Dopo l’accordo tra Putin e Lukashenko in Bielorussia stanno iniziando ad arrivare dalla Russia le prime armi tattiche nucleari: quanto è alto il rischio di una guerra nucleare?
Le notizie che arrivano dalla Bielorussia ci stanno avvicinando a una guerra nucleare? Come ormai avviene tristemente da quindici mesi a questa parte, si tratta di una domanda senza una risposta certa anche se la strategia della Russia ormai sembrerebbe essere sostanzialmente chiara.
Lo scorso inverno il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo di Minsk Alexander Lukashenko hanno firmato una intesa che prevede la possibilità di trasferire delle armi tattiche nucleari dai depositi di Mosca a quelli bielorussi, non molti distanti così dalla Polonia.
Un accordo che subito ha messo in allarme l’Occidente visto che lo spettro di una guerra nucleare è il classico convitato di pietra ogni volta che si parla di Ucraina; dopo aver temporeggiato per alcuni mesi, adesso però la Russia sembrerebbe voler far sul serio.
“Il presidente russo Vladimir Putin - ha dichiarato Lukashenko all’agenzia russa Tass - mi ha informato che oggi ha firmato un decreto sulle nostre azioni per custodire armi nucleari in Bielorussia. Ha parlato di un particolare documento. È stata presa una decisione per implementare quanto detto verbalmente. Serviva di preparare i siti. Lo abbiamo fatto ed è per questo che lo sforzo di trasferire le munizioni nucleari è cominciato”.
Ancora non è stato chiarito se queste armi siano già arrivate in Bielorussia, Lukashenko è stato più vago a riguardo “forse, andrò e vedrò”, ma di certo dopo l’annuncio del presidente bielorusso i timori di una guerra nucleare nel cuore dell’Europa sembrerebbero essere più concreti.
Siamo più vicini a una guerra nucleare?
Per capire quanto sia reale il pericolo di una guerra nucleare, bisogna fare chiarezza sull’arsenale atomico a disposizione della Russia e quale siano i veri obiettivi di Vladimir Putin in questa “operazione speciale” da lui voluta.
Stando alla Federation of American Scientists, al momento la Russia avrebbe a sua disposizione complessivamente quasi 6.000 armi nucleari. Di queste, circa 1.500 sarebbero pronte all’uso mentre altrettante invece sarebbero inutilizzabili in quanto troppo datate.
Il grosso dell’arsenale atomico russo è composto dalle armi nucleari strategiche, ovvero quelle con un più alto impatto distruttivo che hanno solo una funzione deterrente a meno che non si voglia arrivare alla fine del genere umano.
La Russia però ha a disposizione anche un buon numero di armi nucleari tattiche, che invece sono state progettate per essere utilizzate in guerra visto che hanno un minor potere distruttivo rispetto alle strategiche.
Si tratta di ordigni di piccole dimensioni, che oltre tramite gli aerei possono essere utilizzati senza troppe difficoltà anche dalle truppe direttamente sul campo di battaglia. Di recente l’esercito russo ha compiuto diverse esercitazioni riguardanti l’utilizzo di queste armi.
In totale la Russia avrebbe nei suoi arsenali circa 2.000 armi nucleari tattiche con una potenza che va dal minimo di 1 a un massimo di 10 chilotoni. Giusto per farsi una idea, la bomba H sganciata dagli americani su Hiroshima aveva una potenza di 13 chilotoni, mentre le armi nucleari strategiche possono essere anche dieci volte più distruttive.
Queste armi così potrebbero essere utilizzate per distruggere una colonna di tank (5 chilotoni) oppure per colpire la fanteria (1 chilotone) o specifici centri di comando. L’effetto più devastante però sarebbe quello psicologico, visto che il conflitto diventerebbe una guerra nucleare a tutti gli effetti.
Al momento però la Russia avrebbe tutto da perdere nello scatenare una guerra nucleare: a Putin infatti potrebbe bastare respingere l’imminente controffensiva ucraina per poi puntare a un cessate il fuoco con condizioni favorevoli per Mosca.
L’utilizzo delle armi tattiche nucleari di conseguenza sarebbe soltanto una extrema ratio in caso di una disfatta sul campo di battaglia, con la mossa del trasferimento in Bielorussia che può essere letta come una risposta alla fornitura degli F-16 da parte dell’Occidente all’Ucraina: una sorta di evoluzione della Guerra Fredda che però da quindici mesi sta andando in scena mentre in Ucraina si sta sparando - e morendo - per davvero.
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