Da una parte nuovi sintomi legati alla sottovariante Omicron 5, dall’altra il rischio che i tamponi non siano efficaci da subito per riconoscere la positività: cosa cambia nella lotta al Covid.
L’ondata estiva di contagi non si ferma, anche se il picco sembra avvicinarsi. La sottovariante Omicron 5 continua a causare un netto aumento dei casi in Italia, tanto che il ministero della Salute ha autorizzato la somministrazione della dose booster del vaccino per gli over 60 e i fragili di tutte l’età sin da subito.
Dopo il via libera dell’Ema è arrivata la circolare ministeriale che autorizza la somministrazione del vaccino a 120 giorni di distanza dal primo richiamo o dall’ultima infezione. Intanto non si ferma l’ondata di contagi da Omicron, anche se i dati del bollettino del lunedì - come sempre - certificano un basso numero di tamponi positivi: sono 37mila, comunque leggermente in aumento rispetto alla settimana precedente.
A preoccupare ora sono le anomalie riguardanti la positività al Covid: l’insorgenza dei sintomi non sempre corrisponde a una positività al tampone e per questo il rischio che persone infette non siano in isolamento è molto più alto che in passato. Ma quali sono i sintomi e qual è il periodo d’incubazione del virus? Quanto dura la positività e quali sono i pericoli legati alla mancata rilevazione del Covid? Entriamo nel dettaglio.
I sintomi di Omicron 5
La prima certezza su Omicron 5 è che è molta contagiosa, ma i sintomi non cambiano più di tanto rispetto al passato. Sono meno gravi rispetto a quelli visti con la variante Delta, soprattutto perché l’infezione spessa non interessa i polmoni. I sintomi sono però molto simili: febbre alta (anche più alta che con le altre sottovarianti di Omicron), mal di gola, rinorrea, stanchezza, dolore muscolare, perdita di olfatto e gusto (anche se solo in pochi casi), mal di testa e anche un sintomo anomale come il dolore alle articolazioni e alle ginocchia.
Nonostante l’alta contagiosità, Omicron 5 sembra causare meno ospedalizzazioni, tanto che parte dei pazienti nei reparti Covid è positivo ma è ricoverato per altre ragioni. Questo, però, non basta per evitare l’aumento del tasso di occupazione nei reparti di area medica Covid in tutta Italia.
Quanto durano i sintomi e quando ci si negativizza
I sintomi durano solitamente per pochi giorni: l’arco temporale va dai due ai cinque. La durata è di norma più breve quando i sintomi sono più lievi. Anche il periodo di positività è ridotto rispetto alla variante Delta: di norma ci si negativizza ormai nel giro di sette giorni, se non meno in alcuni casi.
I tempi d’incubazione di Omicron 5
I tempi d’incubazione si sono molto accorciati con Omicron 5 rispetto alla variante Delta e al virus originale. Ormai bastano tra i due e i tre giorni dal contatto con il positivo per avere i primi sintomi. Non mancano, comunque, casi d’incubazione con tempi più lunghi, addirittura fino alle due settimane. Nella prima fase di contagio però i tamponi sono ritenuti meno affidabili e da qui nasce un grosso problema, per cui gli esperti consigliano di ripetere i test dopo un paio di giorni.
L’anomalia di Omicron 5: attenti a sintomi e tamponi
Proprio quello dei tamponi è un problema non di poco conto, perché può capitare che anche avendo i sintomi si rischia di essere negativi, per poi scoprire di essere invece positivi quando stanno scomparendo. Un grosso problema soprattutto per la diffusione del virus, perché così c’è il rischio di avere un tampone negativo (con sintomi) e non rispettare l’isolamento, potendo così infettare altre persone, anche quelle più fragili.
I casi di test negativo all’inizio dei sintomi sono ormai sempre più diffusi con Omicron 5. Questo rende ancor più complicato il tracciamento e il tentativo di isolare chi è positivo, che in questi casi può non sapere di esserlo, magari pensando che i sintomi siano legati a tutt’altro, soprattutto quando sono lievi.
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