo Epicentro, il portale di epidemiologia dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), i decessi ricollegabili all’influenza sono in media circa 8 mila all’anno.

Omicron 5: altro che influenza, ci vuole un piano per l’autunno

Si impara dagli errori, almeno quasi sempre. Il governo italiano rischia infatti di ricadere nel tranello di un’estate tranquilla - tendenza già smentita lo scorso anno rispetto al primo di pandemia - e di ritrovarsi impreparato a ottobre, con l’inizio della stagione autunnale, il tempo meno clemente, i primi freddi e soprattutto con la ripresa di tutte le attività, compresa quella scolastica.

Serve un piano per l’autunno e a richiederlo sono tutte le categorie. Non si tratta di restrizioni, precisano gli esperti, ma di norme di condotta responsabile, oltre che un’adeguata gestione di quella che sarà una fisiologica ripresa dei contagi. All’Italia, come fa notare Il Sole 24 Ore, servono:

  • indicazioni per le cure domestiche, con una maggiore e più facile disponibilità dei farmaci antivirali;
  • una nuova campagna vaccinale pensata per gli over 50 e chi ha bisogno di un nuovo richiamo;
  • aggiornare i modelli ospedalieri per impedire il ritardo dei trattamenti ordinari rispetto a quelli Covi-19;
  • potenziare i trasporti pubblici in vista del nuovo anno.

Solo un piano ragionato per l’autunno permetterà all’Italia di affrontare la nuova ondata, ma soprattutto di normalizzare e convivere con Omicron 5. Perché no, potrebbe addirittura aiutare ad affrontare, a farsi trovare preparati in pratica, rispetto a una qualche nuova variante pericolosa.

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